Il 4 luglio prossimo il Presidente russo Vladimir Putin sarà ricevuto in udienza da Papa Francesco in Vaticano. È la terza volta che il Pontefice accoglie Putin nel Palazzo Apostolico dall’inizio del pontificato, la prima udienza si era svolta il 25 novembre 2013 e la seconda il 10 giugno 2015. Ricordiamo che la Santa Sede e la Federazione Russa post-sovietica dopo aver riallacciato le relazioni bilaterali nel 1990, hanno stretto pieni rapporti diplomatici dal 2009.
La terza udienza col capo di Stato russo giunge alla vigilia del vertice che Papa Francesco ha deciso di convocare in Vaticano, il 5 e 6 luglio prossimi, con l’arcivescovo maggiore, i membri del Sinodo permanente e i metropoliti della Chiesa greco-cattolica ucraina, per riflettere sulla “delicata e complessa situazione” in cui si trova il Paese est-europeo.
Oltre alla “questione Ucraina” saranno molti i temi al centro del colloquio tra Papa Francesco e Putin, Gianni Valente giornalista, collaboratore di “Vatican Insider”, da noi intervistato, chiarisce i probabili punti salienti dell’incontro tra l’uomo politico russo, soprannominato “Zar di ghiaccio” e il Papa argentino.
È vero che le relazioni tra Santa Sede e Russia hanno radici antiche?
«I rapporti tra la Russia e la Chiesa di Roma, e quindi anche con il Papato, con il ruolo storico dello Stato Pontificio e adesso con la Santa Sede, affondano le loro radici nei tempi lunghi della storia. Una storia complessa, per tanti versi affascinante, e che ancora oggi riverbera i suoi riflessi nel presente. Basti pensare alla teoria di Mosca come “Terza Roma”, che fin dal Medioevo identifica l’Impero russo come l’unico impero cristiano, che realizza nella storia l’idea di una compagine politica universale giustificata con argomenti religiosi e chiamata a preservare l’ortodossia della fede cristiana, dopo gli altri regni cristiani sono caduti o hanno tradito la loro missione. In effetti, risulta interessante rileggere alla luce di queste dinamiche del passato anche i rapporti tra l’attuale potere politico russo e i vari soggetti ecclesiali, compreso il Patriarcato di Mosca o la stessa Chiesa di Roma».
Dall’elezione di Bergoglio al soglio di Pietro tra Putin e Francesco vi sono state attestazioni di attenzione e stima reciproca. Ce ne vuole parlare?
«Quella in programma il 4 luglio sarà la terza visita del leader del Cremlino a Papa Francesco in Vaticano. Già questo è un dato significativo: tra i grandi leader politici, solo la cancelliera tedesca Angela Merkel è stata ricevuta da Papa Francesco più volte di Putin. Da anni, Putin è stato assunto nel pantheon di una parte dei circoli e dei soggetti impegnati a tempo pieno a denigrare l’attuale pontificato, accusandolo di connivenze col “mondialismo globalista”. E per il gioco dei contrari, tra i detrattori del leader russo, dipinto come il fomentatore di tutti i sovranisti e il sabotatore delle democrazie capitaliste occidentali, c’è anche chi dissemina nei propri j’accuse anti-Putin anche frasi e immagini tratte dalla predicazione di Papa Bergoglio. L’incontro tra i due, le loro possibili convergenze, il rispetto reciproco e una certa “armonia nascosta” che caratterizza da sempre i loro rapporti rischiano di sparigliare i fronti. E mandare fuori fase gli schemi preconfezionati e le autentiche bufale di cui si nutre la nuova barbarie delle guerre ideologiche nell’era digitale. Fin dall’inizio del pontificato di Papa Francesco, si sono ripetute tra il leader russo e l’attuale Vescovo di Roma singolari attestazioni di stima reciproca. Già nel settembre 2013, mentre sembrava imminente un intervento militare a guida Usa per abbattere il regime siriano di Assad, il Papa aveva inviato a Putin una lettera aperta indirizzata alla riunione del G20 a San Pietroburgo, per chiedere a tutti i potenti del mondo di abbandonare “ogni vana pretesa di una soluzione militare” del conflitto siriano. Già con quella mossa, il Vescovo di Roma aveva di fatto riconosciuto il ruolo non emarginabile della Russia sugli scenari globali».
A fare da sfondo all’incontro vi sono le tensioni tra Russia e Kiev e la recente separazione della Chiesa ortodossa ucraina dal Patriarcato di Mosca, uno scisma che è stato interpretato in modo ostile dagli ortodossi legati al Patriarca Kirill?
«I conflitti ecclesiali riguardanti l’Ucraina e la nascita di una Chiesa autocefala ucraina, riconosciuta dal Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, stanno lacerando i rapporti tra le Chiese ortodosse. E questo si ripercuote in maniera negativa sul dialogo teologico in corso tra le Chiese ortodosse e la Chiesa di Roma: se gli ortodossi tra loro sono divisi, si blocca anche il dialogo teologico sui temi del primato e della sinodalità che essi conducevano da anni in modo più o meno unitario con la Chiesa di Roma. Ma a parte questo, c’è da dire che papa Francesco e la Santa Sede si sono tenuti alla larga dalle lacerazioni intra-ortodosse, hanno evitato di dare il sia pur minimo segnale di “parteggiare” per una parte o per l’altra, proprio per non compromettere i rapporti fraterni con nessuno dei Patriarchi ortodossi. E questa scelta è stata esplicitamente apprezzata dai rappresentanti del Patriarcato di Mosca. E immagino sia stata apprezzata anche da Putin, il quale, durante una sua recente visita in Serbia, si era espresso sui conflitti intra-ortodossi in Ucraina usando un linguaggio da teologo, e aveva definito tutto il processo per il riconoscimento di una Chiesa ortodossa autocefala ucraina come un tentativo di “legittimare le comunità scismatiche presenti in Ucraina” e come “un disegno esclusivamente politico, secolare”, che punta a “dividere i popoli di Russia e Ucraina, gettando semi di discordia etnica e religiosa”, senza aver “nulla a che vedere con la vita spirituale”».
Mentre tra la Santa Sede e l’attuale amministrazione USA c’è una distanza abissale su come gestire la politica dei flussi migratori, non si registrano con la Russia le stesse distanze e potenziali tensioni. La questione migranti sarà uno dei temi del colloquio?
«In effetti, sulla questione dei migranti non si avverte con la Russia la stessa lontananza più volte affiorata tra la Santa Sede e l’attuale amministrazione Usa, o altri governi fautori della politica dei muri anti-flussi migratori. È noto che il Papa insiste molto su questo problema, avvertendolo come una questione che interpella le responsabilità di tutte le classi dirigenti, in tutto il mondo. Ma immagino che Putin, da parte sua, punterà a soffermarsi su questioni e argomenti che al momento appaiono per lui più congegnali. Occorre tener conto che la Russia attuale prova a presentarsi come roccaforte dei valori morali tradizionali, in contrasto con l’Occidente relativista, ad esempio sulla questione dei matrimoni omosessuali. Putin e i suoi uomini rivendicano di giocare un ruolo eminente nella protezione dei cristiani in Medio Oriente. E questo argomento viene di fatto usato anche per giustificare l’intervento militare della Russia in Siria, a sostegno di Bashar al Assad».
Durante l’incontro Putin potrebbe rivolgere al Pontefice l’invito a visitare la Russia. Ritiene che Bergoglio vorrebbe compiere un eventuale viaggio, che sarebbe storico, per ricucire i rapporti con la Chiesa ortodossa moscovita?
«Al momento, i rapporti tra Chiesa di Roma e Patriarcato di Mosca non sembrano aver bisogno di “ricuciture”. A fine aprile, anche il cardinale Angelo De Donatis, Vicario di Sua Santità per la Diocesi di Roma, ha compiuto un pellegrinaggio in Russia insieme a un folto numero di sacerdoti della Città Eterna, e tutti sono stati ricevuti anche dal Patriarca Kirill. Detto questo, ci sono ancora settori della Chiesa ortodossa russa che nutrono sentimenti visceralmente “antipapisti”, e Putin, fino ad ora, ha sempre dato l’impressone di non voler forzare la mano a nessuno su questo punto, e si è astenuto dal rivolgere inviti ufficiali ai Papi senza tener conto di cosa pensa o dice la gerarchia ortodossa russa nel suo insieme. Qualche settimana fa, il portavoce del Cremlino Dmitry Perkov ha invitato i giornalisti che lo pressavano su un possibile imminente invito a visitare la Russia rivolto al Papa da Putin a non essere “precipitosi”. Ma poi, come abbiamo già visto riguardo ai rapporti tra il Papa e l’Ortodossia russa, le sorprese sono sempre all’orizzonte. Anche l’incontro tra Papa Francesco e il Patriarca Kirill, avvenuto il 12 febbraio 2016 a Cuba, in una sala dell’aeroporto dell’Havana, era stata preparata nel massimo riserbo, senza troppi preannunci strombazzati».
(Nella foto Osservatore Romano-Sir l’udienza del 2013)