E Risurrezione sia

Cari lettori, nell’omelia per la S. Messa del giorno di Pasqua ho proposto alla mia comunità di Grumello del Monte una riflessione sulla Pasqua di Risurrezione nel suo legame con i tempi che stiamo vivendo, legati al contagio da COVID-19. La propongo anche a voi, augurandovi di cuore una Buona Santa Pasqua! Che sia di Risurrezione, per tutti!

Don Alberto

Cristo è Risorto! Buona Pasqua!

Non nascondo, carissimi, la mia fatica nel pronunciare queste parole, in questo momento segnato dalla fatica e dalla sofferenza per la nostra terra e per tante persone che non riescono e non riusciranno a far festa nella nostra comunità!

“Non sono parole mie”

Ma sento il bisogno di gridare “Cristo è Risorto! Buona Pasqua!”, perché queste non sono parole mie, che risulterebbero urtanti di questi tempi, ma sono le parole della fede della Chiesa, che dicono il compiersi di quella promessa di Dio che fonda la speranza di ciascuno di noi!

È Risorto il Signore! E con Lui oggi risorge la nostra speranza che Dio non ci lascia soli, ma da Padre che ama i suoi figli ci benedice e ci custodisce.

L’angelo che si rivolge alle donne spaventate, ci racconta il Vangelo proclamato ieri sera nella Veglia Pasquale, pronuncia queste parole: Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto (…)”.

Oggi, abbiamo ascoltato la parola del Vangelo di Giovanni, che ci pone dinanzi alla questione fondamentale della fede: quella tomba è aperta e vuota, non c’è il Signore. Qualcosa è accaduto. Serviranno gli occhi della fede, non solo la ragione, per comprendere cosa. Tutto dipende da uno sguardo, da come si guarda quella tomba… Quanto è evidente, in questi giorni, la difficoltà di questo passaggio!

“Persone care sepolte in fretta, come il Signore il Venerdì Santo…”

Siamo tutti scossi, in questo tempo, e immobili dinanzi alla freddezza delle pietre che chiudono il sepolcro di persone che ci sono care e, come il Signore il Venerdì Santo, sono state sepolte in fretta e senza lasciarci il tempo di ringraziarle come avremmo voluto. Viviamo la fatica di non poter essere insieme, per vivere le nostre attività, per partecipare alle liturgie nella nostra chiesa, per incontrare persone amiche, per condividere il momento prezioso dello stare a tavola insieme a tutti i nostri famigliari e gli amici.

Sembra di essere tornati a più di duemila anni fa, quando in un angolo sperduto del mondo i discepoli di un uomo morto crocifisso erano rinchiusi in casa per la paura di essere a loro volta uccisi e alcune donne si recavano al sepolcro, il giorno dopo la sepoltura, per piangere e dare dignità a quel corpo martoriato dal supplizio della croce. Quanti dei nostri ammalati, i crocifissi di oggi, come afferma Papa Francesco, sono morti così! Cosa ha da dire la Pasqua di Risurrezione a tutte queste situazioni? Cosa dice a noi e alla nostra comunità?

Il Dio fedele tiene con sé i suoi figli, anche quelli che muoiono soli

Innanzitutto ci dice, nelle parole dell’angelo e del Signore stesso alle donne, che Gesù è Risorto, ossia che il nostro Dio è un Dio fedele, che non abbandona il giusto al suo destino, ma compie la sua promessa di tenere con sé i suoi figli. Ripetiamo spesso che molti dei nostri cari sono morti da soli e questo costituisce il motivo principale dello strazio dei parenti, percepito attualmente addirittura più grande della perdita stessa della persona amata, perdita di cui, forse, non ci si rende ancora pienamente conto.

Ora, la Pasqua di Risurrezione ci dice, nella fede, che se è certamente comprensibile ed umano il nostro dolore per non aver potuto essere accanto ai nostri cari nel momento della loro partenza da questo mondo, tuttavia, essi non sono morti soli. Io credo che al momento del loro ultimo respiro sia stata presente colei che l’actio liturgica della Passione del Signore di Venerdì ci ha presentato, insieme al discepolo amato, presso la croce del Figlio. Maria ha accolto e accompagnato ciascuno dei nostri cari nell’eternità, nell’abbraccio del Risorto.

Il Dio fedele e i suoi angeli

E non possiamo dimenticare, in questo momento, anche la presenza, accanto agli ammalati, di tutti quegli angeli, medici, infermieri, operatori del sistema sanitario, che sono la mano di Dio presso gli uomini. A loro va la nostra preghiera, che si rivolge anche  a tutte quelle persone che nei negozi dei beni primari, nelle fabbriche, nelle attività di pulizia, come amministratori delle comunità o volontari della Protezione Civile, come servitori dello Stato nelle forze dell’ordine, stanno combattendo perché la situazione possa tornare alla normalità. Carissimi, voi siete i segni della speranza della Pasqua, di un’umanità amata da Dio impegnata a  difendere il bene primario, la vita di ciascuno, dono del Padre: a voi va, oggi, tutta la nostra riconoscenza.

La Pasqua del Signore parla anche a ciascuno di noi, chiedendoci di riscoprire ciò che più conta nella nostra vita. Mi soffermo, a proposito, su una domanda che mi sembra importante e che in molti, in modi e luoghi più o meno opportuni, si stanno ponendo: cosa cambierà questo tempo che stiamo vivendo? A cosa porterà questa lunga quarantena, dal punto di vista umano? Personalmente, diffido da tante parole che ho letto, caratterizzate da una poetica dolciastra e da una retorica vuota, che leggono nella situazione che stiamo vivendo il motore del cambiamento personale e comunitario. Non credo sarà così. Non sarà così. Tutto ciò che accade è certamente occasione per imparare e per cambiare, ma ciò non avviene senza di noi.

E dopo cambieremo se accetteremo di farci cambiare

Ciascuno di noi uscirà rinnovato da questo tempo di prova, ci dice la Pasqua, se vorrà mettersi in gioco e lasciarsi provocare dalla storia nostra e degli altri uomini, con tutte le sue pieghe e le sue piaghe, anche quelle più dolorose. Dio non usa violenza sulla nostra libertà. A ciascuno di noi spetta il compito di lasciarsi leggere dalla Parola, che ha il volto di Gesù Crocifisso e Risorto, perché Lui parli alla nostra vita e la risani, la faccia risorgere. Per questo, dobbiamo essere disponibili a morire a noi stessi ogni giorno, a svuotarci di ciò che occupa inutilmente il nostro cuore e la nostra vita, per poter godere della Risurrezione. È troppo facile invocare il cambiamento degli altri, delle persone a noi ostili o anche solo antipatiche, delle istituzioni, della politica e della Chiesa…: a nulla servono i cambiamenti altrui, se non siamo innanzitutto disponibili a fare la fatica di affrontare il cambiamento più difficile, quello di noi stessi! La Pasqua del Signore ci dia il coraggio necessario a questo compito decisivo per la vita di ciascuno di noi e della nostra società.

La Chiesa e la crisi del giovedì santo

E alla Chiesa, cosa dice la Pasqua? Sento spesso dire che la Chiesa è in crisi… Su questo, concordo con quanto mi è capitato di leggere in questo tempo di quarantena da un autore che stimo tantissimo, Timothy Radcliffe, che nel suo bel libro di ormai dieci anni fa, “Essere cristiani nel XXI secolo”, ricorda che la Chiesa visse la sua crisi più drammatica il Giovedì Santo, quando Gesù era sul punto di subire una morte umiliante e la sua comunità andò dispersa. In fondo, se vissuti nella fede, anche i tempi di crisi, che attraversano la storia dell’umanità intera, possono essere deserti che diventano strade.

In fondo, dopo quel Giovedì Santo, annota  giustamente Radcliffe, avvenne la Pasqua. La Pasqua fu ben più di una semplice rianimazione di un cadavere perché, in Gesù, Dio aveva trionfato su tutto ciò che è in grado di distruggere una comunità: il peccato, la menzogna, la calunnia, il fraintendimento voluto, la sofferenza e la morte. Questo compie Dio nella Risurrezione del Figlio: pertanto, se vogliamo, se sapremo lasciarci guidare dallo Spirito, anche la nostra società e il nostro essere Chiesa potranno risorgere.

E allora che sia una Buona Pasqua!

Desidero abbracciare, seppur a distanza,  tutti e ciascuno, mentre ci ricordiamo reciprocamente nella preghiera! Oggi, in particolare penserò a tutte le persone che piangono la morte di una persona cara: possiate riconoscere i vostri cari, trasfigurati dalla luce della Pasqua, vivi e presenti accanto a voi!

Penserò ai  miei ragazzi degli Oratori e delle scuole di Grumello e di Telgate, con le loro famiglie: possiate far tesoro di questo tempo, per gustare maggiormente il ritorno, speriamo più vicino, alla vita di tutti i giorni, con le apparentemente piccole,  ma, ora lo sappiamo bene, in realtà grandi cose che la caratterizzano.

Penserò agli anziani e agli ammalati che si sentono soli, perché ciascuno di noi trovi modi e tempi di prossimità a loro.

Penserò anche a voi, cari fratelli e sorelle guariti dal Coronavirus, perché possiate essere, in questa Pasqua, segni di quella speranza che viene dalla Risurrezione del Signore.

Cristo è Risorto! A tutti, Buona Pasqua!