Ultima ora: ieri Papa Francesco ha telefonato all’oratorio di Nembro per trasmettere ai ragazzi la sua gratitudine per quanto stanno facendo nella comunità. Ecco il videoracconto della telefonata del curato don Matteo Cella.
«È un desiderio silenzioso, inespresso, ma fortemente presente. Ed è quello di un’umanità futura migliore». Don Matteo Cella, curato dell’oratorio di Nembro, ne è certo: è la speranza di un mondo più equo e trasparente ad aver mosso gli adolescenti del paese che, da fine febbraio, in risposta all’epidemia di Coronavirus, hanno messo in pratica i loro saperi e le loro competenze, dando infine vita a una rete di solidarietà che, in un comune così duramente colpito dal virus, ha testimoniato (e continua a testimoniare) l’unione dei cittadini e la voglia di tornare a vivere. «Ad essere onesti, all’inizio, quasi nessuno di noi aveva capito la gravità della situazione: le prime disposizioni governative, del resto, sono state decretate in prossimità del carnevale e anche il clima festoso ha contribuito ad alterare la percezione di quanto stava accadendo – racconta il curato –. Quando però il numero dei contagiati e dei morti è esploso e Nembro si è rivelato uno dei paesi più interessati, tutti si sono resi conto come l’emergenza fosse reale e quanto fosse dura». Una circostanza dolorosa che, all’inizio, ha disorientato i ragazzi della parrocchia ma che ha poi generato in loro, grazie al coordinamento di don Matteo, la volontà, all’interno di una comunità ferita, di reagire, in modo generoso, responsabile e totalmente disinteressato. «La prima occasione si è presentata quando il comune e i servizi sociali hanno chiesto, al nostro oratorio, di creare un gruppo di volontari, che potesse andare a distribuire, casa per casa, dei volantini informativi, sia a livello logistico sia a livello sanitario – spiega don Matteo –. Nell’arco di un quarto d’ora, tramite WhatsApp, ho raccolto, da parte degli adolescenti, più di quaranta adesioni. Il volantinaggio è stato effettuato tre volte e, nel frattempo, la partecipazione è pure leggermente cresciuta, coinvolgendo, in totale, cinquanta giovani».
Progetto usignolo, lo spazio compiti si trasferisce online
Ma la solidarietà ha abbracciato anche l’istruzione e la liturgia: «Da anni, portiamo avanti il Progetto usignolo: uno spazio compiti che coinvolge circa settanta persone, fra bambini della scuola primaria e preadolescenti della secondaria di primo grado – spiega il curato –. Due delle ragazze che collaborano con il progetto, Michela e Daniela, hanno dato la propria disponibilità per organizzare lo spazio compiti on-line. Un’iniziativa che ci ha fatto comprendere, fra l’altro, come, sul nostro territorio, siano presenti diverse famiglie che fanno fatica ad approcciarsi alla didattica a distanza: c’è chi non ha un computer, chi ne possiede solo uno e non ha molta dimestichezza con la tecnologia o chi è privo della stampante. Si è pure pensato, dunque, di stampare il materiale in formato pdf (quello inviato dalle docenti scolastiche) e di farlo recapitare, sempre tramite una rete di volontari, ai nuclei familiari in difficoltà tecnologica.
Le Messe in streaming e gli stati generali della musica
Un’altra importante attività è stata quella della trasmissione della messa in streaming: ci si doveva attrezzare per offrire un servizio qualitativamente all’altezza (altrimenti tanto sarebbe valso guardare la celebrazione alla tv). È stato sorprendente scoprire quanto questa progettualità sia mutata in terreno fertile, che ha permesso, grazie alle conoscenze apprese a scuola, di far emergere i talenti nascosti dei ragazzi, di mettere alla prova la loro capacità organizzativa. Ecco che, dunque, sotto la direzione tecnica di Mattia, Fabio ha curato la fotografia, Francesco l’audio, Daniele l’illuminazione, Gloria la pagina Facebook, mentre Filippo e Alessandro hanno pensato a regia e riprese: la chiesa è diventata una sorta di teatro di posa, una sala cinematografica e il risultato si è rivelato ottimo, confermato dalle reazioni positive dei tanti follower». Un’esperienza che sancisce la capacità degli adolescenti di rendere, attraverso sensibilità diverse, trasversale e condiviso il proprio sapere; un’esperienza dai significati plurimi: «La liturgia online non è stato solo un modo per non perdere la messa della domenica – afferma don Matteo –, ma anche per testimoniare la nostra vicinanza al resto della comunità. È la cura che i ragazzi han posto e continuano a porre in questo servizio che contribuisce a logorare le distanze, a trasmettere alle famiglie un messaggio di fiducia e di speranza. Il coronamento di questo impegno, se così si può dire, si è concretizzato nell’incontro fra questi adolescenti e i musicisti Gianluigi Trovesi, Stefano Montanari e Gianni Bergamelli, avvenuto la domenica di Pasqua, quando i tre grandi artisti hanno offerto ai fedeli una piccola elevazione musicale. Trovesi, Montanari e Bergamelli hanno subito scorto un potenziale nell’inventiva e nella progettualità dei ragazzi che hanno curato le liturgie in streaming: è nata l’idea di un’iniziativa futura, dal nome “Gli stati generali della musica”, alla quale potrà partecipare qualsiasi cittadino di Nembro con competenze musicali. Il progetto è ancora in cantiere, ma, passata l’emergenza, pensiamo a un evento musicale, che possa partire dal basso e che possa essere all’insegna della rinascita».
Vicini a chi si sente solo e fatica a trovare speranza
Ma c’è chi, anche fra i più giovani, la rinascita non la vede ancora. «È bello e confortante parlare degli adolescenti che, a fronte di una situazione terribile come quella che stiamo vivendo, hanno fatto buon viso a cattivo gioco, impegnandosi, senza misurare troppo il tempo – dice il curato –, ma è anche vero che ci sono diversi ragazzi che, da quando è scoppiata l’emergenza, si sono impauriti, si sono chiusi in loro stessi e rinchiusi in casa. C’è chi si sta annoiando a morte davanti ai videogiochi, ma anche chi sta vivendo con ansia e preoccupazione questo momento, magari perché ha subito un lutto. Sono questi i ragazzi più difficili da raggiungere: spesso, non rispondono ai messaggi o alle chiamate, risultano un po’ invisibili. Dopotutto, non è semplice ritrovarsi, da un giorno all’altro e in modo non consuetudinario, a dover riempire un vuoto, quello della dimensione comunitaria (incarnata, in primis, dalla scuola) che è venuta meno: se i ragazzi vengono tenuti impegnati in modo equilibrato, possono mantenere una certa serenità, reagendo in modo funzionale ad un problema e, magari, trovare l’occasione per spendersi, in modo spontaneo e istintivo, per gli altri. Ma se i più giovani si sentono abbandonati, è quasi automatico che, poi, si isolino sempre di più».
“Liberi pensieri” sul canale Youtube
Anche per questo, don Matteo, fin dall’inizio dell’emergenza, ha cercato di mantenere aperto il dialogo con gli adolescenti: «Gli educatori dell’oratorio, grazie allo streaming, hanno tenuto vivo il percorso del venerdì sera che, di solito, facevamo con i ragazzi. L’obiettivo è stato quello di non perderli di vista, di ascoltarli, di alleviare il peso delle loro giornate. Sono nati anche progetti simpatici per alleggerire l’atmosfera: il gruppo di terza media si è inventato un laboratorio di cucina a distanza, mentre quello di prima superiore ha elaborato un torneo sotto forma di quiz. Ogni giorno, c’è un pretesto per potersi sentire. Ma c’è anche il progetto dei ragazzi di quarta superiore, si chiama “Liberi pensieri”: gli adolescenti, attraverso scritti, disegni, fotografie o video, hanno proposto delle riflessioni, cercando di elaborare i sentimenti e le sensazioni che stavano (e tutt’ora stanno) sperimentando, in modo da poter trasformare l’emergenza in esperienza e sapienza. Sono più di cinquanta le mail giunte con gli elaborati: nei prossimi giorni, pubblicheremo tutto sul canale Youtube dell’oratorio».
Le preoccupazioni per l’estate
Ma una grande preoccupazione rimane: cosa succederà nei mesi successivi? «Gli adolescenti mi chiedono cosa faremo durante l’estate, se Cre e campi estivi si faranno – spiega don Matteo –, il desiderio di partecipazione è grande: l’anno scorso abbiamo avuto quasi duecento animatori. Risposte, per ora, non ne ho, ma da prossima settimana partirà un corso di e-learning per gli animatori: per tre settimane, attraverso l’aiuto di alcuni esperti di formazione e comunicazione, caricheremo su un portale specifico dei contenuti, articolati in cinque livelli diversi (basati all’esperienza pregressa del singolo) con tanto di “esercitazioni” da fare a casa. Al momento, le adesioni sono 130. Non so, però, che tipi di mesi saranno quelli che ci aspettano». Dubbi e perplessità che non scalfiscono, comunque, la speranza: «C’è una domanda che, fra la gente, ricorre spesso: ci si chiede come sarà il futuro. È un quesito un po’ ridondante. Forse, sarebbe meglio concentrarsi sul tempo presente, imparare a prenderci cura del nostro prossimo, in modo che non si senta solo o abbandonato e, magari, guardare all’esempio dei tanti ragazzi che qui a Nembro si sono prodigati per la comunità. Un impegno collettivo che testimonia la volontà di una società più solidale, più attenta all’ambiente e alle persone».