Lezioni a casa: mamme e bambini ai tempi del coronavirus

Mi sono pure inventata il suono della campanella. Alle 9.30 in punto dalla sala parte il driiiiinnnn!!! L’accordo è chiaro: giocate, fate quello che volete, ma poi quando sentite la campanella mollate tutto, ci mettiamo seduti davanti alla scrivania come se fossimo a scuola e cominciamo la lezione a casa.

Facile a dirsi, un po’ meno a farsi, quando sei alle prese con un bambino di sei anni e la sorella di cinque. Mentre in testa ti ronzano mille pensieri: il lavoro che si ferma di pari passo con le entrate, tua sorella che a giorni dovrebbe partorire e ti piacerebbe poterla aiutare, i tuoi genitori che per quanto in forma rientrano a pieno titolo nella categoria degli anziani.

La vita sotto Coronavirus assume sfaccettature, inclinazioni, modalità, alle quali non eravamo preparati. Per lo meno io. Da un giorno all’altro devi diventare insegnante, per esempio. Nel gruppo WhatsApp di classe arrivano quotidianamente decine di post con l’elenco di ciò che bisognerebbe fare per non restare indietro: italiano, matematica, geografia, scienze, musica. E anche se tuo figlio è solo in prima elementare, ti rendi conto che non è facile. La vicina di casa ti racconta dal balcone che a sua figlia, che è in seconda elementare, deve insegnare l’analisi grammaticale e le tabelline, far fare prove Invalsi. Altre mamme ti spiegano al telefono che i loro, di figli, per fortuna son più grandi e fanno lezione tutti i giorni in videoconferenza.

Ammiro la capacità che tutti stiamo tirando fuori di provarci. Io non lo so se sto facendo il giusto, non lo so come si insegna lo stampatello minuscolo, ma ci provo. E i bambini dimostrano, il più delle volte, grande maturità. Li devi sollecitare, li devi guidare, ma capiscono e si danno da fare. Sui social girano foto di ragazzi che studiano, guardano lezioni davanti al pc, leggono, si esercitano, suonano strumenti musicali con l’insegnante connesso al tablet.

E’ una grande prova per tutti. Non avevamo mai vissuto nulla di simile, non ci eravamo mai fermati. Cercare di guardarne il lato positivo, senza perdere speranza e ottimismo, è forse la ricetta migliore per affrontare ogni giornata.

Oggi alle 17.00 tutta la classe di Tommy si incontra virtualmente con un “Meet”…è la prima volta, non ho idea di cosa possa essere, ma senza dubbio sarà una cosa bella. E una volta passato questo periodo così surreale spero che resterà questo. Il bello che abbiamo saputo creare. La vicinanza che si è fatta più stretta solo ora che siamo tutti obbligatoriamente lontani. La condivisione, la buona volontà, il rimboccarsi le maniche, l’evitare di piangersi addosso perché c’è qualcosa che vale ancor più del lavoro e dei beni materiali.