Refugees Welcome a Bergamo: “I richiedenti asilo sono prima di tutto persone”

(Articolo redatto da Marta Ribul con la collaborazione dell’équipe di Refugees Welcome)

Refugees Welcome Italia nasce all’interno della progettualità europea di Refugees Welcome Berlin del 2015  da oggi apre le porte anche a Bergamo: il progetto bergamasco, facendo propri i valori dei suoi predecessori, di Berlino, come di molte altre città italiane ed europee in cui è stato avviato, muove dalla certezza che «i richiedenti asilo approdati in Europa sono, prima di ogni cosa, persone, contrariamente a come vengono dipinti da una narrazione sempre più agguerrita, portatori intrinseci di risorse» spiegano Massimo Venturini e Stefano Quaglia, rispettivamente candidato segretario e volontario di Refugees Welcome Bergamo e attivisti di Sala da The; in secondo luogo, che, a distanza di anni da quella che venne definita l’«emergenza migratoria» sia giunto il momento di progettare un modello di accoglienza pro-positivo, in aggiunta a quelli finora messi in atto.

Le radici del progetto bergamasco affondano in Sala da The, un’associazione nata nel dicembre 2018, fondata sull’incontro tra culture e sulla compartecipazione, con l’obiettivo di dare una mano a migranti e rifugiati presenti sul territorio cittadino. Sala da The è un tempo e uno spazio accogliente, la cui partecipazione ha permesso l’instaurarsi di relazioni virtuose alla base di ogni percorso di integrazione. Dopo mesi iniziali di reciproca conoscenza, il gruppo si è mosso nella direzione di permette alle persone straniere membri del gruppo di ri-costruire una propria quotidianità, a partire dall’ascolto dei loro bisogni e dei loro desideri. Così, se da un lato si sono valorizzate le competenze di ognuno attraverso la loro promozione in eventi pubblici diffusi in tutta la provincia, dall’altro, si è fornito un supporto rispetto alla gestione della burocrazia, l’identificazione di servizi, lo svolgimento di pratiche, attraverso la creazione di un corso di lingua italiana, l’apertura di uno sportello legale, uno di orientamento al lavoro e uno dedicato all’ospitalità.

«Da queste azioni quotidiane, necessarie per permettere alle persone in questione di diventare parte integrante della città, potendosi muovere e interagire dentro di essa, smettendo, così, di dipendere dagli operatori dei servizi di accoglienza, lo scorso giugno abbiamo deciso di allargare queste nostre attività e farle diventare qualcosa di più grande» – spiega Stefano. «Abbiamo, cioè, immaginato un modello di accoglienza in cui chi arriva in Italia alla ricerca di un futuro migliore e del riscatto della propria esperienza migratoria ritrovi indipendenza e autonomia attraverso l’accoglienza in famiglia» – aggiunge Massimo.

Durante l’incontro di mercoledì 4 dicembre alle 21 al Centro La Porta in viale Papa Giovanni XXIII a Bergamo, in cui interverranno membri dell’associazione Sala da the, Ahmed Osman, di Refugees Welcome Italia, Stefano Bleggi, di Melting Pot Europa, e Paola Gandolfi, esperta di migrazioni, verrà lanciato alla cittadinanza la sfida di abbandonare una narrazione capace di trasformare i rifugiati, a seconda delle esigenze, nei nemici fittizi contro cui sfogare il malcontento sociale così come, di contro, risorse umane solo in termini di profitto. «Refugees Welcome vuole costruire un’accoglienza individualizzata, che accompagni le persone accolte fino all’esito della richiesta di accoglienza, garantendo loro di maturare autonomia e indipendenza, vivendo, e quindi interagendo, all’interno di una vera famiglia nella sua quotidianità, non come nelle strutture adibite alla prima accoglienza, immense, anonime e spesso lontane dai centri abitati» continuano entrambi. «Ospitare un migrante significa, in parte, incontrare una nuova cultura e costruire un nuovo concetto di casa, in parte, creare un’inte(g)razione responsabile, naturale, graduale e informale, che passi da una cena tra amici all’accompagnamento in questura, di cui hanno già fatto esperienza altre realtà italiane di Refugees Welcome».

Refugees Welcome Bergamo nasce per far incontrare, per utilizzare un linguaggio comprensibile anche ai non addetti ai lavori, la domanda e l’offerta, vere in entrambe le direzioni, di un richiedente asilo e di una famiglia, intesa nella sua valenza civile, di incontrarsi e sporcarsi le mani vicendevolmente, costruendo una comune quotidianità, sotto la costante supervisione di un’equipe multidisciplinare, la stessa che farà incontrare la persona e la famiglia per poi far loro intraprendere questo percorso. «Proprio perché si tratta di una proposta di accoglienza cucita sulla persona, questa è pensata con tempi determinati, necessari a raggiungere l’obiettivo stabilito all’inizio della convivenza e in linea con i tempi della burocrazia, durante la quale il rifugiato prenda consapevolezza di sé e costruisca una sua progettualità, mentre la famiglia di accoglienza si faccia promotrice di abbattere il muro che l’Europa rischia nuovamente di costruire».