Covid-19: il dolore e la morte non hanno colore. Omaggio di un cristiano all’amico Abderrahim

Volevo capire.  Volevo trovare un modo – per forza di cose “smart” – per monitorare l’impatto della pandemia da Covid19 sui cittadini di origine immigrata.  Ho quindi provato a dare uno sguardo ai profili facebook di alcuni “attivisti” di associazioni di impronta maghrebina. Ho incrociato un post tutto in arabo e ho chiesto all’amico titolare del profilo di spiegarmi di cosa si trattasse: erano le condoglianze per una coppia di anziani – genitori di un assiduo del Centro Culturale Islamico di Vertova – spirati “insieme” all’ospedale di Seriate per CoronaVirus. E ci siamo chiesti se L’eco di Bergamo avrebbe pubblicato questa particolare notizia. Successivamente altri post hanno evidenziato che il numero di lutti nella comunità marocchina era ben più alto.

L’ottavo deceduto lo conoscevo anche io. Sapevo dalla figlia Bouchra che il sig. Rafiq, mio vicino di casa – quasi coscritto –  e persona sempre disponibile, “presente” e attiva nelle iniziative sociali del quartiere, della comunità islamica o dell’associazione ANNOUR di cui era socio fondatore (l’ultimo “iftar” condiviso a Nembro nell’auditorium Zilioli lo scorso 1 giugno l’aveva organizzato praticamente lui!), stava da diversi giorni lottando nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale. E poi è arrivata la notizia. Prima attraverso le voci del vicinato. Poi, di nuovo, attraverso i canali social. Un altro di quei lutti che a Nembro – nel mese dell’  #iorestoacasa (in quarantena!) stanno scandendo i giorni, sollecitando le varie pompe funebri, offrendo ancora un ruolo “pubblico” ai sacerdoti per la celebrazione delle ultime esequie direttamente al cimitero, straziando le famiglie, private della possibilità di vivere in modo “normale” il commiato dai propri cari.

Sono giorni questi frequentati da numeri, in crescita ieri e speriamo domani in calo, che fanno la conta dei contagiati, dei guariti e dei decessi. Se ne fa carico anche il quotidiano L’Eco di Bergamo, dove le pagine dedicate ai necrologi sono triplicate. Sono pagine care in particolare ai nostri genitori,  alla componente più radicata della comunità bergamasca che cerca di riconoscere, tra le foto con i primi piani dei deceduti, il parente, il compaesano, il compagno di scuola, il collega… alimentando così i legami della comunità. E insieme a ricordi di sicuro scatta il requiem.

Ecco allora da dove viene lo slancio di pubblicare sulle pagine dedicate de L’Eco di Bergamo il necrologio del sig. Rafiq Abderrahim, di anni 56, con la sua foto a mezzo busto.

Consultata l’associazione Annour e, tramite essa, la famiglia, ecco arrivare l’ok, anche se ormai tutta la comunità maghrebina è informata (tramite il tam tam dei social). Ma non tutta la comunità di Nembro e non la Bergamo a cui manca la percezione di come la pandemia non guardi in faccia a nessuno. Recuperare le giuste informazioni, la foto, la frase islamicamente ispirata, ecco pronto il necrologio da pubblicare sul numero de L’Eco di Bergamo del giorno successivo:

 “In verità apparteniamo ad Allah (dio) e in verità a Lui torniamo”

È mancato all’affetto dei suoi cari

Rafiq Abderrahim

di anni 56

Con dolore lo annunciano la moglie El Midali Mbarka e i figli Abdelghani, Sabira, Bouchra, Youness, Adam.

Nembro, 28 marzo 2020.

 

Nel frattempo altre persone e realtà vicine alla famiglia Rafiq colgono l’opportunità per esprimere – sottolineare – la propria vicinanza carica di cordoglio con la formula del “Partecipano al lutto”.

Essere su quelle pagine significa, in questo momento, un modo in più per compensare le distanze con cui i familiari hanno dovuto vivere questa dipartita.

Dall’ospedale fuori provincia dove è deceduto, il sig. Rafiq non rientrerà nella “sua” Nembro. Il suo corpo, nudo, avvolto in un lenzuolo bianco, posto in una cassa semplice, è stato tumulato nella terra del campo dedicato presente nel cimitero di Bergamo-Colognola.

Forse qualche familiare è riuscito ad essere presente. Per gli altri, ecco di nuovo i social: la diretta facebook curata dall’Associazione Musulmana di Bergamo che, attraverso il suo imam e alcuni giovani membri volontari, si è fatta carico di curare il rito della tumulazione di ben quattro defunti, tra cui, il terzo ad essere calato nella nuda terra, il corpo di Abderrahim.

Anche io ho assistito alla diretta facebook che ho condiviso nel mio profilo. Sono rimasto davvero sorpreso, non solo perché era la mia prima volta (seppur virtuale) nel cimitero islamico di Colognola, ma anche nel vedere quante persone hanno vissuto questo evento: in presenza al cimitero (il numero minimo necessario e tutti con la mascherina) e  “a distanza”.

La diretta facebook ha avuto:

  • 113328 visualizzazioni, con un picco di più di 4.200 contatti contemporanei (tra i quali diversi ignari visitatori occasionali che hanno avuto accesso tramite la mia condivisione);
  • 700 circa condivisioni;
  • 1250 e più “mi piace”;
  • 2570 commenti.

Così mi pare di poter dire che quella parte isolata di cimitero testimoni l’esistenza di un’isola dentro la società bergamasca, abitata da coloro che hanno l’arabo come lingua madre e l’islam come religione. Ma che fisicamente e funzionalmente vive qui, dentro questi paesi o quartieri o rioni, contribuendo alla costruzione di legami sociali che sono essenziali, quasi vitali, in questa fase di emergenza e soprattutto per quando l’emergenza finirà, quando sarà benedetto qualsiasi gesto di prossimità e benevolenza.

Ricordo con commozione il gesto buono agito lo scorso anno da Bouchra Rafiq. Era stata proprio lei, accompagnata da papà Abderrahim, a raggiungere la Chiesa parrocchiale di  San Paolo d’Argon per dare voce al desiderio di contraccambiare – in occasione della speciale messa di Pentecoste celebrata con la partecipazione di tutte le comunità cattoliche di altra madrelingua presenti in Diocesi di Bergamo – il saluto/augurio portato dal Vescovo alla comunità musulmana riunita in preghiera al Parco degli Alpini di Nembro per la preghiera dell’Aid al-Fitr:

In sintonia con tutti i credenti musulmani che “vedono nell’altro un fratello da sostenere e da amare”*, ringrazio la comunità cristiana guidata dal Vescovo Francesco per gli auguri ricevuti – graditi – in occasione della Festa di fine Ramadan celebrata lo scorso martedì 4 giugno e volentieri li ricambio in occasione della Festa di Pentecoste, convinta che lo spirito-ruah chiama ciascuno “a esprimere questa fratellanza umana, salvaguardando il creato e tutto l’universo e sostenendo ogni persona, specialmente le più bisognose e povere”*.

*Tratto dal DOCUMENTO SULLA FRATELLANZA UMANA PER LA PACE MONDIALE E LA CONVIVENZA COMUNE sottoscritto a Abu Dhabi il 4 febbraio 2019 da Sua Santità Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb.