Il Covid-19 e la ripartenza. La tentazione di dimenticare. I funerali ingessati

Il coronavirus è a una svolta. Lunedì c’è la desideratissima ripartenza. È tale l’euforia per quello che non c’è più – la prigionia in casa – che ci si potrebbe dimenticare di quello che c’è ancora – il coronavirus che continua ostinatamente a far morire.

Il meccanismo di difesa: dimenticare

Chissà se anche stavolta avverrà quello che avviene sempre quando il grande pericolo si allontana: ci si difende dalla grande paura dimenticando. Avviene, per molti di noi, anche nei grandi dolori personali. Spesso non sappiamo conservare nulla dei grandi lutti: solo ricordi slegati tra loro, particolari marginali, irrilevanti. Il volto della persona cara morta, cancellato, la notizia che ci ha sconvolti, svanita: ci rimane in corpo soltanto un vago senso di angoscia di quando, quel giorno, lui, lei se n’è andato. Così succede spesso anche nei grandi eventi sociali. La dimenticanza diventa un meccanismo di difesa. È successo molte volte. Succederà così anche stavolta? Vedremo.

I funerali tra igienizzazioni e mascherine

Le autorità religiose hanno dato istruzioni per l’unica forma di liturgia permessa: i funerali. Anche la curia di Bergamo ha mandato una lettera. Si ribadiscono: distanze, mascherine, sanificazione a funerale avvenuto, precauzioni prima e dopo: tutto come da disposizioni ministeriali. Mi incuriosisce, in particolare, quando si stabilisce per la comunione durante la messa funebre: “Si ometta lo scambio della pace. Prima di distribuire la comunione ai fedeli, il sacerdote si igienizzi accuratamente le mani e indossi la mascherina coprendo adeguatamente naso e bocca. Per evitare spostamenti dei fedeli sia lui a passare, distribuendo a ciascuno l’ostia sulle mani, avendo l’avvertenza di evitare il contatto fisico con esse”.

Le esigenze pratiche, funzionali, non sono mai andate d’accordo con quella che si chiama, correntemente e genericamente, la bellezza della liturgia. La liturgia è così perché è così, non perché serve a qualcosa.

Dovessi celebrare un funerale mi preoccuperei di rendere il più possibile liturgico quello che non lo è. Prendiamo, proprio, la igienizzazione delle mani prima della comunione. Dovrebbe essere possibile, fare la cosa come una seconda lavanda delle mani, con le stesse modalità della prima. Eviterei accuratamente di dare l’idea di una rigorosa operazione medica. Si può versare l’igienizzate da parte di un inserviente, si può asciugare con una asciugatoio ovviamente pulito… Così come si sono lavate le mani prima dell’inizio della liturgia eucaristica, all’offertorio, si lavano alla fine, prima della comunione.

Resta la mascherina che non è il massimo come paramento liturgico. Se si dovesse andare avanti a lungo, probabilmente, qualcuno tenterebbe di mettere insieme una mascherina che non sia soltanto efficace ma anche bella, liturgicamente bella. Ma ci vorrebbe un po’ di tempo. Ecco: speriamo che non ci sia il tempo per preparare delle mascherine liturgiche antivirus.