Dal diario di Erica Villa: le storie lette ad alta voce diventano ancora più belle

La scuola, mi è sempre piaciuta. 

Specialmente i tre anni di scuola media. L’ho frequentata presso la S.B. Capitanio a Bergamo.

Oggi, come allora, il dirigente scolastico, è il professor Giovanni Quartini. Persona distinta e professionale.

L’incontro si è basato su tutte le classi medie, dalla prima alla terza. Età meravigliosa. Potessi tornare indietro…

Ho iniziato con la descrizione di LEGGIMI DENTRO, entrando un po’ nei dettagli, spiegando che racconto dalla mia infanzia, fino ad arrivare qualche anno fa. Un bambino, incuriosito, mi chiede: “Signora, mi scusi se la interrompo, però sono rimasto colpito da lei e, gentilmente, potrebbe confidarci, quali sono stati i periodi più difficili della sua vita?” guardo il bambino e gli rispondo: “Certamente! Quello da lasciarmi con il nodo alla gola, è stata la perdita di mio papà nel 2006 e la mia migliore amica delle elementari nel 2008 con la quale ho ricevuto la Santa Comunione e la Santa Cresima”.

Ho proseguito con VITA DA SGHIRBIA, raccontando come questo libro mi fatto maturare.

Come ho scritto in quarta di copertina è un libro di esperienze vissute durante questi miei anni di vita. Mi ha insegnato che si possono aprire e chiudere tante porte, ma che i ricordi rimangono nel cuore e impressi nella mente, nessuno mai potrà portarmeli via.

Per questo motivo, il preside, mi chiede: “Erica, te la senti di leggerci i capitoli che ti hanno valorizzata?” io gli rispondo: “Sì, volentieri! Però è un problema, se glieli cerco e poi li legge lei?” il professor, con il sorriso, ribatte: “Assolutamente no!”

Prendo in mano il libro e parlando di colui che è stata la mia benzina letteraria, ho deciso di far ascoltare agli alunni proprio il capitolo che parla del professore di italiano migliore che conosco. 

IL RE DELLA LINGUA ITALIANA

21 aprile 2016

Era un bellissimo giovedì di primavera quando, parlando con mamma, le dico che mi piacerebbe rivedere il professor Moioli.

Durante il pomeriggio mi sono avventurata nelle ricerche del professore e, verso le 16.00, vado da mamma in cucina, bevendo un bicchiere di acqua fresca, mi si accende la lampadina e dico tra me e me: “Il professor Moioli non abita a Martinengo?” “Certo che sì!”. Allora ho prolungato la ricerca su internet, digitando “scuola media Martinengo” e compongo il numero sul telefono. 

Mi risponde la segretaria alla quale ho chiesto se il professor Moioli lavora lì e mi risponde di sì. Tutta contenta, le lascio il mio nominativo e mi dice di richiamare il giorno seguente che avrei parlato direttamente con lui.

Emozionata, vado a dormire, puntando la sveglia alle 8.00.

22 aprile 2016

(Drin, drin, suona la sveglia).

Erano le 8.00, mi sono svegliata, ho fatto colazione e mi sono messa davanti al computer, per aspettare l’orario per telefonare al professore. 

Man mano che i minuti passavano, l’emozione dentro di me si faceva sentire sempre più forte, fino a quando ho preso in mano il telefono e ho composto il numero.

Che bello, mi ha risposto lui, il mio professore delle medie!

Sorpreso, mi ha chiesto come stavo, quale scuola superiore ho frequentato… poi ha parlato anche con mia mamma che gli ha detto che l’ho sempre ricordato con molto piacere. Felice, le ha risposto che sono stata sempre una brava studentessa, meritandomi i voti che mi dava.

Verso la fine della telefonata, emozionata, gli ho comunicato che ho scritto un libro e mi ha risposto che sono stata molto brava nell’eseguire questo mio progetto. 

Gli ho anche chiesto se avrebbe avuto piacere di leggere il mio libro, mi ha risposto che mi avrebbe detto cosa ne pensava, allora ci siamo scambiati i contatti.

Qualche tempo dopo esattamente il 18 maggio ho ricevuto un messaggio dal professore il quale mi ha scritto:

<<Ho letto tutto d’un fiato il tuo libro. È molto piacevole da leggere e gradevole. È ricco di buoni sentimenti sinceri. È come un “brodo caldo per l’anima”. Brava! Complimenti vivissimi per il tuo cuore grande e caloroso.>>

La mia risposta è stata: <<Grazie mille professore per le bellissime parole che mi ha scritto. Mi ha riempito il cuore di felicità.>>

A sua volta la risposta è stata: 

<<Di niente. Perché è quello che si prova leggendo le tue pagine. Ti auguro di conservare sempre questa capacità di vedere “il bello” delle persone e della vita. Spesso gli impegni e la fatica della quotidianità ci impediscono di assaporare le tante cose belle che ci circondano.>>

Il professor Quartini preso dalla lettura, mi dice: “Leggo anche il capitolo che hai dedicato alla professoressa Franchina. Gira pagina e…

COME ÇA VA, GARÇONS?

25 aprile 2016 

Mi sono svegliata alle 9.00 pensando che fosse una giornata come le altre, quando squilla il telefono, risponde la mamma e sento che parla con una persona che conosciamo. Quando mi passa il telefono, scopro che parlava con la mia professoressa Franchina.

Sorpresa e felice, le ho chiesto: “Buon giorno professoressa, come sta?” sorridendo mi risponde: “Bene grazie, cosa fai nella vita?”

Con molto piacere, le ho detto che ho scritto e che se avesse avuto piacere di incontrarci le avrei dato una copia. Emozionata, dalla notizia che le ho dato, mi ha fatto tantissimi complimenti, dicendomi che per lei è una soddisfazione una sua alunna scrittrice.

La docente Franchina, ha capito subito la mia capacità nella lingua francese perché quando, in classe, ha chiesto se qualcuno sapeva i giorni della settimana li ho saputi dire perché, grazie a mamma, li ho imparati a memoria.

Eccoli… lundì, mardì, mercredì, jeudì, vendredì, samedì e dimanche. Guen, sono brava, vero?

Alle scuole medie, con l’insegnante Franchina, avevo la media del dieci, tant’è vero che un giorno, durante un’interrogazione, non ero molto in forma e quindi aveva deciso di darmi sette, invece, le ho chiesto gentilmente, se poteva interrogarmi il giorno dopo e infatti ho preso dieci, in modo tale che non mi si abbassasse la media dei voti. 

I ragazzi mi applaudono per aver scritto dell’insegnante e la stessa mi ringrazia.

Dopo qualche altra domanda a raffica degli studenti, un bambino mi chiede di raccontare e leggere degli spezzoni del libro di avventura fantastica dal titolo SENZA CONFINI. 

Le emozioni si fanno sempre più forti e, contagiata della sensibilità dei miei “piccoli fan”, spiego che la storia è ambientata in Tasmania negli anni tremila. Come protagonisti ci sono due ragazzi e un anziano signore, i quali interagiscono con degli animali, però non sono animali comunico perché sono parlanti. Gli studenti, sono stupiti ed esclamano: “Wow!”. Trepidanti di scoprire cosa rivela questo libro, mi viene chiesto da un ragazzino, amante di questo genere letterario, di farlo viaggiare ed ecco fatto che, con l’aiuto del preside, gli svelo le pagine più divertenti di questa avventura.

…Lotarce entra in casa della nonna di Sambo e le dice: “Wow, com’è elegante!” la nonna, risponde: “Grazie, ogni tanto ci vuole!” Lotarce le dice: “Sono pienamente d’accordo con lei! È contenta?” lei gli dice: “Moltissimo!” Non vedo l’ora di fare festa!” Lotarce, con la risposta pronta, dice: “Allora andiamo! Oggi è il giorno giusto!” e chiude la casa della nonna.

E ripartono insieme per andare al matrimonio dei due elefanti.

17 aprile 3044

Il giorno tanto atteso è arrivato. Oggi i due elefanti si sposano.

A Mrs Orecchie a Sventola, tremano le gambe, tutto il corpo e per questo motivo lo staff del trucco non riescono ad applicarle il make-up, quindi c’è assolutamente bisogno di qualcuno che la tranquillizzi. Adesso va meglio e il trucco è venuto benissimo.

Si rientra a casa per indossare l’abito da sposa. Emozione, emozione, emozione… oggi Mrs Orecchie a Sventola, dichiara l’amore per Mr Proboscide davanti a tutti e anche davanti a Dio. Passo importante.

[Suona il telefono]

“Ciao Arancia, sono Eruta.”

“Ciao Eruta, dimmi…”

“A che punto è Mrs Orecchie a Sventola?”

“Sta indossando la corona, prende il bouquet ed è pronta. Perché?”

“Perché Mr Proboscide è trepidante, non sta più nella pelle.”

“Dirgli che la sua sposa sta arrivando.”

“Va bene, grazie.”

La sposa sta raggiungendo la sua dolce metà… lo sposo, invece è già entrato in Chiesa e la sta aspettando.

Ansia, ansia, ansia…

“Eccola!”, esclamano gli invitati!

Eruta, scende dall’auto per aprire la portiera ad Orecchie a Sventola e accompagnarla fino all’altare.

[Marcia nuziale]

La sposa sta entrando in Chiesa a braccetto con Eruta. Mr Proboscide è incantato dalla bellezza di Mrs Orecchie a Sventola e ora le prende la mano.

Mr Proboscide e Mrs Orecchie a Sventola si stanno promettendo amore per sempre! Che emozione!

Io Mr Proboscide, prendo te Mrs Orecchie a Sventola, come mia sposa promettendoti di amarti, onorarti e di esserti fedele sempre, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà, finché morte non ci separi.

Io Mrs Orecchie a Sventola, prendo te Mr Proboscide, come mio sposo promettendoti di amarti, onorarti e di esserti fedele sempre, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà, finché morte non ci separi.

[Scambio degli anelli]

Il prete giraffa, terminata la cerimonia, dice: “Vi dichiaro marito e moglie! Ora, può baciare la sposa”. 

Usciamo tutti dalla Chiesa e la nonna di Sambo, esclama: “Che bello essere qui con tutti voi!”

Dopo le fotografie di rito, ci dirigiamo verso il ristorante.

Arriviamo proprio davanti al cancello con le auto e ci troviamo sommersi di palloncini bianchi con tutto lo staff del ristorante che ci applaude. Bene, entriamo e gli sposi Proboscide, appena vedono lo splendore della loro sala, si mettono a ballare dalla felicità. 

Il tavolo degli sposi è addobbato accuratamente, tant’è vero che sul foglietto dei segna posti c’è persino la loro fotografia e così anche per gli invitati. 

Lotarce e Repata, gridano: “W gli sposi! Congratulazioni!” e si baciano.

Comincia il pranzo…

Iniziano ad arrivare tanti antipasti sia di terra, sia di mare.

I primi piatti con mega varietà di scelta: pasta, risotto, ravioli, tagliatelle, lasagne, crespelle…

I secondi piatti, hanno preferito che fossero piatti freddi: roast beef all’inglese, rucola e grana…

Dulcis in fundo macedonia di frutta.

Repata dice a Lotarce: “Amore mio, anche noi un giorno, ci uniremo in matrimonio?” lui, risponde: “Mah, chi lo sa.” Repata non parla più. Delusa? Triste? No, semplicemente voleva sentirsi dire un’altra cosa.

Desolata, si avvicina a Lotarce e lo guarda innamorata, chiedendogli: “Amore mio, ti vedo strano.” lui le risponde: “Sto pensando, sto sognando…”

Dopo un po’ Lotarce chiede alla nonna: “Come sta?” lei risponde: “Benone, grazie! Stai vicino alla tua ragazza, ha bisogno di te!”

L’innamorato, ascoltando le parole della nonna di Sambo, torna da Repata e le dice: “Ti amo!” e lei dice, sottovoce: “Che bello, quando me lo dici! Ti amo anch’io sostanza dei giorni miei!”

Questa giornata all’insegna dell’amore è finita e tutti ritornano a casa felici.

Gli elefanti Proboscide, partono per il loro primo viaggio da marito e moglie: la luna di miele.

L’aula magna della scuola, scoppia in una risata che parla da sola…

Interagire con un pubblico vasto e sapere che ci sono i tuoi insegnanti che ti apprezzano per il percorso letterario che hai intrapreso, è… una rivincita. Una delle tante che mi prenderò e conserverò nel mio bagaglio esperienziale. 

Grazie!