Don Giovanni Algeri: “In Bolivia ho riscoperto il valore degli abbracci”

Dall’Alta Valle Brembana alla Bolivia: è un percorso con un oceano di mezzo, quello di don Giovanni Algeri, sacerdote e missionario bergamasco che da tre anni opera e lavora a La Paz, in Bolivia, e che unisce due continenti all’insegna della fede e del servizio. Partito da Bergamo nel 2016 alla volta di Munaypata, don Giovanni fa infatti parte di quella nutrita e silenziosa schiera di laici e religiosi bergamaschi che ha fatto delle strade del mondo la sua vocazione. “Andare in missione è sempre stato un mio sogno – racconta infatti, mentre è temporaneamente in Italia prima di rientrare nella sua nuova casa boliviana -, ma faceva parte di quei sogni che ad un certo punto vengono messi nel cassetto, anche a causa dell’età… A 46 anni ero pronto a diventare parroco, semmai: quindi, quando il vescovo mi ha proposto di andare a La Paz, è stato un po’ un fulmine a ciel sereno. E ho accettato subito, senza troppi ripensamenti”. 

 

Da Bergamo alla Bolivia
Originario di Torre Boldone, nella bassa Valle Seriana, e ordinato sacerdote nel ’99, don Giovanni è stato prima curato di Brusaporto  e poi vicario interparrocchiale per la pastorale giovanile dell’Alta Valle Brembana: nel 2016, infine, il suo percorso l’ha così portato in missione in America Latina, a contatto con quelle comunità di “ultimi del mondo” con cui il messaggio evangelico acquisisce sempre nuovo senso.
“La parrocchia di Santiago Apostolo a Munaypata è stata fondata nel ‘62 da un missionario bergamasco – spiega don Giovanni – ed è stata gestita sempre da sacerdoti delle nostre zone”. L’impronta bergamasca, dice ancora il sacerdote, è molto evidente, ma mentre i suoi predecessori hanno dovuto confrontarsi anche con contesti di povertà materiale molto significativi, la sua attività oggi è orientata verso la povertà delle relazioni e della cultura: “La Paz è una metropoli, quindi il mio lavoro non è tanto un lavoro legato alla terra quanto piuttosto alle periferie e alle emarginazioni”. Munaypata è infatti uno dei quartieri più poveri di La Paz, e qui la povertà si concretizza soprattutto in assenza di reti sociali, di relazioni e di sviluppo culturale. In Bolivia, il 43% della popolazione vive sotto il livello di povertà e il paese è al 118esimo posto (su 188) nella classifica dell’indice di sviluppo umano; soprattutto nelle zone rurali e nei sobborghi urbani, le disparità sociali sono ancora molto elevate. 

 

Mi offri un pranzo?
Ed è proprio rispetto a queste disparità che si è mosso don Giovanni Algeri, ad esempio proseguendo il progetto “Mi offri un pranzo?” avviato dal suo predecessore don Fabio Calvi, con l’obiettivo di tamponare la situazione di estrema indigenza in cui vivono moltissimi bambini di Munaypata e offrire loro ogni giorno un pranzo completo ed equilibrato presso il “comedor” della parrocchia di Santiago Apostolo (che conta oltre 60mila abitanti, di cui 5mila bambini). “Il progetto non serve soltanto a dare ai bambini un pasto buono e sano ogni giorno – racconta don Giovanni -: mi permette anche di entrare in relazione con le famiglie, capire i problemi, creare legami. La cosa bella è che oggi, dopo alcuni mesi di attività, succede che siano proprio i direttori delle scuole a segnalarmi i casi di cui farci carico: si sta creando quella rete relazionale che prima mancava del tutto”. 
Certo, non sempre l’esperienza missionaria è semplice. In una terra come la Bolivia, spiega don Giovanni, spesso si deve confrontare con una fede che attinge ancora a ciò che c’era prima, alle religioni arcaiche legate alla terra e che qui, a 3.800 metri sul livello del mare, sono ancora molto influenti. “Eppure – continua il sacerdote – qui ho riscoperto una cosa che da noi viene persa dopo l’infanzia: il valore e la bellezza degli abbracci. Qui la gente si abbraccia, anzi, questo gesto fa parte della quotidianità delle persone: non è qualcosa di malizioso ma qualcosa che riempie la vita. E questo è bellissimo”. 
In questi giorni don Giovanni si trova in Italia: numerosi gli incontri nelle parrocchie e negli oratori bergamaschi per raccogliere fondi rispetto al progetto e per aiutare le attività del missionario, che mercoledì rientrerà nella “sua” Bolivia.
Nella foto di apertura di ©Giovanni Diffidenti don Giovanni Algeri al Bivacco Zamboni durante il suo rientro a Bergamo. Qui sotto nella sua parrocchia boliviana