Giovani in campo alle elezioni: il coraggio di mettere in gioco esperienze, storie e valori

La politica non favorisce l’accesso e la partecipazione giovanile o semplicemente le nuove generazioni non sono toccate dalle questioni di pubblico interesse? Un dibattito che nell’ultimo decennio ha spesso portato a conclusioni affrettate e generalizzate. Se da una parte l’assenza di ricambio generazionale rimane uno dei dati più allarmanti per l’Italia, di contro sono comunque tanti i ragazzi e le ragazze pronti a rimboccarsi le maniche e spendersi in prima persona all’interno delle rispettive comunità. A Bergamo, per esempio, città che il prossimo 26 maggio andrà alle urne per le elezioni comunali ed europee, figurano nelle varie liste in corsa parecchi nomi di giovani tra i 20 e i 35 anni. Ecco allora, a seguire, le storie, i sogni e le motivazioni dietro l’impegno sociale e politico di alcuni di loro.

Chiara Del Monte, 22 (Uniti per Gorle)

Determinata ed entusiasta, Chiara Del Monte, studentessa in Filologia Moderna, ha risposto positivamente all’invito a candidarsi per il consiglio comunale di Gorle. «Mi sono messa in gioco – spiega la ventiduenne – perché credo fortemente che, a qualsiasi livello, non può esserci cura senza partecipazione, in modo tale da spingere la propria realtà verso un futuro più responsabile e condiviso». Un impegno che riguarda tutti. Anche i giovani, a volte troppo distanti e malinformati rispetto alle questioni di pubblico interesse. «Partecipare in prima persona è l’unico modo per riconciliare e riconciliarci con quella politica che sta allontanando i giovani, ma non solo. È riscoprire l’impegno per il bene comune nella sua forma più genuina, che è diritto e dovere di avere cura della realtà in cui si vive». Nasce da questi spunti l’idea della candidatura in Chiara, da sempre molto attiva a Gorle. «Avere frequentato l’oratorio fin da piccola, essere educatrice degli adolescenti e parte dell’UPEE (Ufficio Pastorale per l’Età Evolutiva) mi ha permesso, nel corso degli anni, di nutrirmi di valori in grado di determinare uno stile di pensiero ma anche d’azione. “Scegliere bene il bene”, alla luce della fede e di un’umanità autentica, è il titolo del percorso che ho fatto con i miei ragazzi di quarta superiore quest’anno. Ecco, se i cittadini decideranno di darmi fiducia spero di riuscire a testimoniare, nelle scelte e nelle proposte, tutto quello in cui credo e che per anni ha formato quello che sono diventata. Gorle è una realtà relativamente piccola: non contano i partiti ma le persone e per un paese è fondamentale avere fiducia in determinati sguardi».

Luca Nosari, 30 (Bergamo Ideale)

«Stare dietro le quinte e criticare quello che fanno gli altri è facile. Bisogna invece avere il coraggio di salire sul palcoscenico, prendersi delle responsabilità e anche saper ricevere gli ortaggi in faccia se te li tirano». Non usa mezzi termini, nel raccontare il senso del suo impegno politico, il classe ’88 Luca Nosari, candidato al consiglio comunale per Bergamo Ideale – Stucchi Sindaco. Maniche ben rimboccate e tanta voglia di fare, in campagna elettorale come nella vita di tutti i giorni da professore di diritto alle superiori. «Fin da piccolo, ai tempi dell’oratorio, ho imparato la bellezza di mettersi al servizio degli altri e di ragionare nell’ottica di una comunità. Da ragazzo facevo l’animatore al Cre. Da dieci anni, invece, alleno a calcio i bambini dell’oratorio dell’Immacolata a puro titolo di volontariato, inteso come il mettersi a disposizione degli altri senza chiedere nulla in cambio». Anche a partire da questi valori cristiani e oratoriali, l’idea di candidarsi in una lista civica per provare a restituire, con tanta voglia di fare, qualcosa di buono alla collettività. «La politica, fin dall’antichità, ha sempre avuto una forte componente comunitaria: il sostantivo stesso, derivante dal greco, indica infatti questioni di interesse pubblico e nella sfera di competenza della città, la pólis appunto. Ecco, se ho deciso di candidarmi in una lista civica è proprio perché credo in questo tipo di politica, fatta a misura dei cittadini. Ciò che conta sono i loro bisogni e richieste, a prescindere dalle ideologie o dalle divisioni partitiche che invece hanno molto più senso e peso su un panorama nazionale più vasto».

Mirko Maggioni, 27 (+Europa)

«Mi candido per una Bergamo aperta, dinamica, pronta a sfidare il futuro e le sue complessità. Una città che non si arrocchi all’interno delle proprie bellissime Mura ma che sappia cogliere opportunità nelle diversità e nel progresso. Una Bergamo davvero Europea!». Parola di Mirko Maggioni, avvocato ventisettenne laureatosi all’Università di Bergamo, dove è anche stato rappresentante degli studenti per un biennio accademico. Ed è proprio l’ateneo cittadino uno dei temi che stanno più a cuore al candidato di +Europa. «Credo fortemente nella rilevanza strategica che occupa e occuperà negli anni l’Università, anche al fine di contrastare l’inesorabile invecchiamento demografico della città. A tale proposito sarà necessario un vero cambio di passo che trasformi Bergamo in una città universitaria, sviluppando una mobilità sostenibile e razionale, valorizzando le inclinazioni artistico-culturali più affini alle nuove generazioni». Questo perché, nell’ottica di Mirko, la politica deve essere impegno comune: rivolta e attenta a tutti, in un contesto di partecipazione attiva. «Ciascuno di noi è chiamato, coerentemente alle proprie competenze e risorse, a dare un contributo, anche se piccolo, verso gli altri e la collettività. Se si vuole davvero migliorare la società, l’ambiente e tutto ciò che ci sta intorno, l’unica possibilità è quella di rimboccarsi le maniche e assumersi delle responsabilità». Fondamentale in tal senso l’esperienza di educatore e volontario in oratorio a Lallio, suo paese d’origine. «Lì ho imparato l’ascolto, l’inclusione delle persone, la responsabilità verso gli altri e la valorizzazione delle qualità dei singoli per un obiettivo condiviso: tutti elementi determinanti nel definire il mio approccio verso la politica».

Alessandro De Bernardis, 26 (PD)

Laureando in Medicina e Chirurgia, il ventiseienne Alessandro De Bernardis sostiene con convinzione la necessità di una Bergamo aperta e attenta alle istanze dei suoi giovani cittadini. «Ritengo che i ragazzi possano e forse debbano avere una propria rappresentanza in Comune, perché solo una realtà che investe sulle nuove generazioni sta costruendo davvero un futuro. È essenziale che sempre più giovani decidano di rimanere a Bergamo ed è necessario che la città sia pronta a raccoglierne le istanze». In quest’ottica, il candidato al consiglio comunale vede del positivo anche nel tanto bistrattato rapporto tra le nuove generazioni e la politica. «Ho avuto la fortuna di incontrare molti giovani desiderosi di impegnarsi per la collettività. Sono stato il coordinatore del gruppo Giovani Democratici Bergamo, che nei mesi scorsi ha cercato di evidenziare le esigenze dei ragazzi nella maniera più costruttiva possibile: stilando un programma elettorale per i loro coetanei. Inoltre, ho conosciuto altri giovani che, in seguito ad una lettera del Sindaco, hanno deciso di mettersi in gioco e girare i diversi quartieri per comprendere da vicino le varie realtà cittadine». Positività e tanta voglia di fare che hanno contraddistinto Alessandro, in linea con la sua educazione cristiana, fin dai tempi dell’oratorio a Santa Lucia. «Il senso di restituzione e di interesse nei confronti del prossimo, l’impegno e la fatica che ho imparato a mettere in campo da animatore, l’attenzione verso i bisogni della comunità e soprattutto delle sue persone più fragili, la centralità dei più giovani come forza propulsiva del futuro sono senza dubbio elementi fondamentali del mio impegno, tutti scoperti nei bellissimi anni in oratorio».

Giovanni Berera, 34 (Patto per Bergamo)

Giovanni Berera è uno storico dell’arte intenzionato a scorgere del bello nella realtà in cui vive. «Mi sono candidato in Patto per Bergamo – spiega il trentaquattrenne – per promuovere un nuovo senso civico, sostenuto dalla passione per Bergamo e dalla responsabilità della cura dei legami sociali e della tutela del patrimonio culturale. Metto la mia competenza professionale al servizio della città, convinto che il fine di ogni azione culturale sia la produzione e la redistribuzione di conoscenza, la costruzione dell’uguaglianza e lo sviluppo della persona». Attivo fin da adolescente nella parrocchia di Longuelo, Giovanni configura la sua candidatura come frutto della risposta ad un appello alla responsabilità che i credenti devono assumere al servizio della società. «Il contributo dei cristiani è quello di stare nel mondo e amarlo. Ciò che ho imparato sul mettersi a servizio degli altri, in primis dei più fragili e piccoli, deriva dalla mia esperienza in parrocchia: al Cre, a catechismo o nei pomeriggi in oratorio qualcuno si è sempre occupato di me e, allo stesso modo, mi è stato poi chiesto di fare altrettanto, rivolgendo e restituendo questa cura ad altri». Inoltre, dallo scorso marzo Giovanni è membro della neonata CET1 (Comunità Ecclesiale Territoriale di Bergamo), primo passo di un rinnovamento che ridisegnerà la presenza delle comunità cristiane nel tessuto cittadino perché siano sempre più a servizio dell’edificazione di una città di tutti e per tutti. «È un progetto che mi appassiona e ha molte assonanze con la mia candidatura in consiglio comunale. In entrambi questi contesti ritengo di poter dare il mio personale contributo nella convinzione che la cultura sia il terreno privilegiato su cui le pur diverse visioni della vita possono incontrarsi e scambiarsi reciproche ricchezze».