Il vescovo Francesco Beschi: “La vocazione è un appello alla responsabilità”

“La vocazione è un appello, una voce, una parola così personale che nel momento in cui viene riconosciuta spalanca l’orizzonte della vita”. Così il vescovo di Bergamo monsignor Francesco Beschi ha ripercorso il significato della vocazione nella Giornata mondiale di preghiera ieri, 3 maggio, durante la Messa celebrata nella basilica di Santa Maria Maggiore. “A ogni persona umana appartiene una vocazione” ha sottolineato, spiegando che prima di tutto bisogna “saper ascoltare”, ma poi “bisogna rispondere, ed è sempre un gesto di libertà e di responsabilità”.

La riflessione di monsignor Beschi ha abbracciato con uno sguardo ampio ciò che le famiglie e le comunità cristiane stanno sperimentando in questo tempo di pandemia: “In queste settimane e mesi – ha detto – abbiamo avuto la possibilità di ascoltare meglio la Parola del Signore. Tanti me lo hanno anche testimoniato con i loro scritti. Hanno trovato in questo momento di prova lo spazio giusto. Vorrei invitarvi a continuare, perché il Vangelo vi sia familiare e non sia mai scontato. Può darsi che durante una celebrazione una persona ascolti e alla fine neppure si ricordi più che cosa ha ascoltato. A partire dalla lezione di questi giorni ci rendiamo conto di quanto il Vangelo sia necessario alla nostra fede, e quindi quanto sia necessario a volte un ascolto silenzioso, per lasciare che la voce di Gesù risuoni nella nostra coscienza. In questi giorni è la famiglia ancor più della comunità il luogo dove avviene questo ascolto.

C’è una risonanza particolare con il Vangelo, da sempre, nelle parole dei poveri: “Emblema particolare di questo è stata nelle ultime settimane la condizione del malato, anch’essa una forma di povertà, di fragilità. Diceva aiuto, salvami, a volte nemmeno con le labbra, ma soltanto con gli occhi. Tanti ricordano gli sguardi scambiati da lontano, nella terapia intensiva oppure gli sguardi dei propri cari quando guariscono e finalmente possono tornare ad avvicinarli”. La vocazione è comunque sempre rappresentata dall’altro, dal confronto con la realtà che chiede di dare il meglio di sé: “Ci chiama – aggiunge il vescovo – a dare noi stessi, la nostra competenza, la nostra vita, perché alla fine in momenti come questi non si può barare. Ognuno è chiamato a mettere in gioco le proprie inclinazioni e passioni”. L’ascolto deve essere così attento, ha proseguito il vescovo, da arrivare fino al cuore, oltre le parole che vengono pronunciate apertamente: “Da questo ascolto attento scaturisce la consapevolezza della propria vocazione e missione. Poi bisogna rispondere ed è sempre un gesto di libertà e di responsabilità. La vocazione non è una specie di programma, come quelli che si inseriscono negli strumenti di cui possiamo disporre, come un software. La risposta vocazionale alla realtà per chiunque: per una famiglia, per un’azienda, per una città, è la responsabilità. E questo comporta anche fatica, c’è bisogno di rigenerare le forze, le energie. Per i cristiani questa rigenerazione passa dalla relazione con Gesù. Ne avremo molto bisogno anche nei prossimi mesi. Abbiamo vissuto con un’intensità particolarissima queste settimane, ma non meno impegnativo sarà il futuro che ci aspetta. La fedeltà e la fatica siano nutrite e alimentate non soltanto dalla necessità o dalla paura o dall’interesse ma da quella interiore responsabilità che per un credente trova alimento profondo nel tenere fisso lo sguardo su Gesù”.

Il vescovo ha concluso con un accenno al percorso di ripresa delle celebrazioni, compatibilmente con le disposizioni governative: “Questa basilica adesso è vuota e sappiamo che la bellezza di una chiesa non sta mai soltanto nelle opere d’arte, perché non è un museo: ci auguriamo di poter tornare presto a celebrare nelle nostre chiese con la gente. Certo lo dovremo fare non solo con la prudenza che deriva dalle nostre responsabilità, ma con le disposizioni che lo potranno garantire, quindi anche con un po’ di pazienza per poter corrispondere ad esse. E’ stata data ora la possibilità di poter celebrare i funerali, anche se con poche persone e ci attendiamo presto di tornare a celebrare anche l’eucaristia, anche se con le modalità che la situazione richiederà”.

Alleghiamo di seguito il video della veglia delle vocazioni che si può rivedere sul canale Youtube Vocazionibg con gli altri materiali messi a disposizione dall’Ufficio diocesano vocazioni. Segnaliamo inoltre l’appuntamento di giovedì 7 maggio alle 17,30 con il rosario con il vescovo monsignor Francesco Beschi dal Seminario Giovanni XXIII di Bergamo.