Presepe. Gesù nasce a casa mia

Il poco che dice il Vangelo

Quale è il presepe più “vero”, quello che riproduce più fedelmente i fatti della nascita di Gesù? Impossibile dire perché difficile ricostruire quei fatti. Gli elementi che ci fornisce il Vangelo di Luca sono pochissimi ed esilissimi. Che cosa è l’”allogio” di cui parla Luca nel quale non c’era posto per Giuseppe e Maria? E come era la stalla dove si trovava la mangiatoia nella quale il neonato viene adagiato?

Quando san Francesco ricrea l’evento del Natale a Greccio, non si preoccupa di essere fedele a quello che successe allora a Betlemme, ma lo addomestica, in qualche modo: Betlemme diventa Greccio.

Il molto che dice il mio presepe

Lo stesso “stato d’animo” rinasce in me mentre costruisco il mio presepe: gli costruisco un paesaggio e una casa su misura dei miei gusti e delle mie attese. Gesù nasce a casa mia.

Il Natale ha fatto scatenare la fantasia di un esercito di artisti e di artigiani: ognuno ripensa a modo suo la nascita di Betlemme. Il che, in un certo senso, è un rischio: il testo del vangelo diventa pretesto per fare, dire, creare altro.

Il messaggio evangelico, eternamente “natalizio”

Ma è anche una straordinaria possibilità: scoprire, nel gesto dimesso, di un piccolo presepe, l’eterna giovinezza dell’evento natalizio. Gesù nasce sempre, non fa altro che nascere.

E, magari, il catechista severo e preciso aggiungerebbe: e non fa altro che morire e risorgere. Certo. Non avrebbe senso che il Bambino di Betlemme nasca se si dimentica che nasce per dare tutto, per dare la vita e la vita oltre la morte.

Ma, anche il “mistero pasquale” – morte e vita – è eternamente vivo, fresco, si potrebbe dire natalizio. E viceversa: il Natale è dono, grazia: in quel bambino che viene adagiato nella mangiatoia c’è già il dono di Dio che, inspiegabilmente, dà tutto, dà la vita sul Calvario e nel sepolcro vuoto della pasqua.