Da oggi vi proponiamo una rubrica per raccontare il Ramadan e capire meglio e più da vicino che cosa accade in questo periodo nelle comunità musulmane che vivono tra di noi. Questa proposta nasce in collaborazione con l’Ufficio diocesano per il dialogo interreligioso di Bergamo: un’iniziativa culturale a sostegno della conoscenza reciproca e del dialogo. Protagonista di questo “diario” è una giovane studentessa universitaria che vive e lavora nella nostra provincia.
Ciao, mi chiamo Nadia El Ghaouat, ho 24 anni e sono nata e cresciuta tra i colli di S. Fermo e il Lago d’Iseo, da genitori di origine marocchina. Attualmente sto completando i miei studi presso il Dipartimento di Economia all’Università di Bergamo mentre mi occupo di E-Commerce in un’azienda del settore cosmetico.
Quel “nemico invisibile” non ha fermato la fede
E’ mattina e non so come vestirmi, il clima è un misto di temperature tropicali e siberiane. Trovo un compromesso, mi metto qualcosa di più pesante e spalanco le finestre. All’improvviso, un flashback mi riporta alle estati in Marocco e alle serate in terrazza a giocare fino a che la miriade di moschee della città si susseguiva con l’eco dell’adhan, il richiamo alla preghiera. Torno alla realtà e ricordo che oggi è Pasqua e l’effetto domino di voci è Papa Francesco che predica la messa in TV, su cui sono sintonizzati tutti i miei vicini di casa. Mentre ascolto e cerco di distinguere le parole, ripenso a tutto ciò che
il nemico invisibile ha fermato. No ai concerti, eventi e uscite ingiustificate. Fiere ed olimpiadi rinviate. Scuole e attività chiuse. Eppure, il virus non è riuscito a sconfiggere la fede. Quella che spesso si mette in discussione si è rivelata un’arma vincente per farsi forza e andare avanti. Per questo, Pasqua si è festeggiata lo stesso e tra qualche giorno anche il Ramadan, il nono mese del calendario lunare, si inizierà lo stesso. Oltre agli sforzi per il lockdown, si aggiungeranno anche le azioni contemplate dal quarto pilastro islamico, vale a dire l’astinenza da cibo, bevande, attività sessuali e conflitti di qualsiasi genere dal fajr al maghreb, ovvero dall’alba al tramonto. Le moschee rimarranno chiuse e non ci si potrà ritrovare per le preghiere collettive. Non si potrà condividere l’iftar, la rottura del digiuno, con altri famigliari o amici. Di solito, si ha il tempo di prepararsi al mese più esigente dell’anno come un atleta per una gara. Ci si chiama per scambiarsi gli auguri per un sereno Ramadan e si scherza su chi non riuscirà nell’impresa. Questa volta però, siamo tutti distratti da telegiornali, bollettini poco rassicuranti ed ogni squillo di telefono sembra essere la premonizione di una triste notizia. Forse è per questo che l’aria del Ramadan ancora non la sento. O forse, è solo perché grazie all’isolamento, nessuno mi ha ancora chiesto la rituale domanda “ma quindi, non mangi e non bevi nulla? Neanche un goccio d’acqua?”.
Due lingue, due culture, due passaporti e un doppio calendario
Se è vero che l’esistenza è scandita dal tempo, allora posso affermare di viaggiare a due velocità differenti. Mi spiego. Il tempo lo misuriamo in anni, mesi, giorni, ore. I pianeti orbitano intorno al Sole mentre equinozi e solstizi scandiscono le stagioni. È secondo queste, che poi, elementi come il clima o la vegetazione si riflettono in tutte le loro forme. Per esempio, nell’emisfero boreale è normale che in autunno gli alberi comincino a perdere le foglie. Oppure, che nei vigneti a settembre si faccia la vendemmia. Il calendario solare è ordinato, abitudinario e come se non bastasse, ogni quattro anni chiude i conti recuperando le ore “perse” con un giorno in più. E la luna, invece? La luna non si cura degli altri corpi celesti, si rivolge alla Terra e le ruota intorno senza presunzione, brillando timida di luce impropria. A pochi giorni dall’inizio di Ramadan, realizzo per la prima volta, che anche io ha un moto di rotazione, ma a differenza degli altri pianeti orbito intorno a due fuochi, il Sole e la Luna. Non sono solo il frutto di due lingue, due culture, due passaporti, ma anche di un doppio calendario che con ritmi diversi orchestra la mia vita. Ora, dopo aver trovato una risposta in più su chi sono, mi ricordo che oggi, come ogni anno, la stessa storia si ripete. È certo che il Ramadan sta per iniziare, ma non si sa esattamente quando. Ogni anno scala a ritroso di 10 o 11 giorni. Quest’anno, secondo alcuni inizierà giovedì 23, per altri venerdì 24. Bisognerà attendere che la sera prima, l’osservatorio astronomico in Arabia Saudita confermi la presenza della luna crescente. Spesso non basta e diversi paesi decidono di dare il via al digiuno con un giorno di differenza. Questa eterna diatriba mi ha sempre fatto sorridere. Non riesco a capacitarmi come nel 2020, nell’era dell’intelligenza artificiale e a fronte di rivoluzioni astronomiche nella storia islamica, non si riesca ancora a trovare un accordo comune. E ci mancava solo il coronavirus, ad alimentare le incertezze di alcuni che mettono in dubbio pure se farlo o meno!
Nadia El Ghaouat