Amoris Laetitia: una casa per i bambini più fragili, dove la vita è più forte del dolore

“L’amore è una grande medicina” diceva Madre Teresa di Calcutta. Una medicina fatta di semplicità e piccoli gesti. Sorrisi, carezze, abbracci, vicinanza, tenerezza: ingredienti che tuttavia non sono mai scontati e contengono un grande potere, anche in situazioni in cui tutto il resto – le terapie, gli interventi chirurgici, i supporti tecnologici – ha fallito.

Ed è questo genere d’amore che si sperimenta subito varcando la soglia della Casa Amoris Laetitia, una comunità della Fondazione Angelo Custode dedicata ai bambini più fragili, con situazioni sanitarie complicate e disabilità gravi.

La struttura, realizzata anche con il finanziamento della Diocesi di Bergamo e della Conferenza Episcopale Italiana sui fondi 8 per mille, attualmente ospita otto minori, la più piccola ha due mesi. Sulla carta è una “Rsd”, una residenza sanitaria per disabili, con personale specializzato e attrezzature adeguate per occuparsi anche dei casi più difficili, delle situazioni più complesse e a volte anche del fine vita. Ci sono 5 medici, infermiere e os per 24 ore al giorno, educatori, fisioterapisti. Lavorano in squadra, mettendo sempre al centro i bambini.

Questa definizione, però, non ne cattura l’atmosfera calda e accogliente: è una vera casa, in cui è facile sentirsi a proprio agio, in un clima sereno e gioioso. Ci sono giocattoli e colori, fotografie e disegni appesi al muro, arredi adatti ai più piccoli. E’ uno spazio senza spigoli, perché nelle vite di chi viene accolto qui ce ne sono già abbastanza.

Viviamo in un’epoca di profonde solitudini e di competizione: sembra sempre più difficile accogliere e affrontare le fragilità e le differenze, accettare i limiti della malattia. La cronaca degli ultimi mesi ci ha presentato diversi casi di bambini nati con gravi patologie e abbandonati in ospedale dai genitori. In questo panorama la casa “Amoris Laetitia” si pone in controtendenza e costituisce un segno, occupandosi in modo speciale di casi impegnativi, a volte disperati, quelli in cui anche i medici a volte sono tentati di “lasciar perdere”. Tra queste mura si custodisce e si protegge la vita, accogliendola come un dono, sempre e comunque.

“Qualcuno a volte ci chiede che senso abbia investire tempo, energia, passione e denaro per bambini che agli occhi della società rappresentano soprattutto un costo – osserva la responsabile della struttura Maria Luisa Galli -. Per noi ognuno di questi piccoli ha dignità e valore, ci sentiamo responsabili della sua vita, cerchiamo di fare in modo che possa viverla con pienezza fino in fondo”.

Ci sono bambini che non parlano, non si muovono e hanno bisogno di aiuto per respirare. Quando arrivano nella comunità “Amoris Laetitia” la loro carta d’identità è la documentazione medica che li accompagna: “Le cartelle cliniche – osserva Maria Luisa – mostrano i limiti dei bambini, ciò che gli è negato e che non potranno mai fare. Abbiamo imparato a seguirle con scrupolo ma anche a non fermarci solo alla diagnosi, provando ad andare oltre, puntando a interventi sanitari, riabilitativi ed educativi che garantiscono sia aspetti professionali sia un modo di prendersi cura fatto di presenza, ascolto, osservazione e soprattutto di relazione. La nostra sfida quotidiana è offrire speranza e senso anche a situazioni dove apparentemente non ce n’è”.

L’amore fa miracoli: qui non è solo un modo di dire, perché l’atteggiamento di attesa, attenzione e cura a volte dà frutti insperati. Una parola, una risata, un piccolo passo: altrove possono essere considerati particolari trascurabili, ma non qui, dove il nome della struttura “Amoris Laetitia”, “la gioia di volersi bene” (come il titolo dell’esortazione apostolica di Papa Francesco dedicata alla famiglia) si traduce in azione concreta.

I genitori sono coinvolti a pieno titolo nel percorso: quando è possibile vengono aiutati a sviluppare capacità e competenze adatte ad accudire i loro bambini a casa. Anche fra i piccoli ospiti si creano legami di amicizia e di sostegno reciproco: entrando nella comunità Amoris Laetitia è come se diventassero fratelli.

“Cerchiamo di far sentire i nostri bambini amati e benvoluti, di ritagliare spazi di speranza anche dove sembra impossibile trovarne. Non viviamo in funzione di ciò che accadrà, la dignità del bambino viene sempre garantita, la vita deve essere vissuta fino in fondo. Ogni conquista – sottolinea Maria Luisa – per noi è come una nuova nascita”.

Foto di apertura e della gallery copyright di Maria Zanchi