Balà, Ballare: dodici mazurke fanno i tuoi passi leggeri. Leggeri come i versi d’amore

Che lüs di öcc nel fäss carna l’amur! È il primo verso di una bella poesia di Franco Loi che offre uno sguardo di intensa leggerezza con cui l’amore si racconta, pubblicata  in Amur del temp (Crocetti Editore 1999). Non lo ricordavo e l’ho ritrovato stasera quasi per caso aprendo il libro. Mi ha connesso e fatto venire il desiderio di proporre questa settimana due piccole poesie d’amore delle poche che ho scritto, pubblicate in Dialèt, de nòcc, d’amùr (Cofine 2008) e, riprese in Us de ruch(LietoColle 2010)

Della poesia Balà Franco dice: … certo, a volte quest’asprezza bergamasca è anche magistralmente idonea a far sentire al lettore le difficoltà del vivere e le vicende della natura, ma in altri casi dà una scorza tanto più espressiva alla tenerezza e alla delicatezza,(…) splendido esempio è la ballata che sembra seguire le volute della mazurka. “Dùdes mazurke…

Per me, subito dopo Balà c’è (la) Sömèlga d’amùr. È un subito dopo senza tempo.

Che lüs di öcc nel fäss carna l’amur!

Nel mio dialetto la parola amore (amùr) si usa, adesso, ma è una parola addomesticata; per fedeltà a cui non mi sento vincolato, si dovrebbe dire ülìs bé. Il desiderio di raccontare le scoperte della vita, con una poesia della realtà, che è suono e parole della mia lingua prima, di comunità e giocoforza civile, sbatte sui parapetti delle costruzioni che il mio ravanare linguistico e culturale si è costruito nel tempo. Ho cominciato tanti anni fa a scrivere in dialetto volendo far poesia, per trovarmi adesso a pensare di scrivere poesie facendole in lingua prima. Non è poco. Le cose da dire si ri-cercano, si ri-pesano, le parole da scrivere si ascoltano, si ri-sentono. Quando cosa e parola trovano il loro nodoso stare insieme, stanno a galla spugnose sulla riga del foglio e ülìs bé è espressione che sconfina, davvero cosmica.

La condizione di poesia che vivo, oggi, dalla radice poetica del ruch e delle sue us come topos, si è messa a caalìna su più incerti crinali che della vita portano vento che sgargia (rovista) tra ’l füriùs e ‘l cüriùs a daga ’l nòm a i plòch a i ’nsègn, ai filù de la schéna, ai müs e i vìs, nella scoperta dello sguardo nuovo e del dolore, del vülis bé dell’adesso che siamo.

Ogni parola, ogni verso ha un suo peso specifico che lo pone al centro della pagina. Scrivere nella lingua prima “porta carrico” direbbe Mimì a Montalbano, a rispetto del valore e della consistenza delle “più appesantite parole” che lei rappresenta per me. Un verso al centro che è il risucchio di una riga.

È anche una questione di spazio tra le parole, come dice Ivo Lizzola; il lento sonoro definirsi di un paesaggio di significati tra parole sufficientemente distanti tra loro che si danno posto e si inchiodano a scandire ri-conoscimenti di suono e di tempo della parola stessa che si dice. Il suono evoca, il ritmo racconta una storia di poche e ben potate parole. Mi piace desiderarlo così lo stilema della poesia che scrivo.

Le parole della realtà sono, per virtù e per condizione,  il valore aggiunto, in una poesia del racconto (Loi), ma anche energia buona alla poesia del confronto con la lingua della poesia contemporanea (Marelli). Sono parole che ridette cercano una storia, una storia insieme.

PER SENTIRE:

BALÀ

Dùdes mazurche
i fà
i tò pass ligér,
compàgn di mis
a ü a ü
tó ma slàrghet
i sentér.
 
Ol tò vestidì
sfarfula,
i mà
i è fórte,
ma i öcc, chèi,
i ó vés-cc,
caége svèlte
’n di pensér !

BALLARE

Dodici mazurke
fanno
i tuoi passi leggeri,
come i mesi
ad uno ad uno
tu mi allarghi
i sentieri.

Il tuo vestitino
sfarfalla,
le mani
sono forti,
ma gli occhi, quelli,
li ho visti,
caviglie svelte
nei pensieri !

 

SÖMÈLGA D’AMÙR

Ólt ol cél a la manéra blö.
 
La facia, chèla,
ligéra de stròlega la sberlüs,
ligéra.
 
E la sberlögia ?
Él ö ventài ?
Él ö fermài ?
Él ö pendài ?
 
Sói putacaso ol bersài ?
 
Ólt ol cél a la manéra blö.

FULMINE D’AMORE

Alto il cielo in modo blu.

Il viso, quello,
leggero di zingara risplende,
leggero.

E lo sguardo ?
E’ un ventaglio ?
E’ un fermaglio ?
E’ un pendaglio ?

Sono per caso il bersaglio ?

Alto il cielo in modo blu.