Verso l’alt(r)o, la meditazione della settimana. L’arcobaleno dopo la tempesta

La rubrica “Verso l’alt(r)o” offre ogni settimana, ogni venerdì, alcuni spunti di meditazione, preparati per noi da un gruppo di giovani collaboratori dell’Ufficio diocesano Tempi dello spirito. Buona lettura.

“Passata è la tempesta [..]

Ecco il sereno
Rompe là da ponente, alla montagna;
Sgombrasi la campagna,
E chiaro nella valle il fiume appare.
Ogni cor si rallegra, in ogni lato
Risorge il romorio
Torna il lavoro usato.
L’artigiano a mirar l’umido cielo,
Con l’opra in man, cantando,
Fassi in su l’uscio [..]
Ecco il Sol che ritorna, ecco sorride
Per li poggi e le ville. Apre i balconi,
Apre terrazzi e logge la famiglia:
E, dalla via corrente, odi lontano
Tintinnio di sonagli; il carro stride
Del passegger che il suo cammin ripiglia

Si rallegra ogniore.
Sì dolce, sì gradita
Quand’è, com’or, la vita?
Quando con tanto amore
L’uomo a’ suoi studi intende?
O torna all’opre? o cosa nova imprende?”

Giacomo Leopardi, La quiete dopo la tempesta

Le parole di Leopardi ci ricordano che le “tempeste”, gli sconvolgimenti, le difficoltà, le paure della vita, una volta affrontate, lasceranno spazio ad un “sereno”, ad un sole che “rompe da ponente, alla montagna”, ad una luce, ad un calore che farà rimarginare tutte le ferite. Oggi, ancor di più, siamo chiamati, ciascuno nel suo piccolo, a far fronte ad una vera e propria tempesta. Siamo nel bel mezzo a qualcosa di sconosciuto, che appunto per questo ci spaventa maggiormente. Ci troviamo in un momento di dura prova: ognuno si trova costretto a fare scelte davvero impegnative. Dal non andare più a trovare i propri parenti, i propri nonni, al mantenere le distanze anche nell’ambiente domestico, al chiudere la propria attività lavorativa, al rinunciare di incontrare amici/che al non vedere più il proprio fidanzato/a. Per non parlare degli operatori sanitari e di tutti i dipendenti delle strutture sanitarie, ogni giorno sottoposti ad un esponenziale aumento del carico di lavoro, in prima linea, per affrontare questa lotta contro la diffusione del virus. Tutti stiamo partecipando a questa corsa, ora più in salita che mai.. quando raggiungeremo la vetta, quando godremo della quiete, sarà grazie al piccolo, ma in realtà indispensabile, sforzo di ciascuno. Come quando in campionato si deve affrontare la prima in classifica: si vince solo se ognuno, dall’allenatore ai giocatori in panchina, ci crede, se ognuno da il meglio di sé, se ciascuno mette a disposizione della squadra il proprio talento. Ci vuole fede e coraggio. Proprio ora. Ora che sono saltati tutti gli schemi, i piani di lavoro, i mille impegni programmati da tempo, le riunioni, le attività educative, le abitudini quotidiane.. Sembra assurdo ma è proprio ora che ci si rende conto di quanto davvero non ci sia nulla di scontato. Di quanto ogni giorno, ogni ora, ogni minuto e ogni secondo siano un dono meraviglioso! Un dono da condividere, un’opportunità da vivere con gioia e gratitudine. La situazione attuale ci sta offrendo una grande occasione per riflettere, per provare a calare questi nostri ammirabili sforzi, che l’emergenza virus ci chiama a mettere in atto, anche nella nostra vita di tutti i giorni, nelle relazioni che ogni giorno viviamo.. in famiglia, al lavoro, con il proprio compagno/a, con i propri coinquilini.. ci si rende conto di quanto vale davvero la pena lasciar morire una parte di noi, in nome dell’amore che ci unisce, in tutte le sue infinite sfaccettature, per riscoprire la bellezza della resurrezione.. Questo delicato momento storico possa renderci ancora più consapevoli dell’importanza di fidarci e affidarci.. ci aiuti a capire che accogliere le difficoltà non come una “sfiga” ma come una “sfida” fa davvero la differenza.. che affrontare la “sfida” insieme è incredibilmente bello perché “se si vive la croce insieme, la croce stessa diventa più leggera”.

Sicuri che andrà tutto bene. Sicuri poiché carichi di quella forza alimentata dalla fede in Dio, Colui che per primo ci ama, che “da valore a tutto ciò che esiste” ed è “pienezza di quella gioia che non svanisce nemmeno quando è bagnata di lacrime”.

Francesca Avogadro