“Il Festival di Sanremo” (De Agostini 2020, pp. 720, 19,90 euro) di Eddy Anselmi rievoca “Settant’anni di storie, canzoni, cantanti e serate” come recita il sottotitolo del volume.
L’autore, giornalista e storico della musica leggera e del costume, giornalista e autore tv, compie un’interessante e divertente cavalcata, che parte dagli esordi della competizione canora più amata dagli italiani, correva l’anno 1951, fino all’ultima edizione, quella del 2019.
Nel libro, una vera e propria Bibbia per tutti gli appassionati di musica, televisione e cultura pop, i lettori potranno trovare tutto quello che c’è da sapere sul Festival: serate, canzoni, autori, interpreti, classifiche, curiosità, vincitori e vinti, la televisione, i presentatori e i dietro le quinte e negli ultimi anni, l’esplosione del fenomeno anche sui social. Un viaggio a ritroso nel tempo, un “come eravamo” nella musica, nella storia, nei ricordi e nelle emozioni di tutti noi, stregati dal Festival e pronti a non perderci l’edizione 2020, che andrà in onda in prima serata su Rai 1 dal 4 all’8 febbraio, e sarà condotta da Amadeus, anche direttore artistico del più importante concorso nazionale di canzoni.
Infatti Anselmi, nelle prime pagine del testo si domanda che cosa ci spinge ogni anno a sacrificare una settimana di mezza stagione davanti alla televisione sopportando interruzioni pubblicitarie, intermezzi comici, non sempre divertenti, rivalità tra vallette e noiosi dibattiti su listini pubblicitari e indici d’ascolto. La risposta è semplice: il Festival di Sanremo rappresenta la colonna sonora della nostra vita e ha il potere di riunire davanti al piccolo schermo più generazioni. La nonna che ricorda emozionata la prima edizione del Festival del 1951, davanti a camerieri e avventori del Salone delle feste del Casinò di Sanremo in un’Italia ingenua e desiderosa di leggerezza. La signora ultra sessantenne che si identificò con una giovanissima Gigliola Cinquetti che cantava “Non ho l’età per amarti”, quel mitico ritornello che commosse una generazione. La ragazza di cinquant’anni che si scoprì innamorata ascoltando “Una storia importante” di Eros Ramazzotti. Per finire con i ragazzi del terzo Millennio che nella sessantanovesima edizione del Festival dell’anno scorso, hanno eletto a loro idolo il vincitore, il cantautore Mahmood, con l’azzeccato brano “Soldi”.
Anselmi racconta con passione e sapere enciclopedico da vero esperto i primi 70 memorabili anni del Festival di Sanremo, dividendo queste indimenticabili annate in 7 capitoli. Ricchissima l’Appendice del volume che contiene statistiche e curiosità, il dizionario dei presentatori e tra le altre cose, anche l’elenco delle 2003 canzoni di tutte le edizioni del Festival. Dopo aver narrato le origini della manifestazione canora, l’autore scrive che tra il 1961 e il 1966 il Festival esplode e tutto il pubblico può trovare nella fiera sanremese la canzone o il cantante preferito.
A partire dal 1967, però qualcosa cambia. Il cantautore Luigi Tenco, deluso dall’esclusione della sua canzone “Ciao amore ciao”, compie un gesto estremo, gettando un’ombra sullo stesso Festival. Nel 1970 la vittoria è della coppia Adriano Celentano Claudia Mori, i quali con la canzone “Chi non lavora, non fa l’amore”, si divertono nel fare un ritratto satirico, non indulgente né esente da critiche, della recente stagione di rivendicazioni sindacali. Il Belpaese è reduce dall’“Autunno caldo” quel periodo della storia d’Italia segnato da lotte sindacali operaie che si sviluppò appunto a partire dall’autunno del 1969. Questo a conferma del fatto che il Festival di Sanremo è sempre stato lo specchio del Paese.
Per quanto riguarda le edizioni del Festival a partire dal 2000, Anselmi è certo che l’ossessione per il numero degli ascolti ai fini della raccolta pubblicitaria, ha rovinato in un certo senso la qualità della kermesse canora, L’attenzione alle rilevazioni dell’Auditel ha finito per mettere in secondo piano i protagonisti del concorso canoro. “La missione aziendale è quella di consolidare o recuperare quote di quegli spettatori che fanno gola agli sponsor principali e agli inserzionisti pubblicitari”, scrive nel volume Anselmi. Missione portata a termine con successo da un certo Pippo Baudo.
Se Pippo Baudo è stato un grande conduttore del Festival di Sanremo, con nove edizioni: 1968, 1984 e 1985, 1987, e cinque di seguito dal 1992 al 1996, diventando anche direttore artistico delle ultime tre, Claudio Baglioni è stato direttore artistico delle due ultime edizioni della manifestazione canora. È ovvio che un cantante di fama come Baglioni ha portato una ventata nuova a Sanremo, sotto molti punti di vista, infatti nel 2018 la kermesse ha ottenuto dei risultati d’ascolto da capogiro (i migliori degli ultimi 13 anni). Nel 2019 Baglioni ha proseguito tenendo sempre al centro del festival la musica.
E Amadeus? Una raffica di polemiche hanno invaso il palco dell’Ariston prima che le luci si accendessero su questa 70esima edizione, polemiche che hanno colpito lo stesso conduttore e direttore artistico, accusato di sessismo da più parti. Ma frasi più o meno infelici a parte pronunciate da Amadeus, le vere protagoniste del Festival devono essere sempre le canzoni e chi le canta. A proposito di cantanti, il “colpaccio” di Amadeus è stato quello di riunire “I Ricchi e Poveri” che tornano a esibirsi al completo per la prima volta dopo quaranta anni dallo scioglimento dello storico quartetto, sullo stesso palco dove cinquant’anni fa debuttarono con la canzone “La prima cosa bella”.