Papa Francesco: «Non è lecito distruggere la vita. Difenderla e servirla già dal concepimento»

Papa Francesco: udienza, “non è lecito distruggere la vita”, “difenderla e servirla già dal concepimento fino all’età avanzata”. “Non è lecito distruggere la vita, renderla oggetto di sperimentazioni o di false concezioni”. È il monito del Papa, che salutando i pellegrini polacchi, al termine dell’udienza di oggi, ha ricordato i “Cortei per la vita” che si sono svolti domenica scorsa in Polonia, “portando il messaggio che la vita è sacra perché è dono di Dio”. “Siamo chiamati a difenderla e servirla già concepimento nel grembo materno fino ad età avanzata, quando è segnata dall’infermità e dalla sofferenza”, l’appello, insieme all’esortazione a “pregare affinché sia sempre rispettata la vita umana, testimoniando così i valori evangelici specialmente nell’ambito della famiglia”. Salutando, infine, i fedeli italiani, Francesco si è rivolto tra gli altri ai sacerdoti novelli di Brescia e alla delegazione dei sacerdoti ortodossi russi, presenti in piazza. “Domani ricorre la memoria liturgia di Sant’Antonio di Padova, insigne predicatore e patrono dei poveri e dei sofferenti”, ha ricordato il Papa rivolgendosi ai giovani, agli anziani, agli ammalati e agli sposi novelli: “La sua intercessione vi aiuti a sperimentare il soccorso della misericordia divina”.

Nel dna della comunità cristiana l’unità e la libertà da se stessi

Papa Francesco: udienza, “nel Dna della comunità cristiana ci sono l’unità e la libertà da se stessi”, no ad “atteggiamenti autoreferenziali” e “mediocrità”. “Il ricompattarsi del collegio apostolico mostra come nel Dna della comunità cristiana ci siano l’unità e la libertà da sé stessi, che permettono di non temere la diversità, di non attaccarsi alle cose e ai doni e di diventare martyres, testimoni luminosi del Dio vivo e operante nella storia”. Così il Papa ha concluso l’udienza di oggi, pronunciata davanti a 15mila persone e dedicata agli Atti degli Apostoli, in cui “i dodici manifestano lo stile del Signore”. “Sono i testimoni accreditati dell’opera di salvezza di Cristo – ha commentato Francesco – e non manifestano al mondo la loro presunta perfezione ma, attraverso la grazia dell’unità, fanno emergere un Altro che ormai vive in un modo nuovo in mezzo al suo popolo: il Signore Gesù. Gli Apostoli scelgono di vivere sotto la signoria del Risorto nell’unità tra i fratelli, che diventa l’unica atmosfera possibile dell’autentico dono di sé”. “Anche noi abbiamo bisogno di riscoprire la bellezza di testimoniare il Risorto, uscendo dagli atteggiamenti autoreferenziali, rinunciando a trattenere i doni di Dio e non cedendo alla mediocrità”, l’appello del Santo Padre.

“La comunione vince sulle divisioni e sull’isolamento”

“La comunione vince sulle divisioni, sull’isolamento, sulla mentalità che assolutizza lo spazio del privato”. A garantirlo è stato il Papa, commentando così la “ricostituzione” dei dodici apostoli, dopo il suicidio di Giuda. “Se Giuda ha preferito la morte alla vita e ha seguito l’esempio degli empi la cui via è come l’oscurità e va in rovina – ha spiegato il Papa durante l’udienza di oggi,  sulla scorta degli Atti degli apostoli – gli Undici scelgono invece la vita e la benedizione, diventano responsabili nel farla fluire a loro volta nella storia, di generazione in generazione, dal popolo d’Israele alla Chiesa”. “L’evangelista Luca ci fa vedere che dinanzi all’abbandono di uno dei Dodici, che ha creato una ferita al corpo comunitario, è necessario che il suo incarico passi a un altro”, ha proseguito Francesco: “E chi potrebbe assumerlo? Pietro indica il requisito: il nuovo membro deve essere stato un discepolo di Gesù dall’inizio, cioè dal battesimo nel Giordano, fino alla fine, cioè all’ascensione al Cielo. Occorre ricostituire il gruppo dei Dodici”. “Si inaugura a questo punto la prassi del discernimento comunitario, che consiste nel vedere la realtà con gli occhi di Dio, nell’ottica dell’unità e della comunione”, ha sottolineato il Papa: “Due sono i candidati: Giuseppe Barsabba e Mattia. Allora tutta la comunità prega così: ‘Tu, Signore, che conosci il cuore di tutti, mostra quale di questi due tu hai scelto per prendere il posto … che Giuda ha abbandonato’. E, attraverso la sorte, il Signore indica Mattia, che viene associato agli Undici”. “Si ricostituisce così il corpo dei Dodici”, ha commentato Francesco, “segno che la comunione vince sulle divisioni, sull’isolamento, sulla mentalità che assolutizza lo spazio del privato, segno che la comunione è la prima testimonianza che gli Apostoli offrono”. Gesù, del resto, l’aveva detto: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri”.