Il monastero e la crisi dell’Ilva

Sono un operaio e sto seguendo con una mia personale partecipazione il dramma dei 10.000 operai dell’Ilva di Taranto. Questi grandi drammi sociali che eco hanno nel tuo monastero? Edoardo

Caro Edoardo, la situazione degli operai di Taranto e quella di tanti altri uomini che affliggono la nostra società, sono presenti nella nostra preghiera.

La nostra preghiera per chi non ha lavoro

Preghiamo e intercediamo per tanti fratelli e sorelle che sono carcerati, migranti, rifugiati e perseguitati, per tante famiglie ferite, per le persone senza lavoro, per i poveri, per i malati, per le vittime delle dipendenze, per citare alcune situazioni che, ogni giorno, più urgenti. Attraverso la preghiera giorno e notte, avviciniamo al Signore la vita di tanti fratelli e sorelle che, per diverse situazioni, non possono raggiungerlo e fare così esperienza della sua misericordia risanatrice, mentre Lui li attende per fare loro grazia. Con la preghiera possiamo guarire le piaghe di tanti fratelli.

La nostra preghiera per i governanti

È una preghiera che vuole essere intercessione anche per i nostri governanti perché siano illuminati a percorrere vie che siano risolutive a questa crisi ormai diffusa.  

Affidiamo al Signore anche le tante famiglie coinvolte nella crisi di Taranto perché non si scoraggino e si attivino a trovare situazioni alternative che donino loro uno spiraglio di speranza nell’attesa che si giunga a decisioni definitive.

L’Italia è un paese sviluppato e sembra impossibile che alle soglie del 2020 non si possa conciliare salute e lavoro. La crisi del settore lavorativo non è lontana alla nostra realtà, poiché anche alcuni  nostri familiari ne sono coinvolti da molto tempo.

La gestione dell’occupazione è una grande responsabilità umana e sociale che non può essere minimizzata e la perdita del lavoro è un grave danno sociale.  Le famiglie sono le prime penalizzate e accanto a loro tutti quei fratelli che, con la perdita del lavoro, non trovano forme di mantenimento e spesso vanno ad allungare le file di poveri, perdendo così ogni dignità umana.

Non siamo fuori dal mondo

Siamo rimaste colpite dal fatto che in tempi non lontani, il dibattito politico sia stato assorbito moltissimo dal tema della sicurezza, pur importante, e non altrettanto da quello del lavoro e della sanità, che stanno cambiando il volto del nostro paese.

Come credenti non possiamo rimanere indifferenti di fronte a molteplici drammi che il nostro tempo sta attraversando. La fede nel Dio che si è fatto uomo non è mai comoda e individualista, implica sempre un profondo desiderio di cambiare il mondo, di trasmettere valori, di lasciare qualcosa di bello dopo la nostra partenza da questa terra.

Amiamo il paese dove Dio ci ha poste e l’umanità che la abita con tutti i suoi drammi e le sue stanchezze, con i suoi aneliti e le sue speranze, i suoi valori e le sue fragilità.

La nostra opzione per i poveri, come Francesco e Chiara

Come figlie di Francesco e di Chiara d’Assisi scegliamo l’opzione per i poveri che passa anche in una ordinaria solidarietà, vicinanza e condivisione dei beni, in un annuncio della giustizia e della dignità di ogni uomo, povero o ricco, bianco o nero, perché figlio del Padre che è nei cieli. Non siamo fuori dal mondo, ma vogliamo esserci con tutte noi stesse e nella forma vocazionale che il Signore ci ha donato. Temiamo l’indifferenza che dilaga nel nostro tempo, la riteniamo un sentimento non cristiano. Infatti, il Dio che si è fatto uomo, assumendo in tutto la nostra realtà, donando sé stesso con la morte in croce, ci ha insegnato e testimoniato la passione e la compassione; il credente è come il lievito nella pasta del mondo, perché lo ama e lo vuole riconsegnare migliore di come l’ha trovato. A noi abbracciare questa missione!