Covid-19: la forza delle piccole imprese. Un gruppo per sostenere le partite iva

Un gruppo Facebook, “Piccole imprese alla riscossa!” ( https://www.facebook.com/groups/1486440371527905/?ref=share) per sostenere le partita iva in questa emergenza: l’idea è di Silvia Renon, 31 anni, di Villa D’Adda, titolare del laboratorio sartoriale “Bubabebi”. “Inizialmente il tutto è nato per un impeto di rabbia – racconta- : ho dovuto fermare l’attività e da marzo ho continuato a vedere hobbiste continuare a pubblicizzarsi ovunque. Stare ferma a un hobbista non costa niente, una partita iva invece anche se non incassa deve comunque pagare le tasse. Sono una persona che cerca di farsi scivolare addosso le negatività, quindi ho trasformato questa energia in qualcosa di utile. Da qui nasce “Piccole imprese alla riscossa”: l’intento è far sentire la nostra voce alle clienti, far capire il valore di un piccolo acquisto fatto a una persona che con quello vive e paga le tasse. Le partite iva sono tra le categorie più martoriate: ad esempio gli hobbisti quando partecipano alle fiere pagano la metà. Anche io sono stata un hobbista, per capire se l’idea della mia attività potesse funzionare, per poi aprire partita iva appena possibile, ma mai come ora penso sia giunto il momento di lasciare spazio a queste ultime. Ovviamente non è mia intenzione denigrare le hobbiste, né denunciarle, né fermarle, ma semplicemente trasmettere alla persona che acquista una certa consapevolezza. Finché non si apre una p.iva non si riesce a capire cosa comporta”. Le difficoltà dovute a questa emergenza sono legate alla liquidità e alla parte organizzativa: “Gli ordini sono completamente fermi, manca la liquidità per affrontare tutte le spese fisse che un’attività ha; nel mio caso specifico l’affitto del laboratorio, l’INPS, la collaboratrice, le fatture dei fornitori. Da un annetto ho un fatturato constante, l’attività ha preso piede e funziona molto bene. A fine febbraio avevo pronto il catalogo rivenditori, ma è saltato tutto. Le difficoltà oltre che economiche sono anche organizzative: tecnicamente avendo un e-commerce posso spedire, mentre l’attività produttiva invece deve fermarsi. Ho organizzato in qualche modo lo smartworking, portandomi a casa la macchina da cucire e qualche materiale. È praticamente impossibile portare tutto il materiale che ho in laboratorio, ed è ancora più difficile lavorare con due bambine a casa e il marito in telelavoro.  Intanto posso spedire i prodotti in pronta consegna. Ho avvisato del rallentamento tutte le clienti che avevano ordinato nei mesi scorsi tramite mail, per fortuna hanno compreso la situazione”. Tornando al gruppo Facebook, creato il 4 marzo e che conta finora circa 600 iscritti, funziona come una grande fiera, dove regolari attività con partita iva incontrano i possibili clienti: “Siamo attività, ma soprattutto persone, ognuno con una propria storia. Intanto nel gruppo ho creato diversi album di foto tematici, in cui si possono caricare le fotografie dei propri prodotti, con link al sito o alla propria pagina Facebook, per farsi conoscere. Nei giorni scorsi ho realizzato anche una video intervista a una titolare di un negozio: l’idea è di farlo con tutte le persone del gruppo”. E prosegue: “Uno degli obiettivi è soprattutto  fare incontrare domanda e offerta per sostenere le piccole grande imprese italiane e non; sono presenti non solo mamme, ma anche uomini, artigiani, commercianti, liberi professionisti, da chi vende prodotti per l’infanzia, a chi realizza bilance, a chi lavora il vetro e così via. Inoltre vorrei supportare le attività che in questo momento si stanno confrontando con l’on line, quando prima era un’opzione che non avevano preso in considerazione”. L’obiettivo futuro è di trasformare il gruppo in un vero e proprio sito internet: “Mi piacerebbe aprire un sito internet in cui si possono sfogliare i diversi negozianti che si sono proposti; non un e-commerce ma una vetrina dove ogni persona racconta la sua storia, la sua attività, magari anche offrire sconti, tesseramento, newsletter”.