Covid-19, la storia di Samuel, bergamasco in Germania: “Meno casi e più libertà, ma tutti rispettano le regole”

Samuel Ravaglioli, 34 anni, di Bergamo, da agosto 2016 vive a Monaco di Baviera, dove lavora come responsabile export di un’azienda nel settore della dermocosmesi. “Dal punto di vista della libertà personale qui la situazione è diversa rispetto all’Italia – racconta -: è permesso fare sport all’aperto, tenendo le distanze dagli altri, e stando all’interno del proprio comune. Si può incontrare un’altra persona estranea al nucleo familiare, non più di una alla volta. I negozi piccoli hanno riaperto, con l’obbligo di indossare la mascherina all’interno, ma non fuori.
I tedeschi seguono molto le regole, e ci sono diversi controlli: nel parco dove, prima di Pasqua, andavo a praticare sport individuale c’erano camionette della polizia, poliziotti a cavallo e in moto a controllare che tutti rispettassero le distanze. Leggendo il numero delle denunce e delle persone risultate positive in giro in Italia, sono rimasto un po’ shockato”. Al 27 aprile in Germania ci sono stati 155.193 casi, e 5.750 morti. Samuel a metà febbraio era a Bergamo per festeggiare il compleanno di suo padre: “poi sono partito per un viaggio di lavoro tra Dubai, Seul e Tokyo, avevo tappa anche a Shangai ma è stata cancellata. A Seul prima di entrare in hotel veniva misurata la temperatura. Un mio contatto di Hong Kong, occidentale, dice che l’Europa ha perso l’occasione di prepararsi: non hanno creduto a quello che succedeva lì, pensavano che fosse un problema asiatico, che non sarebbe arrivato da noi”.
I sentimenti di Samuel in questo periodo sono contrastanti: “Da un lato mi sento ‘fortunato’ nel non trovarmi nel ‘focolaio’, dall’altro vorrei essere lì vicino alla mia famiglia. Non posso fare nulla, solo sperare che non accada loro niente, perché non potrei raggiungerli. Sono grato ai vicini che in caso di necessità sono disponibili. Io e mia sorella abbiamo sin da subito costretto i nostri genitori a cambiare le loro abitudini, facendo la spesa on line e proibendo loro di andare a trovare il nipotino. Grazie alla tecnologia ci si sente, ma più di quello non si può fare. Purtroppo ho tre conoscenti in Bergamasca morti per Covid-19. Quando sono successi i primi contagi, cercavo di sensibilizzare tutti qui, anche tramite le stories del mio profilo instagram, parlando di Bergamo e del suo ospedale eccellente.
In Baviera il 15 marzo ci sono state le elezioni federali, fino a quel momento nessun politico si era pronunciato sulle misure da prendere. Io, sapendo della situazione in Italia, ero già a casa, ma era un bel week end, tante persone erano in giro. In azienda gli uffici sono per lo più singoli, in alcuni dipartimenti ci sono 4/5 persone a ufficio. A livello di contatti potenziali, sono molto più limitati rispetto a chi lavora in altri ambiti, come ospedali e supermercati. Io lavoro da casa; come azienda vendiamo i prodotti a farmacie e drugstore, quindi non ne abbiamo risentito al momento”. E conclude: “Non vedo l’ora di tornare in Italia ad abbracciare la mia famiglia”.