Francesco e il sultano: una speranza di pace nell’incontro tra diverse culture

“Francesco e il sultano. 800 anni da un incredibile incontro” (Gruppo Editoriale San Paolo 2019, pp. 180, 16,00 euro) di Enzo Fortunato e Piero Damosso, ripercorre un evento ancora oggi carico di significato e portatore di un messaggio sempre attuale. 

Nel 1219 Francesco d’Assisi (nato Giovanni di Pietro di Bernardone, Assisi 1181/1182 – 3.10.1226), autore del “Cantico delle Creature”, uno dei santi più popolari e venerati del mondo, Diacono e fondatore dell’ordine che da lui prese il nome, intraprese un viaggio dal destino incerto. Mentre era in corso da due anni la Quinta Crociata, il futuro Patrono d’Italia volle recarsi in Egitto per incontrare il sultano al-Kamil, nipote di Saladino, unico sostegno la preghiera unita a una autentica volontà di pace.

Padre Fortunato, giornalista e Direttore della Sala stampa del Sacro Convento di Assisi, del mensile San Francesco Patrono d’Italia e del portale sanfrancesco.org, ripercorre le tappe del cammino di Francesco e dei Francescani, a partire da quel fatidico viaggio quando il Vangelo incontrò il Corano.

Piero Damosso, giornalista RAI, caporedattore centrale al Tg1 per la fascia del mattino, curatore della rubrica “Tg1 Dialogo”, fa comprendere al lettore la necessità di recuperare, anche proprio dall’esempio francescano, l’amore verso i fratelli, il rispetto per le altre culture nel riconoscimento dell’altrui libertà e dell’uguale diritto alla vita. 

Abbiamo intervistato Piero Damosso, il quale ha insegnato per molti anni giornalismo in diverse università e si occupa di comunicazione, storia della Chiesa e dei movimenti cattolici. 

Come mai intorno a questo evento storico sono fiorite diverse leggende riguardanti il Poverello e la sua straordinaria capacità di convincere e convertire? 

«Perché la vita di Francesco è così straordinaria che spinge i suoi biografi e tutti quelli che gli hanno e gli vogliono bene a sottolineare certi aspetti e magari a enfatizzarli. Credo che questo sia stato uno degli incontri più importanti della storia, mi rendo conto anch’io che dicendo questo sono portato a enfatizzare l’incontro. Pensiamo però che era in corso una guerra molto cruenta che coinvolgeva l’Europa e il mondo islamico radicalmente contrapposti. Durante questa guerra, a un certo punto avviene un incontro. S’incontrano due persone di sensibilità religiosa diverse, un cristiano e un musulmano che incominciano a dialogare. Sappiamo che tra queste due personalità vi fu un dialogo profondo, perché entrambi avevano una grande passione per Dio. Una grande fedeltà a Dio, ciascuno con la propria ispirazione religiosa, fu questo a creare il terreno di incontro tra Francesco e il sultano. Quando metti Dio al centro della tua vita, allora avviene naturalmente un decentramento, e questo ti permette di ascoltare e di incontrare chi è diverso da te. Anche in un momento difficile». 

Che cosa sappiamo veramente del dialogo tra Francesco d’Assisi e il sultano al-Kamil? 

«Su questo occorre leggere il libro, la parte redatta da Padre Enzo Fortunato che parla di questo tema. Quello che noi sappiamo è che poco tempo dopo questo incontro, ci fu una pace molto importante, la guerra terminò e ricominciò qualche anno dopo. Fu quindi una pace provvisoria, ma si raggiunse. Mi piace pensare che questa speranza di pace, che si è poi realizzata, possa aiutarci oggi, ricordando questo incontro di 800 anni fa a vedere che le tante guerre intorno a noi e che sono anche dentro di noi, possano finire».

Francesco, il quale raggiunse 800 anni fa Malik al-Kamil diventa il patrono del dialogo dimostrando già allora la ricchezza che può nascere dall’incontro di culture diverse quando vi sia veramente la volontà di aprirsi e di comprendersi? 

«Sì, il dialogo, la ricostruzione è possibile, e anche se ci sono delle cadute o si fanno dei passi indietro, non bisogna mai perdere la speranza, perché è una realtà concreta che ci ha fatto capire la rinascita, la ricostruzione. Il dialogo è importante, perché non esistono problemi che non si possono affrontare, non è vero che non ci sia un punto dal quale si possa ripartire, non è vero che le soluzioni sono impossibili. Il dialogo serve a far capire questo. Con il dialogo tutto si può fare, nulla è impossibile. Il messaggio di Francesco è questo. La fiducia nel dialogo che esprime il Santo di Assisi è: possiamo farcela. Non è un’illusione, è una realtà. Dobbiamo avere questa fede, e questa fede nel dialogo è tanto importante che viene alimentata dalla preghiera, da un motore spirituale che decentra il nostro egocentrismo fino ad annullarlo per metterci nelle mani degli altri. Sempre più al servizio degli altri. La preghiera più bella è quella per gli altri, prima che per se stesso». 

Quanto è attuale lo spirito di Assisi” e la grande “profezia della pace” di San Francesco in un momento così particolare come quello che stiamo vivendo? 

«Attualissimo come il dialogo che segna anche l’inizio di un tempo nuovo, probabilmente ci stiamo lasciando alle spalle un certo “incattivimento” della società, un certo egoismo, andiamo riscoprendo la cultura dell’incontro. Perché il dialogo è sempre un incontro e ci spinge verso l’altro e il nostro cuore è coinvolto, non soltanto la nostra testa. Il dialogo si fonda sul cuore che è anche molto ragionevole, perché ci fa vedere la realtà delle persone, delle cose e dei valori che magari i nostri pregiudizi ci impediscono di vedere. Il dialogo con il cuore ci apre invece il cuore e ci fa vedere quell’invisibile che c’è nell’altro e che ci aiuta proprio per stabilire un cammino comune. In questo senso tutta la nostra società ha bisogno di dialogare per ritrovare un cammino condiviso di fronte alle grandi sfide mondiali del nostro tempo: l’ambiente, l’economia, il lavoro, la tecnologia. Tutti insieme dobbiamo cercare di trovare una soluzione condivisa, confrontandoci e rispettando tutti i punti di vista, perché da tutti i punti di vista possiamo imparare. Soltanto dall’egoismo, dal razzismo, dalla violenza e dalla non accoglienza non abbiamo nulla da imparare». 

“Il dialogo sincero tra uomini e donne di religioni differenti porti frutti di pace e giustizia”. Papa Francesco ha fatto del dialogo interreligioso uno dei cardini del suo pontificato. Che cosa ne pensa? 

«Uno degli obiettivi fondamentali del libro è quello di far conoscere la Dichiarazioni di Abu Dhabi (1) sulla fratellanza fra i cristiani e i musulmani. Questa è una grande sfida per la società, perché tra cristiani e musulmani ci si conosce e ci si frequenta ancora troppo poco a livello territoriale e di comunità. Occorre costruire non muri ma un dialogo di reciproco rispetto per vivere oggi una integrazione basata sulla reciprocità di diritti e di doveri davvero compiuta per superare le grandi conflittualità che esistono a livello mondiale. Ricordiamo la frase di Papa Francesco: “Stiamo vivendo una terza guerra mondiale a pezzi”. Il dialogo può aiutarci a cercare e a conquistare la pace, che deve essere uno dei grandi obiettivi che lasciamo ai nostri figli e a chi verrà dopo di noi, anche per la tutela di questa nostra “Casa comune”». 

(1) “Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune” firmato da Papa Francesco e dal Grande Imam di al-Azhar, Ahmad al Tayyeb ad Abu Dhabi il 4 febbraio 2019.