Papa Francesco in Mozambico, Madagascar e Mauritius: un viaggio di speranza accanto ai poveri

Papa Francesco compirà un viaggio apostolico in Mozambico, Madagascar e Mauritius dal 4 al 10 settembre 2019, visitando le città di Maputo in Mozambico, Antananarivo in Madagascar e Port Louis in Mauritius. Per il Mozambico, il motto del viaggio in portoghese, recita “Speranza, pace e riconciliazione”, e il logo mostra l’immagine del Papa con sullo sfondo i contorni del Paese, quindi una colomba della pace e due mani nel gesto dell’accoglienza.

Per il Madagascar, il motto in francese è “Seminatore di pace e di speranza”, e l’immagine mostra il Santo Padre nel gesto di salutare, la palma del viaggiatore, “Ravinala” e l’albero di baobab, le bandiere del Paese ospitante e del Vaticano, quindi i contorni del Madagascar con i ritratti di cinque missionari e martiri. Infine per l’isola di Mauritius il motto, sempre in francese, è “Pellegrino di pace”, e il logo mostra il Papa sorridente in un gesto di saluto, una colomba della pace e, sullo sfondo, la bandiera del Paese.

Orazio La Rocca, ex vaticanista del settimanale “Panorama”, attuale collaboratore di Famiglia Cristiana, Maria Con Te e dei quotidiani regionali del gruppo GEDI, che per oltre trent’anni ha seguito l’informazione vaticana e religiosa per “La Repubblica”, scrivendo anche per il settimanale “L’Espresso”, da noi intervistato, spiega l’importanza della trasferta nel Sud-Est del continente africano di Papa Francesco, ancora una volta “Pellegrino di pace”.

Quali saranno le tappe più significative del viaggio apostolico di Bergoglio?

«Papa Francesco torna in Africa per visitare le comunità di tre Paesi di antica tradizione cristiana come il Mozambico, il Madagascar e le isole Mauritius sulle orme dei pellegrinaggi africani fatti dai suoi predecessori a partire da Paolo VI, il primo pontefice a compiere un viaggio internazionale, dal 4 al 6 gennaio del 1964, quando si recò in Terra Santa visitando Giordania, Gerusalemme e Betlemme, il primo successore di Pietro a mettere piede nelle terre dove Gesù Cristo nacque, visse, predicò, fu crocifisso e il terzo giorno resuscitò. Ma anche il primo papa a recarsi in Africa, dal 31 luglio al 2 agosto 1969 a Kampala, in Uganda, per la conclusione del Sinodo dei vescovi africani. Un evento storico destinato a cambiare il volto della Chiesa nel mondo, grazie all’opera missionaria promossa, anche in prima persona con decine di pellegrinaggi, di San Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI. Papa Jorge Mario Bergoglio il 4 settembre prossimo inizierà il suo 31esimo pellegrinaggio internazionale, 7 in più rispetto ai 24 viaggi compiuti finora in Italia, dimostrando, numeri alla mano, di essere un autentico pastore della Chiesa universale, sulla stessa lunghezza d’onda di Montini, Wojtyla e Ratzinger in materia di missionarietà pastorale e di attenzione verso le popolazioni di tutti quei paesi dove c’è bisogno di parole di pace e di aiuto a chi soffre per guerre, fame e malattie, dall’Africa all’America Latina, dal Medio all’Estremo Oriente. Senza mai dimenticare i mali che gravano sulle periferie romane che visita ormai costantemente nella sua veste di Vescovo di Roma. Una pastorale della Misericordia e dell’aiuto ai più deboli alla testa di una Chiesa “in uscita come un ospedale da campo dopo una battaglia”, come Papa Francesco ebbe a dire all’inizio del pontificato e come dimostra col prossimo viaggio in Mozambico, Madagascar e Isole Mauritius, dove ogni tappa è di grandissimo significato, ogni giorno, ogni attimo, ogni parola, ogni gesto compiuto e vissuto dal primo papa sudamericano sarà destinato a restare scolpito nella mente e nei cuori di quelle popolazioni”».

Ѐ vero che in Mozambico dove la Chiesa cattolica conta oltre 6 milioni di battezzati pari al 28% della popolazione, la Chiesa è consolidata e riconosciuta dallo Stato per l’opera preziosa che svolge in un contesto di povertà, di corruzione diffusa e di narcotraffico?

«È tutto vero. I cattolici in Mozambico, pur essendo una comunità minoritaria, sono apprezzati per la grande opera di apostolato che svolgono in particolare presso gli strati più poveri della popolazione, non solo annunziando la Parola di Dio, ma portando aiuti e conforto a ogni bisognoso senza guardare a colori politici e fedi religiose. Un’opera pastorale caratterizzata soprattutto da una attenta sensibilità in materia di pace e di fratellanza tra le varie etnie, che negli anni passati hanno dato luogo a scontri fratricidi e massacri. In quest’opera il merito maggiore va riconosciuto al lavoro diplomatico svolto dalla Comunità di Sant’Egidio che, nella sede di Trastevere a Roma, il 4 ottobre 1992 (significativamente il giorno della festa di San Francesco di Assisi), portò alla storica firma per il trattato di pace sottoscritto tra i capi dei guerriglieri e i rappresentanti del governo di Maputo dopo 17 anni di guerra civile che aveva provocato migliaia di morti e 3-4 milioni di sfollati. La firma fu sottoscritta alla presenza del fondatore della Comunità di Sant’Egidio Andrea Riccardi e don Matteo Zuppi, il principale negoziatore tra le parti in lotta, attuale arcivescovo di Bologna».

San Giovanni Paolo II durante il suo viaggio in Madagascar nella primavera del 1989 beatificò Victoire Rasoamanarivo e Papa Francesco farà visita alla sua tomba presso il mausoleo dei suoi antenati a Tananarive. Chi era la beata Victoire Rasoamanarivo, figura significativa per l’evangelizzazione del Madagascar, considerato uno dei Paesi più poveri del mondo, la cui comunità cattolica rappresenta circa un terzo della popolazione (8 milioni su 25 circa), a maggioranza cristiana (58%)?

«La beata Vittoria, o Victoire, Rasoamanarivo può essere considerata a ragione uno dei grandi pilastri su cui è stata edificata la Chiesa cattolica in Madagascar. Nata nel 1848 a Tananarive in una nobile famiglia tra le più potenti e influenti del Madagascar seguace delle antiche religioni idolatriche del Paese, quando Victoire si iscrisse in una scuola di gesuiti francesi si convertì al cattolicesimo, sfidando non poche avversità anche da parte dei familiari. Forte della sua fede in Cristo e della sua scelta missionaria fatta di vicinanza e aiuti a poveri e ammalati, Victoire diventò ben presto punto di riferimento della comunità cristiana del Madagascar, anche quando i gesuiti furono costretti ad abbandonare le missioni del posto a causa di persecuzioni e violente aggressioni, che portarono alla cacciata di gran parte dei cattolici. La futura beata non abbandonò né il suo Paese né la sua fede cristiana, facendosi promotrice di una proficua opera di pacificazione presso le autorità dalle quali ottenne che le chiese, le scuole e i presidi sanitari continuassero a restare aperti malgrado le persecuzioni politiche. Victoire trascorreva molte ore della giornata nella preghiera in chiesa, davanti al tabernacolo, ma sempre al servizio di poveri, ultimi ed ammalati, specialmente i lebbrosi. Morì il 21 agosto del 1894 all’età di 46 anni. Papa Wojtyla quasi un secolo dopo, il 29 aprile 1989, la eleverà agli onori degli altari proclamandola beata. Victoire Rasoamanarivo, dunque, santa cattolica africana ideale “battistrada” di un’altra santa proveniente dallo stesso continente, la sudanese Giuseppina Bakhita, la schiava che sarà beatificata e santificata da Giovanni Paolo II nel 1992 e nel 2000, proclamandola simbolo ideale di santità del Grande Giubileo».

Bergoglio dunque incontrerà nei tre Paesi africani, (nella Repubblica di Mauritius, Stato insulare dell’Africa Orientale dove il cattolicesimo è la principale confessione cristiana, la prima Messa venne celebrata dai Gesuiti nel 1616), una Chiesa dalle origini antiche legata all’attività missionaria, in particolare a quella dei Domenicani, dei Gesuiti e dei Lazzaristi. Ce ne vuole parlare?

«Non di rado capita di sentire che la Chiesa africana è, tutto sommato, relativamente “giovane”. Vero, ma fino a un certo punto. Come è altrettanto vero che il cristianesimo africano è minoritario rispetto ad altre religioni presenti storicamente nel continente, a partire da animisti e musulmani. Le prime comunità cristiane nacquero in Eritrea tra il III ed il IV Secolo d.C. Grazie all’opera incessante, appassionata ed eroica di missionari di varie congregazioni religiose, dai francescani ai domenicani, dai gesuiti ai lazzaristi, nel corso dei secoli il cristianesimo si è sviluppato – dove più, dove meno – in gran parte dell’Africa attraverso un’opera di evangelizzazione portata avanti anche a prezzo della vita di non pochi religiosi e religiose. L’evangelizzazione del Mozambico muove i primi passi nel XVI Secolo con l’arrivo dei gesuiti nell’anno 1560. Nel 1612 papa Paolo V con un suo provvedimento “ad hoc” eleva nello stesso Mozambico la Prelatura territoriale suffraganea dell’arcidiocesi di Goa, in India. La prima arcidiocesi viene eretta nel 1940 da Pio XII a Lourenco Marques. Nel 1988 il primo cardinale del Mozambico creato da Giovanni Paolo II. Anche in Madagascar la Chiesa cattolica prende forma nel XVI secolo con l’arrivo dei domenicani nel 1580 e, successivamente, dei gesuiti nel 1610. Ma nel 1674 il cattolicesimo è bandito dall’isola dopo violente e sanguinose persecuzioni di missionari francesi. Verso la fine del 1800 riprende la evangelizzazione, pur di fronte a non pochi ostacoli, che però non impediscono la erezione di due Vicariati apostolici nel Madagascar del Nord e nel Madagascar del Sud. Tuttavia le ostilità non cesseranno quasi mai. Al punto che il 16 aprile 1947 il catechista Lucien Botovasoa viene ucciso in odio alla fede. Ma la Chiesa cattolica in Madagascar non si fermerà. Come dimostra la creazione del primo cardinale, Jerome Louis Rakotomalala, nel 1969 da parte di Paolo VI. Nelle isole Mauritius le prime comunità cristiane iniziano a prendere forma con l’arrivo dei gesuiti intorno al XVII secolo. In seguito l’opera evangelizzatrice del Paese viene curata dalla Congregazione della Missione, che nel 1772 fonderà la Prefettura apostolica che diventerà Vicariato apostolico nel 1819. La prima diocesi è eretta nel 1847 ed è presa in cura dai missionari benedettini inglesi, ai quali nel 1916 subentreranno i missionari Spiritani. Nel 1985 su iniziativa di Giovanni Paolo II viene istituita la Conferenza episcopale dell’Oceano Indiano che comprende le Chiese cattoliche delle Isole Mauritius, Seychelles, Reunion e Comore. Nel 2002 ancora Papa Wojtyla erige il Vicariato apostolico di Rodrigues, dove i cattolici sono oltre il 90% della popolazione. Ed ora, in prossimità della fine del primo ventennio del Terzo Millennio arriva Papa Francesco e, sotto i fari di tutto il mondo, certamente non mancherà di incoraggiare le Chiese del Mozambico, del Madagascar e delle Isole Mauritius ad andare avanti come presidi di pace e di dialogo tra credenti, non credenti, diversamente credenti, e di aiuto ai più poveri e sofferenti».