L’arte di prendersi cura: gli aspetti socio-politici della “Laudato sì” in un incontro al Macs di Romano

Non solo un invito a prendersi cura della casa comune ma anche delle società e dei singoli individui che ci abitano. L’Enciclica Laudato si’ ritorna ad essere il filo rosso del ciclo di appuntamenti al M.A.C.S. di Romano «La cura della casa comune – Dialogo tra l’uomo e la terra». Durante la serata domenicale, è intervenuto il professore di Istituzioni di diritto pubblico Silvio Troilo presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Bergamo per riflettere e comprendere temi, argomentazioni e affermazioni  che si riferiscono alla disciplina del diritto interne all’Enciclica stessa.

Da questo punto di vista, il linguaggio dell’Enciclica è estremamente «chiaro nell’affrontare i profili di carattere socio-politico e giuridico» introduce il professor Silvio Troilo. Già partendo dal paragrafo 43, Papa Francesco afferma che ogni essere umano ha il diritto di vivere e di essere felice e ha una dignità speciale che lo differenzia da qualunque altro essere vivente. Queste sono affermazioni riprese dai testi fondamentali di tutti gli stati democratici come la Costituzione Italiana, la Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti, la Dichiarazione dei diritti francese e la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.

In secondo luogo nel primo capitolo dell’Enciclica, si fa riferimento anche a due questioni principali: la prima legata ai migranti che fuggono dalla miseria aggravata dal degrado ambientale e che non hanno una tutela normativa da parte delle convenzioni internazionali e la seconda legata alla qualità dell’acqua disponibile per i poveri, i quali si ammalano di malattie quali la dissenteria e il colera a causa della mancanza di servizi igienici e di riserve di acqua adeguati.  Di conseguenza, oggigiorno,  c’è un’inadeguata distribuzione della ricchezza e delle risorse tra paesi ricchi e paesi più poveri, una situazione che provocherà la cosiddetta globalizzazione dell’indifferenza che a sua volta si porterà dietro una silenziosa rottura dei legami di integrazione e di comunione sociale all’interno delle società stesse.

Quindi, a conclusione, la Chiesa prende atto dei cambiamenti climatici e delle diverse opinioni che sono emerse a riguardo e, al tempo stesso, ascolta, promuove il dibattito onesto fra gli scienziati e invita a riconoscere l’esistenza di una via d’uscita.

Successivamente, nella stessa serata, è stata inaugurata la mostra «VIRUS. Messa a fuoco di un presente che soffre» curata dalla pittrice Cosetta Arzuffi.  L’esposizione è stato frutto di oltre un anno di riflessione e lavoro dove «le sensazioni recepite sono state tradotte in forza ed emozione attraverso il colore che è lo strumento del mio lavoro» racconta l’artista Cosetta Arzuffi.  La mostra «VIRUS. Messa a fuoco di un presente che soffre» è composta da sette opere ed è suddivisa in due nuclei tematici: cinque tele evidenziano il “virus”, da cui derivano patologie che colpiscono l’umanità in maniera subdola e perversa mentre le altre due offrono uno spiraglio di possibilità che una presa di coscienza ci consenta di ritrovare un mondo migliore.

La mostra rimarrà aperta fino al 26 gennaio nella Sala Tadini del Macs a ingresso libero e gratuito.