Papa Francesco: impariamo a leggere la realtà con gli occhi della fede

Papa Francesco: udienza, “guardare la vita dall’alto, dalla prospettiva del cielo”. “Imparare a guardare la vita dall’alto, dalla prospettiva del cielo, vedere le cose con gli occhi di Dio, attraverso il prisma del Vangelo”. È l’invito del Papa, che salutando i pellegrini polacchi ha citato la memoria della Beata Vergine Maria di Loreto, celebrata domenica scorsa, e ha ricordato l’inizio dell’anno giubilare a lei dedicato, “come patrona dei piloti e di coloro che viaggiano in aereo”. Il Giubileo Lauretano, iniziato l’8 dicembre, si concluderà il 10 dicembre del 2020. Salutando, infine, i fedeli italiani, Francesco ha citato la memoria di Santa Lucia, che ricorre venerdì prossimo, e si è riferito al Natale imminente: “Auguro a tutti voi che la luce del Bambino Gesù, ormai all’orizzonte, invada con la sua benedizione la vostra vita”.

Papa Francesco: udienza, la fede “non è una teoria”. “Leggere tutto con gli occhi della fede”

La fede per San Paolo non è “una teoria, un’opinione su Dio e sul mondo”, ma “l’impatto dell’amore di Dio sul suo cuore, è amore per Gesù Cristo”. Lo ha spiegato il Papa, nella catechesi dell’udienza di oggi, commentando il brano degli Atti degli apostoli in cui Paolo, davanti ad Agrippa, racconta la propria conversione. “Cristo Risorto lo ha reso cristiano e gli ha affidato la missione tra le genti, perché si convertano dalle tenebre alla luce e dal potere di Satana a Dio, e ottengano il perdono dei peccati e l’eredità, in mezzo a coloro che sono stati santificati per la fede in Cristo”, ha ricordato il Papa. “Paolo ha obbedito a questo incarico e non ha fatto altro che mostrare come i profeti e Mosè hanno preannunciato ciò che egli ora annuncia”, ha commentato Francesco: che “il Cristo avrebbe dovuto soffrire e che, primo tra i risorti da morte, avrebbe annunciato la luce al popolo e alle genti”. “La testimonianza appassionata di Paolo tocca il cuore del re Agrippa, a cui manca solo il passo decisivo: ‘Ancora un poco e mi convinci a farmi cristiano!”, ha proseguito il Papa, sottolineando il fatto che Paolo “viene dichiarato innocente, ma non può essere rilasciato perché si è appellato a Cesare. Continua così il viaggio inarrestabile della Parola di Dio verso Roma”. “Paolo incatenato finirà qui a Roma”, ha detto Francesco a braccio: “A partire da questo momento, il ritratto di Paolo è quello del prigioniero le cui catene sono il segno della sua fedeltà al Vangelo e della testimonianza resa al Risorto”. “Le catene sono certo una prova umiliante per l’apostolo, che appare agli occhi del mondo come un malfattore”, ha fatto notare il Papa: “Ma il suo amore per Cristo è così forte che anche queste catene sono lette con gli occhi della fede”. “Paolo ci insegna la perseveranza nella prova e la capacità di leggere tutto con gli occhi della fede”, ha concluso il Santo Padre: “Chiediamo oggi al Signore, per intercessione dell’apostolo, di ravvivare la nostra fede e di aiutarci ad essere fedeli fino in fondo alla nostra vocazione di cristiani, di discepoli del Signore”.

Tanti cristiani perseguitati “con i guanti bianchi”, lasciati da parte ed emarginati

“Oggi nel mondo, in Europa, tanti cristiani sono perseguitati e danno la vita per la propria fede, oppure sono perseguitati con guanti bianchi, cioè lasciati da parte, emarginati”. Lo ha detto, a braccio, il Papa, che nella catechesi di oggi ha fatto riferimento, fuori testo, all’udienza concessa prima dell’udienza generale, nella basilica di San Pietro, all’eparchia di Mukachevo di rito bizantino. “Come sono stati perseguitati, questa gente, quanto hanno sofferto per il Vangelo, ma non hanno negoziato la fede”, ha esclamato a braccio. “Il martirio è l’aria della vita di una comunità cristiana”, ha proseguito ancora fuori testo: “Sempre ci sono i martiri tra noi, e questo è un segno che siamo sulla strada di Gesù”. “È una benedizione del Signore che ci sia nel popolo di Dio qualcuno, qualcuna, che dia questa testimonianza di martirio”, ha commentato il Santo Padre.