Tutte le belle storie finiscono e anche la Bella Storia del Cre sta volgendo al termine in diversi oratori. Luglio porterà via con sé tante belle esperienze che sono state delle opportunità per tutti di sperimentare il vero significato della vocazione. Una parola che sembrava così lontana si è materializzata negli oratori tramite gesti, parole e legami che sono stati il fulcro di tutti i Cre. Un po’ come Pinocchio abbiamo preso vita nascendo in questa nuova sfida, siamo cresciuti insieme, abbiamo sognato e desiderato e, infine, ci siamo messi in gioco per compiere ciò che il Cre rappresenta.
Potrebbe essere l’ultima pagina di un diario che calzerebbe a pannello a qualunque Cre. Potrebbero essere le righe conclusive di uno scrapbook in cui sono stati raccolti diversi racconti tra fotografie, disegni e frasi da non dimenticare. Sul nostro libro ci sono diverse frasi da poter scrivere per raccontare la bellezza del Cre. Qual è, però, la cosa più bella di un Cre? Forse una caccia al tesoro oppure l’inno da cantare a squarciagola o i balli con cui tutti si sono scatenati. Potrebbe essere stare in mezzo ai bambini e sentirsi bene grazie ai legami che si creano tra tutti. “Il rapporto tra animatori e bambini è stato fantastico -racconta un animatore-. Mi ha aiutato a migliorare come animatore e spero di aver lasciato qualcosa di bello ai bambini”.
“I bambini che ti apprezzano per ciò che sei” dice qualcun altro. Può sembrare banale, ma, come tanti raccontano, i bambini si legano agli animatori sin dal primo istante e l’ultimo giorno sono tristi perché l’esperienza è volata via troppo in fretta. Ogni anno si tenta di migliorare un po’ di più, si inventa un po’ di più. Ci possono essere laboratori nuovi o sfide diverse da affrontare. “Quest’anno abbiamo proposto una nuova gita -spiegano alcuni coordinatori- in cui abbiamo fatto una proposta diversa per ogni fascia d’età. Sono esperienze studiate per accompagnare i ragazzi in modo più specifico”.
I coordinatori emergono come figure fondamentali e sono dei punti di riferimento a cui è quasi impossibile rinunciare. Con loro gli animatori instaurano un rapporto di amicizia e rispetto conoscendosi meglio anche al di fuori del Cre. “Mi sono piaciute tanto le serate che i coordinatori hanno organizzato per noi animatori” racconta un’altra animatrice. “Al Cre si impara a stare insieme e a fare squadra… e chi si sente più solo?”.
“É risaputo che fare il Cre corrisponde a vivere un’esperienza in cui l’amicizia gioca un ruolo fondamentale: coltivi quelle che hai già e sicuramente ne crei di nuove con persone o che non conoscevi prima o che magari giudicavi in modo errato -racconta una coordinatrice-. Qui però in un modo o nell’altro ti trovi ad avere a che fare con tutti ed emerge un’altra cosa che non mi aspettavo di vivere al Cre: mi sono trovata a rivalutare, in positivo, persone con le quali non credevo di poter avere affinità”. La collaborazione è fondamentale in un gruppo così e qualche oratorio ha anche sperimentato la forza dell’unità pastorale per la prima volta al Cre. Tra tante belle storie e cambiamenti in atto, il tentativo, però, rimane sempre quello di allestire un’esperienza entusiasmante che sia un servizio per la comunità, i bambini, gli adolescenti.
Ogni oratorio ha le sue bellezze e abbiamo provato a chiedere ad ogni realtà perché il Cre è una bella storia. Le risposte sono da incorniciare e curare come i preziosi ricordi che sono. “Il Cre é una bella storia perché, proprio come in ogni storia, quando arrivi alla fine trovi sempre la morale che c’è dietro -racconta una coordinatrice-. Quest’esperienza si basa su dei valori che poi sono gli stessi che impari vivendolo, ovvero quelli di condivisione, collaborazione, rispetto reciproco e impegno. Fare il Cre non é solo divertirsi, ma é anche imparare qualcosa che ti arricchisce e ti accompagna per tutta la vita”.
In tutte le frasi raccolte ciò che risalta sono la gioia e i sorrisi che tutti hanno nonostante le possibili difficoltà o la stanchezza. Il gruppo emerge come fattore fondamentale che poi sprona i ragazzi a tornare in oratorio anche durante l’anno. Si cresce insieme e si mette in moto un’intera comunità. Camminando fianco a fianco ci si accorge che non siamo soli e si impara un nuovo stile del compiere: “Voglio fare agli altri quello che vorrei fosse fatto a me” come diceva Giulia Gabrieli. Tanti piccoli, ma grandi insegnamenti che ciascuno si porterà nel cuore anche dopo la fine di un’esperienza così.
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