Enzo Romeo: “I venti del sovranismo stanno lacerando l’Europa”

Enzo Romeo, vaticanista del Tg2, ha scritto il volume “Salvare l’Europa” (AVE Editore 2019, Collana “Minima”, pp. 190, 12 euro), nel quale il giornalista e saggista rivela “Il segreto delle dodici stelle”, come recita il sottotitolo del testo.
Sul vessillo della bandiera europea che sventola sugli edifici pubblici, a cominciare dal Torrino del Quirinale, si notano, sullo sfondo blu del cielo, dodici stelle che formano un cerchio in segno di unione. Oggi però quell’unione è messa a dura prova dai venti del sovranismo populista che soffiano in alcuni Paesi europei, compresa l’Italia. L’autore, in queste pagine, dimostra che la bandiera blu contiene in sé un simbolo importante, ripercorrendo la storia di quel “segreto” che si nasconde nel cerchio a dodici stelle della bandiera europea e spiegando da dove trae ispirazione.
Il volume contiene i discorsi degli ultimi pontefici: Pio XII, Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Papa Francesco, del Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella e del Cardinale Gualtiero Bassetti, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, per chiarire al lettore i vantaggi del cammino unitario dei popoli d’Europa.
“Nel contesto attuale, in cui prevalgono nuove spinte centrifughe e la tentazione di erigere nuove cortine, non si perda in Europa la consapevolezza dei benefici – primo fra tutti la pace – apportati dal cammino di amicizia e avvicinamento tra i popoli intrapreso nel secondo dopoguerra”. Papa Francesco (dal discorso al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, 7 gennaio 2019).
Abbiamo intervistato Enzo Romeo, nato a Siderno nel 1959, che si occupa da sempre del mondo della fede e del panorama internazionale.
La mitologia greca e romana racconta che la denominazione Europa data alle terre poste a nord del Mediterraneo viene dalla Terra Santa. Chi era “la ragazza di Sidone”, descritta nel primo capitolo del volume?
«È Europa, la bellissima ragazza di cui parla la mitologia greca e romana, da Esiodo a Omero, da Erodoto a Ovidio. Principessa di Sidone, città cara alla Bibbia, è rapita da Giove che la conduce a Cipro. Europa rappresenta l’incontro tra le culture giudaica e greca, le radici su cui crescerà l’albero europeo. Ed è, appunto, una ragazza: l’Europa giovane e bella che vorremmo, non quella che vediamo oggi, l’“Europa nonna”, per usare un’espressione di papa Francesco».
È vero che la bandiera col cerchio stellato si ispira ai simboli dell’Immacolata Concezione e a quella medaglia miracolosa ispirata alle visioni di Rue du Bac avvenute nel 1830 a Parigi?
«Sì, è vero. Il capo ufficio stampa del Consiglio d’Europa, il belga Paul Levi e il suo collaboratore, il disegnatore di Strasburgo Arsène Heitz, erano devoti della Madonna, che nelle apparizioni parigine chiese alla suora Caterina Labouré di far coniare una medaglia col cerchio delle dodici stelle. Pensarono di trasferire quel simbolo nella bandiera azzurra, il colore del manto di Maria».
La bandiera venne adottata l’8 dicembre 1955, giorno nel quale si festeggia l’Immacolata Concezione. Fu solo una coincidenza?
«Ognuno può pensare quel che vuole. Un cristiano di solito crede alla Provvidenza più che alle coincidenze. In ogni caso è bello immaginare che il nostro continente sia sotto la tutela di una potente protettrice. Tra l’altro San Giovanni Paolo II aggiunse ai titoli mariani quello di “Nostra Signora d’Europa”».
Le istituzioni comunitarie hanno introdotto l’utilizzo della bandiera nel 1986. Da quel momento la bandiera europea si è imposta come il simbolo di un progetto politico comune che unisce tutti gli europei al di là delle diversità. Oggi, nell’imminenza delle elezioni europee 2019, in un’Europa ancora senza Costituzione, che cosa rimane di quel progetto politico?
«I venti del sovranismo stanno lacerando la bandiera d’Europa. E, d’altra parte, chi difende l’Europa lo fa da posizioni elitarie, come Macron, attirandosi le proteste violente della piazza. Le istituzioni europee, svuotate del loro propellente ideale, sono percepite dalla gente come distanti e inutili: una grande e costosa macchina burocratica che pone vincoli e frena lo sviluppo, che si intromette impropriamente nella vita e negli affari dei singoli cittadini e degli Stati. Questa impressione fa dimenticare che grazie al processo unitario si è garantito all’Europa il più lungo periodo di pace della storia, che sono state riconosciute garanzie politiche e democratiche, che sono stati tutelati il diritto alla sicurezza, alla salute, all’educazione…
Le imperfezioni del sistema comunitario dovrebbero spingere non al suo affossamento, ma al superamento dei limiti attuali. Ciò sarà possibile se, oltre agli interessi particolari, si guarderà all’Europa come generatrice e custode di valori condivisi, recuperando il sogno dei padri fondatori».
Come ritrovare quella che Paolo VI chiamava “l’anima dell’Europa” e come ridare speranza al futuro, ritrovare la fiducia “per perseguire il grande ideale di un’Europa unita e in pace” (1), in un continente sempre più diviso sul problema delle migrazioni?
«Recuperando, ad esempio, i valori fondanti dell’umanesimo cristiano. Quelli in cui credevano Schuman, Adenauer, Spaak, De Gasperi e molti altri ancora. Uomini che non volevano “sventolare” la loro fede cristiana, ma essere lievito che fa crescere la pasta del servizio e della fratellanza. Per questo collaborarono a mettere in pratica un’idea di Europa profetizzata, già durante l’oppressione fascista, da figure eminenti di altre sponde politico-culturali, come Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi. Lungi da integralismi fuori luogo, il rimando ai simboli cristiani non deve, né può essere la rivendicazione di una primazia, ma l’offerta di un terreno comune. Da esso deve trarre linfa la pianta dei cui frutti tutti possono nutrirsi, a prescindere da razze, religioni, origini e provenienze».
(1) Dal discorso di Papa Francesco al Parlamento europeo di Strasburgo il 25 novembre 2014.