Chiara, neoinfermiera in prima linea contro il coronavirus

Non ci sono stati applausi scroscianti e nemmeno brindisi con parenti e amici, ma c’è stata tanta emozione, l’affetto e la vicinanza dei genitori e consapevolezza che qualcosa di davvero importante di lì a poco sarebbe completamente cambiato. Una laurea decisamente insolita quella di Chiara Menotti, ventiduenne di Bergamo, da pochi giorni ufficialmente infermiera. Ma facciamo un passo indietro, racconta Chiara: “Circa tre settimane fa ho ricevuto una telefonata dalla mia relatrice di tesi che mi informava che la settimana seguente avrei dovuto laurearmi: avevano infatti anticipato di qualche mese le lauree in infermieristica per poter assumere nuovi infermieri al fine di fronteggiare meglio l’emergenza coronavirus. Perciò, tramite una piattaforma di videoconferenze online, io e i miei compagni di corso, ci saremmo laureati da casa. Dopo un primo momenti di panico e smarrimento mi sono data da fare: ho terminato di scrivere la tesi, concluso le ultime pratiche burocratiche e mi sono preparata per il grande giorno. Provavo emozioni contrastanti, anche molta tristezza perché questa discussione non sarebbe stata come l’avevo sempre sognata. Ma speriamo che il momento per i festeggiamenti con amici e parenti arrivi presto! Il giorno tanto atteso era arrivato: sembrava una mattina come tante altre, mi sono chiusa in camera mia e mi sono preparata a discutere la mia tesi. Avevo paura che qualcosa con la connessione non avrebbe funzionato, ma per fortuna è andato tutto liscio. Con me c’erano i miei genitori, uno dei miei fratelli e due miei amici, che non mi hanno fatto mancare fiori, una corona d’alloro e tanto affetto. Ero molto contenta e soddisfatta per il traguardo raggiunto. Il giorno seguente ho compilato le pratiche per potermi iscrivere all’Ordine delle professioni infermieristiche e, da quel momento, sono arrivate numerose telefonate da parte di case di cura, ospedali e cliniche private di Bergamo che mi proponevano colloqui di lavoro. Ho accettato l’impiego presso la Fondazione Carisma ed ho iniziato subito a lavorare. Per la prima volta indossavo la divisa da infermiera e non più da studentessa. Erano passati pochissimi giorni dalla mia laurea e mi sentivo strana: avevo tanta voglia di fare il mio lavoro ma ero anche spaventata, non mi sentivo all’altezza. Fin da questi primi giorni ho purtroppo assistito a molti decessi dovuti al coronavirus: sono esperienze che fanno rabbrividire e riempiono di sgomento. Dal punto di vista fisico dobbiamo prestare molta attenzione: una carezza di conforto che vorremmo dare per alleviare la sofferenza di una persona, in questo contesto non può essere fatta e ciò rende umanamente più triste e complesso il lavoro di tutti noi operatori sanitari. Nonostante tutto ciò, e il dolore che inevitabilmente mi porto a casa, sono molto contenta del mio percorso e dell’esperienza che sto vivendo: sono pronta a svolgere il mio lavoro con professionalità e passione soprattutto in un momento così delicato e particolare come questo”.