La Chiesa commette sbagli e peccati. La prima cosa da fare è riconoscerli, onestamente

Discuto spesso con un mio amico sui “peccati” della Chiesa. Il mio amico è sempre sulle difensive, difende sempre, a oltranza, la Chiesa. Penso di essere anch’io credente ma ritengo che la cosa più importante che la Chiesa deve fare non è difendersi, ma riconoscere onestamente i propri limiti. Il tesoro della grazia non dipende dalla impeccabilità della Chiesa. Tu cosa ne pensi? Giulio

Caro Giulio, la Chiesa è per sua natura è santa e peccatrice, depositaria di un tesoro e di una missione grande. Una preziosità posta in un fragile vaso di creta perché appaia che non è “cosa nostra”, ma è dono di Dio. Riconoscerne le fragilità è un passaggio importante di consapevolezza, dichiarazione esplicita della propria vulnerabilità e della responsabilità di tutto ciò che si è compiuto.

I peccati della Chiesa e la gratuità della grazia

Questo non sminuisce il tesoro, anzi, pone in risalto il donatore e l’azione della grazia. Dio ha scelto di servirsi di noi uomini deboli e peccatori per continuare la sua azione nel mondo. Nella storia della Chiesa si sono succeduti periodi di splendore e di opacità, di grazia e di peccato, segni dell’azione dello Spirito che la guida, la purifica e continuamente la salva.

Non dobbiamo né scandalizzarci, né semplificare, ma assumere alcuni dati di realtà come parte del pellegrinaggio terreno che anche la Chiesa, nella sua realtà umana, va attraversando. Essa è chiamata ad accogliere continuamente Gesù che per noi si è fatto povero e accettare la propria fragilità come via per aprirsi a lui.

Dio si è fatto debole e povero

È proprio in questa debolezza che entra la salvezza di Dio; è in forza della propria insufficienza che la Chiesa, il credente, si aprono alla paternità di Dio. Noi crediamo in un Dio crocifisso spogliato e deriso, esposto nella sua nudità. La nostra guarigione viene da Colui che si è fatto povero, che ha accolto il fallimento, che ha preso su di sé la nostra precarietà per riempirla di amore e di forza. Lui viene a rivelarci la misericordia di Dio. In Cristo la nostra fragilità non è più una maledizione, ma luogo di incontro con il Padre e sorgente di una nuova forza che viene dall’alto.

Riconoscere limiti ed errori e dichiarare la volontà di porvi rimedio è un ulteriore passaggio di assunzione di responsabilità che la Chiesa sta testimoniando. Non so quale altra istituzione sta realizzando un’azione, non così scontata, né facile, di trasparenza e riconoscimento di errori del passato!

La Chiesa siamo anche noi

Ma la Chiesa, non dimentichiamolo, siamo anche noi! Come cristiani dobbiamo riconoscere le contraddizioni della nostra testimonianza, l’insignificanza della nostra presenza nel mondo, a volte fatta anche di compromessi con stili di vita mondani, i silenzi sulle questioni fondanti la vita, l’etica, la solidarietà, la morale…

Caro Giulio, ammettiamo che accanto alla debolezza della Chiesa istituzionale e gerarchica, (perché noi puntiamo sempre il dito sui preti, ecc..) c’è anche quella di noi che ci sentiamo poco “Chiesa”, poco responsabili di una Vangelo che ci è stato donato gratuitamente, perché sia visibile, che ci chiede passaggi pasquali di fedeltà al dono ricevuto.  

Ma noi non amiamo la Chiesa

Ci è chiesa la bellezza di una fede che diviene vita e che motiva e dà senso al vivere, all’amare, al servire e al morire. Abbiamo perso il nostro essere sale della terra e luce del mondo e rischiamo di non essere più capaci di vedere e indicare il bene che ci viene incontro, che è presente nei solchi dell’umanità.

Impariamo ad amare la Chiesa che ci ha generato alla fede. Chiediamoci quanto l’amiamo, se preghiamo per lei, se ci sentiamo parte della famiglia della Chiesa, della comunità a cui apparteniamo, e che cosa facciamo concretamente perché ciascuno si senta accolto.

Solo nell’edificazione di una reale comunione ecclesiale potremo tutti, secondo i doni e i carismi ricevuti, rendere la Chiesa il “corpo di Cristo” visibile nel mondo. E non dimentichiamo che il nostro Signore e maestro non è venuto per i giusti, ma per i peccatori, non per i sani, ma per i malati: e quindi anche per noi!