I giovani nelle Comunità ecclesiali territoriali. Sara Sorri: «Non vogliamo che vedano la Chiesa come qualcosa di vecchio»

All’interno dei Consigli pastorali territoriali si contano diverse presenze di giovani. Una di loro è Sara Sorri, membro del Cpt della Cet 1 Bergamo Città. 26 anni, insegnante, vive questa esperienza con curiosità e desiderio di comprendere sempre meglio il significato di questo mandato che le è stato affidato. “Mi rendo conto di vivere una fase di costruzione, – dice – non solo di una nuova struttura, ma di un nuovo modo di operare. Mi trovo a fianco di tante persone che vivono con passione questa ricerca del creare un dialogo fra la Chiesa e il territorio. A noi laici viene chiesto di portare il nostro punto di vista riguardo al vivere il Vangelo nella vita di ogni giorno”. Sara ha vissuto negli anni diverse esperienze all’interno dell’oratorio di Boccaleone. “Credo che la domanda chiave per noi giovani di questo tempo sia come la Parola di Dio ha che fare con la nostra esistenza e perché questa cosa è per noi importante. Mi chiedo spesso che differenza c’è concretamente fra un giovane cristiano e uno che non lo è”. Sara fa parte del gruppo di lavoro della Terra esistenziale della Tradizione. “È un ambito che mette in luce la sfera della narrazione, della trasmissione culturale, del dialogo e della generatività”. Il gruppo sta approfondendo la conoscenza reciproca e sviluppa la riflessione sul modo di essere Chiesa viva oggi. “I giovani vengono spesso visti come una categoria a cui non interessa questo aspetto, – osserva – ma io incontro molti coetanei che si pongono domande e che si interrogano sul loro vivere. Credo che alla base ci debba essere il desiderio di creare relazioni positive e germogli di bene anche nelle piccole cose. È il contributo che possiamo dare perché la Chiesa non venga vista come qualcosa di vecchio, ma una realtà fatta di persone che vivono il mondo contemporaneo e che tessono relazioni”. Dialogo e formazione caratterizzano la prima fase del Consiglio pastorale della Cet 1. “Vedo chiaro negli obiettivi della Cet quello di un’apertura ai laici, – conclude – nel senso del contributo che essi possono portare, offrendo una voce che viene più da dentro la vita quotidiana, in quelle che vengono definite le Terre esistenziali. E’ un lavoro che credo gradualmente ci appassionerà e che ci porterà soprattutto a riformulare un pensiero concreto e condiviso sull’umanità”.