Maria, una donna trasgressiva che insegna alla Chiesa il gioco di squadra

“Uno squarcio di luce nel cielo”, una donna la cui “autorità” deriva dalla capacità di fare scelte coraggiose e controcorrente, foriere di “una profezia sempre valida” che ha il suo simbolo più eloquente nel Magnificat: “il testo letterario più bello del mondo, insieme alle Beatitudini”, dove la Madre di Gesù anticipa e ricapitola il sogno di Dio. La biblista Rosanna Virgili descrive così la figura di Maria, nel mese tradizionalmente a lei dedicato. E ammonisce: “La questione della donna è decisiva nella Chiesa, che ha estremamente bisogno dell’apporto femminile. Il mese mariano può essere l’occasione per una rilettura in chiave più contemporanea, e non dolciastra e melensa, della figura di Maria. Non c’è futuro nella Chiesa se alle donne non si riconoscono, semplicemente, i servizi che svolgono. In un tempo come il nostro, in cui il clericalismo sta risorgendo, la Chiesa è spacciata, se invece di progredire torna indietro sulla questione femminile”.

La devozione mariana accompagna il pontificato di Francesco fin dal suo esordio. Cosa significa per il Papa, e per la Chiesa, il mese mariano che tradizionalmente celebriamo a maggio?
Fin all’inizio Papa Francesco ci ha rivelato la sua speciale devozione alla Madonna dei nodi. Credo sia stato un messaggio che si è radicato fortemente presso i cattolici. Ognuno ha un aspetto della Madonna, o un Santuario, un “particolare” a cui si affida: la devozione mariana è molto diffusa, anche in Europa, e questo è molto bello. Chi è Maria? È quella persona che, dentro il nostro pantheon religioso dove trovano posto Gesù e il Padre, interviene nei momenti dei nodi difficili che a volte ci stringono nella vita. La Madonna che scioglie i nodi, tanto cara a Bergoglio, è una metafora di tutto questo. L’altro aspetto tipico del pontificato del Papa argentino è l’accento così forte che pone sulla maternità della Chiesa: la Chiesa come madre, la cui grandissima icona è la Madre di Gesù. Si tratta di un aspetto che connota profondamente l’attuale pontificato: il rapporto con Maria come madre e il desiderio di proporre la maternità come cifra stessa della Chiesa. Già i Padri della Chiesa, quasi due millenni fa, avevano fatto questo accostamento, ma Francesco ha avuto il merito di riportarlo alla ribalta.

“La Chiesa è madre, Maria è più importante degli apostoli”, ripete il Papa, che a più riprese ha auspicato una maggiore presenza delle donne nella Chiesa, “là dove si prendono le decisioni”, come si legge nell’Evangelii gaudium.
È un nodo che spero che la Madonna possa sciogliere. Il Papa ha detto chiaramente che l’eventuale disagio delle donne cattoliche è dovuto al fatto che, nella Chiesa, l’autorità è affidata esclusivamente ai vescovi, in quanto successori degli apostoli. La donna non ha accesso a nessun tipo di autorità: si trova a non avere i “munera” che, invece, spettano al clero. Francesco ha ragione, Maria era più importante di tutti gli apostoli: nei Vangeli è così, la Madre di Gesù ha auto un’autorità che nessun altro ha avuto, umanamente parlando. Tuttavia, a mio avviso la figura di Maria va riletta da questo punto di vista.
La tradizione cattolica, infatti, tramite la figura di Maria ha veicolato un femminile remissivo, docile, di retroguardia.
Ma la figura della Madonna va ben oltre e il suo vero “ritratto” è ancora tutto da affrontare. In questo senso, le riforme auspicate dal Papa sono davvero urgenti. La questione della donna è decisiva, nella Chiesa, che ha estremamente bisogno dell’apporto femminile. Il mese mariano può essere l’occasione per una rilettura in chiave più contemporanea, e non dolciastra e melensa, della figura di Maria.

Se dovesse tracciare un ritratto “aggiornato” della Madre di Gesù, quali pennelli userebbe?
Oltre alla verginità e alla maternità – tratti costitutivi della figura di Maria che andrebbero riletti nel 2019 tenendo conto che per tante donne molte cose sono cambiate intorno a questi due temi – tra i tanti aspetti della Madre di Gesù ce ne sono alcuni estremamente eloquenti. Innanzitutto, la scelta: Maria sceglie da sola, quando l’Angelo va da lei, e dimostra uno straordinario coraggio, in un’epoca in cui le donne non venivano neppure salutate, perché considerato soltanto mogli, madri, figlie o sorelle di un maschio.

Poi l’uscita dal privato: Maria aveva già una sua vita, era già promessa sposa, cioè come se fosse sposata. Per mettersi a servizio di un servizio più grande, ha lasciato tutto per il suo popolo e per il mondo: una lezione importante per le giovani donne di oggi, molto ripiegate su se stesse. Maria, inoltre, ha voluto vedere, “navigare” il futuro: è stata trasgressiva sulle leggi. Se a Giuseppe non fosse apparso in sogno l’Angelo, sarebbe stata rimandata al padre che l’avrebbe fatta lapidare pubblicamente perché era incinta.
Ha avuto il coraggio della trasgressione per un bene più grande: una lezione, questa, che potrebbe essere utile all’Europa, che si sta richiudendo, e anche alla Chiesa.
Quand’è, infine, che Maria dice sì all’Angelo? Quando apprende che anche sua cugina Elisabetta sta per partorire. È questa notizia che la sblocca: Maria sa che da sola non può realizzare questo grande sogno, ha bisogno della compagnia di una sorella, di un’amica. Questo dice molto a un Occidente individualista e a tanti giovani spesso soli, incapaci di relazioni. La Visitazione è la realizzazione dell’inizio del Vangelo: insieme, Maria e Elisabetta si rivelano l’una all’altra. Tramite il suo rapporto con lei e con le altre donne, Maria indica che c’è una comunità: insegna alla Chiesa l’importanza di un lavoro di squadra. La Chiesa, invece, fa fatica a lavorare insieme: basti pensare alla frattura tra maschi e femmine, giovani e vecchi, laici e chierici.