Le fiabe della città deserta. La magia della piuma volante

E’ passata una settimana dall’inizio della “fase 2” e l’aria sembra più leggera. Le città si sono ripopolate, la gente ha ricominciato a uscire, mantenendo le mascherine e il distanziamento sociale, secondo le regole. Raccontiamo anche questo nelle nostre fiabe di animali in cui entra la realtà che stiamo vivendo. Un modo per guardarla con altri occhi, con un pizzico di speranza, di tenerezza e di meraviglia. La foto è © di Giovanni Diffidenti). Vi ricordiamo anche tutte le altre fiabe in cui abbiamo raccontato avventure di conigli, ibis sacri, agnelli, galli, cerbiatti e oche.

Nell’aria vola una piuma. Il vento la sposta lentamente. Riccardo la segue. Grida: “Piuma, dove vai?” e la sua voce rimbomba nel silenzio del cortile.

E’ una piuma elegante, marrone e bianca. Chissà a chi appartiene? Disegna cerchi larghi nell’aria. Riccardo vorrebbe prenderla e portarla alla sua mamma.

Lei però continua a scappare, ma dove va?

Il bambino corre, si allontana senza accorgersene, la mamma lo chiama dal balcone: “Riccardo, torna indietro!”.

Lui però non può voltarsi, altrimenti la piuma se ne va.

La mamma si mette la mascherina e scende di corsa dalle scale per inseguire Riccardo, così Lisa, sua sorella, che sta studiando in camera sua, la chiama: “Mamma, dove vai?”

“Riccardo è uscito di corsa dal cortile!” grida la mamma.

Così Lisa prende la sua mascherina rosa con le caramelle, se la infila e corre giù anche lei.

Davanti a tutti c’è la piuma. Poi c’è Riccardo, poi la mamma, poi Lisa, e tutti e tre corrono come matti, per tenere il passo del vento.

Betta, che va all’asilo con Riccardo, lo vede correre dalla finestra. “Riccardo, ma dove vai?”

“Sto inseguendo una piuma”, grida lui senza distogliere mai lo sguardo da quell’oggetto magico che vola davanti a lui, e la sua voce arriva appena fino alla finestra, allungata dal vento.

Betta chiama la mamma, si mettono la mascherina e si uniscono a quella buffa corsa. Quando la mamma di Riccardo si volta e vede Lisa, Betta e la sua mamma correre dietro di lei con la mascherina si mette a ridere. Allora anche loro ridono, perché la risata è contagiosa, ma non smettono di correre.

Il cielo è così azzurro che sembra finto. Le nuvole sembrano zucchero filato e Riccardo pensa che potrebbero essere uscite dal libro di fiabe che la mamma gli racconta la sera.

Non smette mai di guardare la piuma, che continua a volare per conto suo, finché si posa sul ciglio della strada. Riccardo si china per prenderla, ma l’anatra è più svelta di lui.

Riccardo fa un salto indietro: ma da dove è spuntata, così da un momento all’altro? Le sue piume sono lucide, sembra quasi che brillino sotto il sole.

“Non mi hai visto perché stavi guardando la piuma. Perché la stavi inseguendo?” gli dice l’anatra.

“Le anatre non parlano – risponde Riccardo, un po’ seccato – comunque se proprio lo vuoi sapere volevo regalarla alla mia mamma”.

“Le anatre comuni non parlano – risponde lei – ma quelle delle fiabe sì. Va bene, puoi tenere la piuma, ma non toccare i miei anatroccoli”.

A quel punto Riccardo scopre che dietro l’anatra ci sono cinque anatroccoli che lo guardano con gli occhi sgranati.

“Mamma chi è quello lì?” chiede uno.

“Non si dice quello lì, è maleducato – risponde Riccardo – io sono un bambino”

“Chi è un bambino?” chiede un altro anatroccolo.

“Un piccolo umano” risponde paziente l’anatra, tenendo i suoi piccoli sotto le ali.

“Che cos’ha sulla faccia? E’ il suo becco?” chiede un altro anatroccolo.

“No, è la mascherina – risponde Riccardo – serve a scacciare il virus”.

“Che cos’è il virus?” chiede il quarto anatroccolo.

“E’ un piccolo mostro che entra nel naso e nella bocca e fa ammalare le persone” risponde Riccardo, molto fiero di sapere tutte queste cose.

“Mamma, e se questo mostro arriva cosa facciamo?” chiede il quinto anatroccolo.

“Non preoccuparti, ci sono io – lo rassicura l’anatra – e poi gli animali delle fiabe non si ammalano mai”.

Intanto sul ciglio della strada intorno a loro si è formato un piccolo cerchio: la mamma di Riccardo, sua sorella Lisa, Betta e la sua mamma, tutti fermi a un metro di distanza gli uni dagli altri, perché le regole dicono così e bisogna rispettarle. Riccardo l’ha imparato subito perché ormai è nei grandi, anche se non segue le videolezioni come sua sorella. Sono tutti molto stupiti e incantati perché incontrare un’anatra con i suoi cinque anatroccoli a spasso sul marciapiede nel bel mezzo della città non capita proprio tutti i giorni, anzi, non succede quasi mai.

Anche gli alberi e i fiori, però, hanno dei colori così belli che Riccardo continua a chiedersi se per caso non sono usciti anche loro dal libro di fiabe, come le nuvole di zucchero filato.

“Noi dobbiamo andare – dice l’anatra -. Piacere di avervi incontrato. Puoi tenere la piuma per ricordo”. E la tende a Riccardo piegando la testa.

Il bambino la prende, tutto contento.

“Grazie mamma anatra! Se cerchi il laghetto del parco, è da quella parte”. Riccardo glielo indica col dito, non è molto lontano, anche se il parco è chiuso, purtroppo i bambini non possono entrare.

“Giusto, grazie!” risponde l’anatra, e se ne va ondeggiando sul marciapiede, con i cinque anatroccoli al seguito.

“Riccardo, come facevi a sapere che qui c’era un’anatra?” chiede la mamma.

“Ho solo seguito la piuma. Vedi? E’ bellissima. Volevo proprio regalartela”.

La mamma prende la piuma con aria severa: “Non scappare più fuori da solo, è pericoloso – poi però sorride -. Guarda l’anatra con i suoi piccoli: speriamo che riescano a raggiungere il lago”. L’anatra sembrava molto determinata e li guida a passi lenti verso l’ingresso del parco: deve stare attenta perché gli anatroccoli ogni tanto scappano, distratti da una foglia o da un insetto, un po’ come Riccardo.

Tutti ridono felici, e si rendono conto in quel momento che è la prima volta dopo tanto tempo. Tornano a casa lentamente, godendosi l’aria tiepida. Riccardo guarda quella piuma magica: anche lei è così bella che sembra uscita da un libro di fiabe. Ma se è questa è una storia, chiederà alla mamma di raccontarla ancora.

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Foto © di Giovanni Diffidenti