Verso l’alt(r)o, la meditazione della settimana. Il coronavirus, l’agenda vuota e il pensiero di “far bene”

La rubrica “Verso l’alt(r)o” offre ogni settimana, ogni venerdì, alcuni spunti di meditazione, preparati per noi da un gruppo di giovani collaboratori dell’Ufficio diocesano Tempi dello spirito. Buona lettura.

E per questo, soggiunge l’anonimo, si dovrebbe pensare più a far bene, che a star bene: e così si finirebbe anche a star meglio.

(Alessandro Manzoni, Promessi Sposi XXXVIII)

In queste settimane stiamo attraversando un periodo strano. In una vita frenetica fatta di impegni, appuntamenti, scadenze, calendari, di colpo gli impegni si annullano, le scadenze si dilatano. L’emergenza sanitaria impone un buco nei calendari. Se penso alla mia esperienza, sono bastate due ore di una domenica pomeriggio per vedere posticipati un esame, il gruppo con gli adolescenti, gli allenamenti di calcio, le partite, e addirittura le lezioni di musica.

Di una settimana che si prevedeva piena e frenetica, sono rimasti dei lunghi giorni vuoti, e uguale per la settimana successiva.

E così è successo a molti. Lo sgomento ha colpito una società affetta da horror vacui: come impegnare il tempo, ora? Di colpo ci siamo ritrovati più isolati, con tanto tempo per noi stessi.

Tanti si sono preoccupati di stare bene. “La salute prima di tutto”. Da buoni fedeli del dio del benessere, via all’assalto delle farmacie e dei supermercati. Isolati, sì, ma almeno con le penne rigate di marca e le mascherine più avanzate tecnologicamente (che poi, dicono gli esperti, pare siano pure inutili per chi è sano).

E se invece ci preoccupassimo di fare il bene? La palestra ha chiuso? Aiutiamo il nonno a fare l’orto. Cinema chiusi? Proviamo a vedere e ad ascoltare chi abbiamo vicino. Sicuramente scopriremmo delle perle di bellezza o delle difficoltà per cui possiamo fare qualcosa. Niente pub stasera? Scrivi a quell’amico che non vedi da tempo.

Possiamo poi fare il bene dell’anima: perché non investire una mezz’ora di questo tempo nella preghiera? Le Messe non ci sono: caccia comunque la testa in chiesa, resta un po’ con il tuo Dio.

Scopriremmo che l’amore è cosa semplice e quotidiana, e che intrecciandolo alle nostre parole, alle nostre azioni e ai nostri pensieri – come dice Manzoni – finiremmo per essere felici. Perché, dice un Vangelo che provvidenzialmente leggiamo proprio in queste settimane, è sull’amore donato, sul bene fatto, che verremo giudicati.