Una bussola per i social: servono nuove competenze, anche per l’educazione

La diffusione dei social media è stata radicale e ha avuto un ritmo molto alto. D’altronde sono sufficienti dei semplici telefonini a garantire l’accessibilità alla rete e l’accesso alle piattaforme. Alcune analisi evidenziano anche una diversità di target nella modalità di partecipazione. Questi social sono diventati in pochissimi anni spazi di relazione abitate da tante persone: giovani, adulti e anziani che non hanno avuto il tempo di formarsi una “socializzazione” adeguata. Secondo i dati della Commissione europea il 72% della popolazione italiana è connessa a Internet, però il 56% non possiede le competenze di base per navigare nella rete.
Gli italiani imparano a stare con gli altri in un ambiente nuovo senza essere stati educati a frequentarlo. Da questo aspetto nascono i primi problemi: le incomprensioni dovute all’ignoranza o favorite dall’incertezza. La distanza e il potenziale mascheramento della propria identità favoriscono poi la produzione di linguaggi inopportuni, violenti, offensivi.
Allo stesso tempo le varie piattaforme web sono occasioni importanti per sviluppare una socialità che l’attuale società occidentale stava perdendo, quella che si basa sul racconto di qualcosa di personale, che spesso no riesce più a trovare una piazza dove incontrare persone per confrontarsi. Non si tratta delle relazioni face to face quelle esistono ancora, ma gli incontri in gruppetti, dove si parla a turno e si girano le informazioni. Questo si fa sempre più difficile vedere in giro. Anzi i social web diventano luoghi che promuovono la socialità e gli incontri digitali possono stimolare gli incontri reali.
Sicuramente con il tempo i comportamenti nei social web acquisiranno maggiore consapevolezza, però nell’immediato una bussola di orientamento è opportuna. A tale fine sono molto significative le parole contenute nel Messaggio per la 53° Giornata mondiale delle comunicazioni sociali dove papa Francesco evidenzia le opportunità costruttive per l’utilizzo dei social media per avvicinare ciò che è lontano: “Se la rete è usata come prolungamento o come attesa di tale incontro, allora non tradisce se stessa e rimane una risorsa per la comunione. Se una famiglia usa la rete per essere più collegata, per poi incontrarsi a tavola e guardarsi negli occhi, allora è una risorsa. Se una comunità ecclesiale coordina la propria attività attraverso la rete, per poi celebrare l’Eucaristia insieme, allora è una risorsa. Se la rete è occasione per avvicinarmi a storie ed esperienze di bellezza o di sofferenza fisicamente lontane da me, per pregare insieme e insieme cercare il bene nella riscoperta di ciò che ci unisce, allora è una risorsa”.