Giornata nazionale contro la violenza di genere. Mattarella: “Non smette di essere un’emergenza pubblica”

“La violenza sulle donne non smette di essere emergenza pubblica e per questo la coscienza della gravità del fenomeno deve continuare a crescere. Le donne non cessano di essere oggetto di molestie, vittime di tragedie palesi e di soprusi taciuti perché consumati spesso all’interno delle famiglie o perpetrati da persone conosciute. Inoltre, sminuire il valore di una donna e non riconoscerne i meriti nella vita pubblica e privata – attraverso linguaggi non appropriati e atti di deliberata discriminazione – rappresentano fattori in grado di alimentare un clima di violenza”. Lo afferma il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
“Venti anni fa l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite”, ricorda il Capo dello Stato, l’ha istituita “per richiamare l’attenzione pubblica su una sistematica violazione dei diritti umani, ostacolo alla coesione e al pieno sviluppo di una società”.
“Da allora – sottolinea Mattarella – l’impegno della comunità internazionale per prevenire questo fenomeno e sostenere le vittime della violenza è cresciuto”. E “molto – rileva il presidente – è stato fatto anche all’interno del nostro Paese: la violenza contro le donne è un tema all’attenzione del legislatore capace di animare singole iniziative e progetti collettivi”. Ma “molto resta ancora da fare”, ammonisce Mattarella, per il quale “ogni donna deve sentire le istituzioni vicine. Tutti noi dobbiamo continuare ad adoperarci nella prevenzione del fenomeno, nel concreto sostegno delle vittime e dei loro figli, nella applicazione rigorosa degli strumenti esistenti, nel reperimento delle risorse necessarie e nell’elaborazione di ciò che serve per intercettare e contrastare i segnali del maltrattamento delle donne”.

A livello globale circa 15 milioni di ragazze adolescenti tra i 15 e i 19 anni hanno subito violenza sessuale durante la loro vita. E resta molto alto il rischio di violenza sessuale sulle donne e le adolescenti che percorrono la rotta del Mediterraneo centrale. Il rischio è ancora più alto se si tratta di minorenni non accompagnate, oggi l’8% degli oltre 6.500 minori stranieri non accompagnati in Italia. In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, l’Unicef aderisce alla campagna dei 16 giorni di attivismo contro la violenza di genere. In una recente ricerca condotta da Ismu in collaborazione con Unicef, Iom e Unhcr, che raccoglie le testimonianze di 19 ragazze arrivate in Italia come minori non accompagnate, il tema della violenza si ripresenta in quasi tutti i racconti. Tra i fatti riportati, i matrimoni precoci e gli abusi che ne seguono, la violenza sessuale subita nei Paesi di transito e in particolare in Libia. L’arrivo in Italia crea una situazione di sicurezza solo in alcuni casi, mentre tante donne e adolescenti sono soggette a sfruttamento sessuale. Anche il Comitato Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza ha recentemente riportato l’attenzione sul fenomeno nelle osservazioni conclusive 2019 al quinto e sesto rapporto periodico dell’Italia facendo riferimento in modo specifico alla violenza di genere, “compresa la tratta di minorenni stranieri, in particolare di sesso femminile”. La ricerca congiunta ha mostrato che intervenire tempestivamente può avere effetti positivi. Eppure secondo un’analisi condotta su 30 Paesi solo l’1% delle adolescenti sopravvissute a violenza ha richiesto supporto a personale specializzato. “Le ragazze migranti e rifugiate sono oggi tra le categorie più a rischio di violenza, in particolare legata allo sfruttamento sessuale, per quanto sia difficile citare numeri esatti. Le giovani con cui veniamo in contatto ci stupiscono per la loro capacità di resilienza, sappiamo però che chi è sopravvissuto a violenza ha bisogno di supporto”, osserva Anna Riatti, responsabile Unicef della risposta a favore dei bambini e adolescenti migranti e rifugiati in Italia. L’Unicef le accompagna con interventi che puntano sull’empowerment e sull’accesso ai servizi utili. Quest’anno sono stati raggiunti con messaggi di prevenzione e supporto oltre 3.000 migranti e rifugiati e formati circa 700 operatori.