Le messe non celebrate, il Coronavirus, la Chiesa e la società italiana

Non si celebrano le messe. Si discute

Si discute sulla mancata celebrazione delle messe in corrispondenza alla epidemia del Coronavirus. Voci autorevoli hanno contestato quella decisione. I motivi oscillano. Alcuni sono più sensibili alle esigenze della Chiesa: la comunità cristiana deve continuare a pregare, anche durante  l’epidemia. Altri, invece, sono più sensibili alle esigenze della comunità civile: la Chiesa deve continuare a offrire “spazi dello spirito” alla società che vive un momento di grandi paure. È, tra le altre, la posizione di Andrea Riccardi, in un articolo apparso su La Stampa del 29 febbraio scorso. Le due posizioni non si oppongono, naturalmente, ma neppure si sovrappongono.

La Chiesa deve “esserci” sempre e non solo quando arriva l’epidemia

Va da sé una evidenza. La Chiesa deve “esserci”, soprattutto quando la società vive i suoi momenti più difficili. Ma deve esserci sempre, prima, durante e dopo le grandi emergenze. Anzi ha senso che la Chiesa ci sia quando arriva l’epidemia se c’era prima e se si prevede che ci sarà dopo.

Ora, è proprio questo che fa nascere qualche domanda. La Chiesa italiana, a cominciare dai vescovi, ha una sua presenza significativa sui problemi della politica, dell’economia, della scuola, della cultura in genere? In realtà, è difficile dire non tanto quale è la linea della comunità cristiana in questi ambiti, ma se c’è una linea. Ora, se la Chiesa italiana è volatile su tutto, non si può pensare che diventa massiccia solo perché è arrivata l’epidemia del Coronavirus. Quindi non serve fare gli straordinari adesso, perché bisognerebbe farli sempre.

Eroismi né richiesti né necessari

Mi hanno detto che alcuni preti – a Bergamo e probabilmente non solo – in barba alle disposizioni delle autorità civili, hanno celebrato una normale cerimonia di imposizione delle ceneri, all’inizio della quaresima. Mi hanno riferito che uno di quei preti si è beccato il Coronavirus. Domanda: quel prete è da considerarsi un eroe? Risposta (mia rigorosamente personale): assolutamente no.

P.S. Che non c’entra con le messe ma, di straforo, con il Coronavirus. Il Presidente dell’Inter, il cinese Steven Zhang ha dato del “pagliaccio” al presidente di Lega Paolo Dal Pino per la faccenda delle partite non giocate della seria A per via dell’epidemia e le diatribe sul loro ricupero. Zhang non ha ancora trent’anni, presiede imperi economici, oltre che l’Inter. Si deve pensare che non è figlio di un metalmeccanico di Shangai. Dunque ha delle responsabilità che deve onorare. Gli si dovrebbe spiegare che in Italia non ci sono soltanto i “vaffa” dei politici e le beghe dei talkshow. Ci sono anche molti italiani che amano certamente le persone che dicono quello che pensano, ma amano ancora di più le persone che pensano quello che dicono.