Salvini, il rosario, il cuore immacolato di Maria

Salvini insiste. Aveva giurato, il 25 febbraio scorso, in piazza Duomo a Milano, sul Vangelo e su un rosario. Venerdì 18 maggio scorso, sempre in Piazza Duomo, nella manifestazione della destra in vista delle elezioni europee, ha mostrato alla folla ancora un rosario e ha affermato “Io personalmente affido l’Italia, la mia e la vostra vita al cuore immacolato di Maria che son sicuro ci porterà alla vittoria”.

Il rosario e i voti alle elezioni, “Ero straniero e non mi avete accolto”

Non sorprende che Salvini ricorra a simboli religiosi per rassicurare i suoi elettori e per convincere quelli che non sono sicuri di votarlo. È come dire: “guardate come sono buono: parlo di vangelo e di rosari. Che cosa volete di più?”. Il Truce (così lo hanno bollato i giornali) diventa mite e il lupo fa l’agnello.

Non sorprende. Non sorprende neppure che Salvini non si impegni a scavare in quei simboli. Perché nel vangelo, un tale Gesù di Nazaret dice: “Ero straniero e non mi avete accolto” e afferma perentoriamente che chi non accoglie lo straniero è maledetto e finirà “nel fuoco eterno” (Vangelo di Matteo, capitolo 25).

E, a proposito del cuore immacolato di Maria, Salvini non si preoccupa di quel cuore e della donna cui quel cuore appartiene ma dice, soltanto, che il cuore immacolato di Maria porterà alla vittoria lui e i suoi sodali. Curioso. Dunque il cuore immacolato di Maria è soprattutto utile, perché fa vincere. E, se per caso non facesse vincere? E come si spiega che quel cuore stia soltanto dalla parte di chi vince e non dalla parte di chi perde?

Salvini, l’uomo in croce e i 47 immigrati al largo di Lampedusa

Se Salvini permette vorrei anche allargare il discorso, come si usa dire. Maria, quella del cuore immacolato, quella che sta dalla parte di Salvini, è anche madre di quel tale Gesù di cui si parlava sopra. Quel tale Gesù muore in croce, condannato come un delinquente dai potenti del suo tempo.

Ora, mentre Salvini si affidava al cuore immacolato di Maria, madre di quel condannato a morte, 47 immigrati, “persone senza un porto sicuro, i cui diritti sono negati”, erano bloccati su una nave al largo di Lampedusa, perché lui, il lupo che faceva l’agnello, aveva deciso così.

Ora, se è permesso semplificare le cose come fa Salvini, vorrei fare una domanda semplice semplice: da che parte sta il condannato del Golgota: dalla parte di Salvini, o dalla parte del 47 disperati che sono bloccati sulla nave? Dalla parte dell’onnipotente ministro dell’interno che gira i cieli d’Italia sulle “Ferrari del cielo”, o sui poveracci che sono fermi davanti a un porto di una terra non loro?