I supereroi con scóe e scoàte. Alessandro ha quattro anni ed è un bambino molto curioso. Con occhi vispi, resi ancora più simpatici da un bel paio di occhiali, guarda il mondo che lo circonda e – come fanno tanti suoi coetanei – sommerge la sua mamma di tanti “perché”. Mamma Chiara, che ha frequentato il liceo artistico e si è laureata in scienze dei beni culturali, in questi giorni è particolarmente triste nel vedere le immagini di Venezia in ginocchio per la marea record.
“Mamma, mamma, cos’è l’acqua alta?”, le ha chiesto mercoledì scorso Alessandro. Lei, che già gli aveva spiegato come nascono le montagne che circondano la città in cui vive, i vulcani, i pianeti, le stelle e le meteore, stavolta ha faticato a trovare le parole giuste. Ha pensato allora di chiedere aiuto su Facebook: “Cercasi suggerimenti per spiegare le maree ad un bambini di 4 anni! Oggi sono davvero in difficoltà!”. Una manciata di minuti ed ecco arrivare una dritta da un’amica.
“Caro Alessandro, la luna è magica e super forte – scrive – , ma ha ancora molta sete e per questo cerca di tirare verso di sé tutta l’acqua che c’è sulla terra. Con molta forza prova a tirarla su, ma non riesce mai a berla, però la tira così forte che un pochino sale e va verso la luna e dall’altra parte, invece, scende!”.
Caro Alessandro, martedì 12 novembre, la luna era particolarmente assetata, tanto da sollevare così tanta acqua da sommergere una città bellissima come Venezia. E ha fatto un gran bel guaio. Pensa, le gondole hanno perso l’ormeggio e una barca è stata portata dall’acqua del mare dentro una stradina (a Venezia le strade si chiamano calli), dove ha navigato finché non si è appoggiata ad una casa. Tante persone hanno visto le loro case e i loro negozi sommersi dall’acqua del mare. Tanti hanno perso tutto quello che avevano e molte cose – anche molto preziose, come libri e spartiti antichi – hanno subito danni così gravi, che sarà difficile recuperarle.
Eppure, caro Alessandro, in queste ore a Venezia sono arrivati tanti “supereroi”: li hanno chiamati Angeli dell’acqua alta, o meglio “dell’acqua granda” come li chiamano i veneziani o i “Venice calls”, come si definiscono loro. Sono i nipoti e pronipoti degli Angeli del fango che, all’indomani del 4 novembre 1966, quando la piena dell’Arno sommerse in meno di 12 ore la città di Firenze sotto 80 milioni di metri cubi d’acqua, arrivarono nel capoluogo della Toscana e per giorni spalarono via il fango dalle strade, dai negozi e dalle cantine, e salvarono dalla distruzione migliaia di libri antichi ed opere d’arte.
I “Venice calls” si sono organizzati attraverso Telegram. Cos’è Telegram? È un sistema moderno per comunicare. Mamma usa WhatsApp, loro invece Telegram. Tra qualche anno – probabilmente – lo userai anche tu. E, sai Alessandro, gli Angeli dell’acqua alta sono davvero in tanti. In un paio di giorni sono più di 550. Sono molto organizzati: fissano appuntamenti, coordinano operazioni, comunicano gli indirizzi dei luoghi in città dove serve una mano per prosciugare i piani allagati, spostare alimenti, raccogliere le cose da mandare al riciclo e i rifiuti creati dalla mareggiata. Molti di loro sono studenti, ma ci sono anche pensionati e professionisti che hanno deciso di dedicare tempo ed energie per aiutare la gente di Venezia.
Ecco, guarda qua le foto che hanno postato su Facebook. Non assomigliano proprio ai loro “nonni” che sono arrivati a Firenze?
Alcuni di loro, con scóe e scoàte (scope e spazzoloni), son andati al liceo artistico “Guggenheim” in campo dei Carmini e hanno ripulito aule, corridoi e hanno messo in salvo i libri della biblioteca. Con loro c’erano anche docenti, volontari, studenti universitari e il “grande bidello” Gaetano Scardicchio, in arte Sir Oliver Skardy, che una ventina d’anni fa ha cantato al festival di Sanremo.
Guarda, Alessandro, cosa sono riusciti a fare, insieme, in poche ore. “Una piccola parte del disastro trovato al Liceo, stamattina è stata sistemata!! – si legge nel post pubblicato sulla pagina Facebook del liceo –. Le bidelle ringraziano vivamente la parte degli alunni e gli studenti universitari che volontariamente si sono presentati per aiutarci.. Dicendo un semplice “#siamoquaviserveunamano? #GRAZIERAGAZZI #ciavetecommosse Domani si continua…”.