Da Borgo Santa Caterina alla Valle Imagna: santuari delle Apparizioni in Bergamasca

La devozione del mese di maggio è una delle più radicate nel cuore dei cristiani. E ogni santuario può raccontare una storia di tradizioni o di Apparizioni, talvolta documentate, altre volte accettate dietro la spinta della devozione popolare. Sono sorti per motivi devozionali, ma soprattutto dopo un evento ritenuto prodigioso per guarigioni, o scampati pericoli da guerre, pestilenze, drammi familiari, flagelli per i campi, incidenti agricoli o nei mezzi di trasporto. Quello dell’Addolorata di Borgo Santa Caterina è diventato il santuario della città. La sua storia si basa su un evento cosmico avvenuto a mezzogiorno del 18 agosto 1602, quando una stella  apparsa nel cielo emanò tre raggi luminosi su un affresco deteriorato raffigurante l’Addolorata, posto su una casa, che venne reintegrato come fosse appena dipinto. La primitiva chiesa venne abbattuta verso la fine del 1800 per la costruzione dell’attuale santuario, consacrato il 15 agosto 1903, dove l’affresco venne collocato sull’altare maggiore. Al santuario è molto legato anche il paese di Pedrengo per un voto dopo la cessazione di una pestilenza.
Il santuario della Madonna dei Campi di Stezzano è un polo di attrazione pressoché in ogni giorno dell’anno. La sua storia affonda le radici in due eventi prodigiosi. Nel luogo dove sorge il santuario, sorgeva una cappelletta con una immagine mariana. Nel 1200 al suo interno una donna vide una luce misteriosa e Maria con il Bimbo. La popolazione costruì una chiesa, dove venne collocata l’immagine mariana. Il secondo evento risale all’anno 1586, avvenuto in due momenti. Il primo fra maggio e novembre: dal pilastro su cui è posta l’immagine sgorgò acqua copiosa, ritenuta miracolosa per le grazie ricevute. Il secondo avvenne il 12 luglio: dalla finestra della chiesa, due contadinelle videro una Signora vestita in abito scuro. Nella mano sinistra reggeva un libro, mentre la destra indicava il Cielo. Come nella precedente Apparizione, Maria rimase in silenzio. Sulla prima chiesa sorse poi l’attuale santuario.
In Valle Imagna, a Cepino, sorge il santuario della Madonna della Cornabusa, ricavato da una grotta, in cui nel 1300, una anziana, che vi si era rifugiata per sfuggire alle violenze tra guelfi e ghibellini, lasciò una statuetta dell’Addolorata. Pochi anni dopo, una pastorella sordomuta di Bedulita guarì dopo averla rinvenuta nella grotta. La statuetta era ambita dagli abitanti di Cepino e di Bedulita e ogni notte la trafugavano per portarla nella propria chiesa. Misteriosamente, però, il giorno seguente era rintracciata nella grotta. Si decise di riportarla a valle in processione. Ma appena iniziato il corteo, il volto di Maria si voltò verso la grotta. La popolazione lo interpretò come segno della volontà di Maria di rimanervi per sempre.
A Desenzano al Serio, frazione di Albino, sorge un altro santuario molto famoso, quello della Madonna della Gamba, costruito dopo il 9 ottobre 1440 quando Maria apparve a una ragazzina, di nome Venturina, che aveva la gamba gravemente piagata e attaccata al resto del corpo soltanto da alcuni nervi. All’improvviso vide una misteriosa Signora che le confidò di provare pena per la sua l’infermità e con un panno di lino cosparso di terra e saliva coprì la piaga, guarendo la ragazzina.
Miseria e fame sono al centro della storia del santuario della Basella a Urgnano. L’8 aprile 1356 Maria, che teneva nella mano il Bambino Gesù, apparve a una ragazzina piangente alla vista dei campi devastati da una forte brina, che avrebbe compromesso il raccolto. Maria la rincuorò, invitandola a tornare nove giorni dopo, quando si manifestò come la Madre di Dio apparsa per consolare gli uomini, invitando la comunità a scavare in quel luogo, perché c’erano i ruderi di un’antica chiesa. E su quei ruderi rinvenuti venne costruito il santuario.
In numerosi santuari bergamaschi sono conservati gli ex voto, segno perenne di ringraziamento, perché negli «accidenti della vita» una guarigione o scampati pericoli in campi e su strada non potevano rimanere storia personale, ma diventare storia collettiva. E gli ex voto — oltre che essere protetti dalle Belle Arti — sono diventati una fonte di ricerche storiche religioso-sociali e anche uno specchio delle trasformazioni della società italiana.