Basta guerre: la grande festa di sedicimila giovani a Bergamo

“Basta guerre, facciamo la pace!”: è il messaggio del sesto appuntamento di Giovani per la pace organizzato dal Sermig che ha fatto tappa a Bergamo. Nella giornata di sabato più di sedicimila giovani sono accorsi in piazza Vittorio Veneto per ascoltare testimonianze di pace e farsi portatori di essa. La loro presenza è segno di un cambiamento che sta coinvolgendo sempre di più le nuove generazioni: la consapevolezza che è necessario dire basta alla guerra.
All’evento è intervenuto anche il vescovo Francesco Beschi. Dopo aver sottolineato come tutti possano essere dei portatori di pace, ha lanciato una riflessione partendo con una domanda “Che prezzo date alla pace?”. Cosa si è disposti a fare affinché tutti possano vivere in pace? Cosa si è disposti a donare di sé stessi per un obiettivo così nobile e faticoso? È un pensiero inevitabile che ha toccato molto i presenti.


I giovani in piazza hanno potuto cantare e ballare in una festa a ritmo di gioia tra le bandiere della pace. Hanno potuto riflettere con la storia che gli era stata affidata. A ciascun partecipante è stata donata una storia scritta su un cartoncino colorato. I racconti provenivano da ogni parte del mondo e parlavano di sofferenze, dolori e speranze della vita di tutti i giorni. Storie di normalità se non fosse per la guerra sullo sfondo, le ingiustizie subite dai protagonisti e il continuo accumularsi di ostacoli lungo il loro percorso.

Alla riflessione è seguito l’ascolto. I giovani si sono nutriti di parole toccanti e portartici di pace in un silenzio rispettoso. Si sono lasciate interrogare dalle lacrime di un commosso Franco Leoni, ultimo sopravvissuto della strage di Marzabotto. L’uomo ha spiegato il suo desiderio di raccontare ai giovani la sua storia perché non nessuno dimentichi quanto successo e ciò possa rimanere nella memoria di tutti. “I giovani mi sembrano essere pronti per questo compito” ha sottolineato il signor Leoni dopo la lettura della poesia dedicata alla madre.

Vedere una piazza colma di giovani pronta a mettersi in gioco per la pace è incredibile. Desta stupore in tutti, persino nei partecipanti. L’evento assume ancor più fascino se si pensa come tutto ciò sia iniziato. “Quando io e mia moglie abbiamo iniziato questo percorso pensavano di dedicare due ore al giorno al volontariato – ha raccontato Ernesto Olivero, fondatore del Sermig -. Non avremmo mai immaginato di arrivare a dedicarci ventiquattrore al giorno, a dedicarci la vita”. Nel corso della sua storia il Sermig ha aiutato moltissime persone a uscire da momenti di difficoltà.

Nessuno è mai stato visto come un numero, ma sempre come una vita. Dietro a ogni aiuto vi è l’intento di donare una nuova vita alle persone aiutate e di farli diventare uomini e donne. “Amici – ha proseguito Olivero – fate in modo che Dio, quando parla con voi, non vi trovi occupati altrove. Spero che oggi ognuno di noi torni a casa come un uomo nuovo. Uomini e donne capaci di dire no alle guerre perché uccidono. Seminate la pace, diventati guerrieri di pace. Da oggi aggiungerò tutti voi alla cerchia dei miei amici perché vi vogliono bene”.

 

 

Foto e video di Gian Vittorio Frau