“Lavoro e festa” nella Cet Isola Bergamasca. Giulio Caio: “Siamo impegnati a leggere e comprendere i cambiamenti nella società”

«Un inevitabile spiazzamento iniziale, l’interessante avvio di un processo e l’orizzonte di un nuovo collegamento fra mondi diversi in un modo nuovo di essere Chiesa». Giulio Caio fa una rapida sintesi di questo suo primo anno di Cet. È coordinatore della terra esistenziale “Lavoro e festa” nella Cet 8 Isola bergamasca. Una Cet che comprende 22 parrocchie e conta circa 85 mila abitanti. «Ai laici e ai sacerdoti viene chiesta una conversione capace di mettere in luce la dimensione missionaria delle comunità. – osserva – Non si punta subito all’agire, ma a leggere la realtà, a conoscere e a porsi domande. È lo sforzo dell’andare oltre il fare, fermandosi a leggere il cambiamento attuale nella cultura, nella società, nell’economia». Caio evidenzia come l’opportunità di entrare nella profondità della vita quotidiana di tutti apra nuove strade. “Le Terre esistenziali esistono prima delle nostre sovrastrutture. Si tratta solo di imparare a scrutare i luoghi del vivere e a leggere in essi la vita buona. È sicuramente uno stimolo affascinante ma che ci chiede di cambiare i nostri schemi preordinati di azione e di visione. Possiamo trovare segni nuovi di speranza, non astratti, ma nelle pieghe della vita vissuta”. Nel nuovo cammino aperto con la riforma diocesana Caio individua i tratti di una Chiesa in ricerca. “E’ un atteggiamento interessante, che ci mostra una Chiesa capace di riscaldarsi ancora per il mondo e per la storia. Credo che l’istituzione delle Cet sia un passo decisivo per la nostra diocesi perché evidenzia in modo netto l’esigenza oggi di segnare un cambiamento del modo di stare dei cristiani nel mondo”. Per quanto riguarda il lavoro in atto, Caio lo definisce come “una necessaria fase di riflessione”. “Non abbiamo ancora definito un tema specifico. La nostra intenzione è di porci in ascolto e in dialogo con il mondo del lavoro che presenta tante questioni – la disoccupazione, il precariato, l’etica del lavoro – che come cristiani ci interpellano”. Il gruppo è composto da otto persone. “Occorreva anzitutto conoscerci tra di noi e provare a tracciare le prime linee di un lavoro condiviso. Ci incontreremo circa una volta al mese, cercando di far crescere questi primi pensieri perché trovino forma e sviluppo”.