Coronavirus, fase 2 e ospitalità religiosa: “Molte case di accoglienza resteranno chiuse”

«Prima dell’emergenza Coronavirus, quest’anno avevamo già lanciato l’“Ospitalità Misericordiosa 2020”, cioè l’ospitalità gratuita nata col Giubileo del 2016 per opera del nostro portale www.ospitalitareligiosa.it, dove più di mille notti sono messe gratuitamente a disposizione per la prossima estate da oltre 50 strutture religiose (monasteri, seminari, case di accoglienza e per ferie) dislocate in tutta Italia per dare l’opportunità a chi è indigente o in difficoltà di trascorrere un periodo di vacanza al mare, in montagna o in una città d’arte. Poi sappiamo quello che è avvenuto. Si è rivoluzionato tutto. Adesso per decreto governativo sono aperti gli alberghi ma restano chiuse le case di accoglienza o per ferie, salvo quelle che ospitano ancora studenti o lavoratori di attività essenziali», spiega Fabio Rocchi, Presidente dell’Associazione no-profit “Ospitalità Religiosa Italiana” (O.R.I.).

Rocchi chiarisce che nel portale sono censite circa 4000 strutture: «1700 delle quali sono collegate direttamente con noi, cioè abbiamo tutti i loro dati, i servizi che offrono». L’estate è alle porte, ma ancora non si sa bene se e come gli italiani potranno trascorrere qualche giorno di ferie. Per il 2020 il turismo è perduto, si tratta solo di raccogliere i cocci e andare avanti, provando a vivere l’era del post coronavirus.

«Il problema che hanno tutte le case per ferie adesso è come affrontare la stagione che viene, fino a quando non verrà stabilito quando e in che termini riaprire, non possono programmare nulla. Capire dunque i tempi e i modi in cui si potrà riaprire, su quelle indicazioni decideranno se varrà la pena riaprire agli ospiti e “rischiare”. Pensiamo per esempio al numero dei posti letto. Molte case religiose hanno un determinata capienza, ma se le normative prevederanno un certo tipo di distanziamento, dovranno stravolgere l’attuale disposizione e la loro offerta sarà di conseguenza diversa. Sarà quindi un’offerta inferiore e questo di conseguenza prevederà incassi inferiori, e a questo punto la possibilità di espandere l’ospitalità gratuita a più persone, che mai come nell’estate 2020 ne avranno bisogno, sarà assai complicata – prevede Rocchi -. Dunque meno posti letto da poter dare in più, se si dovessero dare gratuiti, la prossima stagione, di per sé già amara, diventerà amarissima…. È già molto se continuiamo a mantenere l’iniziativa “Ospitalità Misericordiosa” che prevede un certo numero di settimane gratuite».

Su questo scenario poco allegro, aleggia lo spettro di una recrudescenza del virus, soprattutto se i comportamenti degli italiani diventeranno meno responsabili.

«Molte case di accoglienza hanno scelto, futuri decreti governativi a parte, di non aprire per niente i battenti agli ospiti nell’estate 2020 e di rimandare all’anno prossimo. Il gioco non vale la candela, troppe spese di sanificazione, e non solo, e pochi introiti. Ricordiamo che nelle case di accoglienza lavorano anche tanti volontari che sarebbero stati a disposizione degli ospiti ma a questo punto lavorare sarebbe diventato un rischio anche per loro. C’è da dire che mentre per un albergo che è una società tenuta a fatturare altrimenti fallisce, le case religiose di ospitalità, dove in alcune risiedono delle suore molto anziane per cui inutile mettere a rischio la loro salute, anche se stessero chiuse questa estate, avendo spesso alle spalle una diocesi o un ordine religioso, ciò consentirebbe loro di aprire nel futuro».

Nel sito è segnalato inoltre che il mancato introito delle case per ferie chiuse che si è verificato durante le vacanze pasquali e i ponti del 25 aprile e del 1° maggio, non ha consentito il finanziamento di tutte le attività caritatevoli degli ordini religiosi: dalle mense per i poveri, alle missioni del Terzo Mondo, passando per gli ostelli per le persone disagiate. «Ciò significa che le case religiose non hanno più gli introiti per aiutare i più poveri. Un doppio danno. Un grande dolore che si allarga a cerchi dappertutto».

Per comprendere l’alto stato di incertezza che stiamo vivendo, Rocchi rivela che nel portale durante l’emergenza Coronavirus le visite sono calate da 3000 a 600/700 al giorno: «C’è una certa consultazione per capire, ma, non sapendo quando ci si potrà muovere e in quali termini, nessuno azzarda ancora la prenotazione». Ma Rocchi non perde tempo «prevediamo che le prime 48 ore di quando verrà stabilito la riapertura delle strutture ricettive extra alberghiere, che sono le case per ferie, assisteremo all’assalto al portale. Per questo, stiamo, come dire, “indottrinando” con un video tutorial, che informa le case religiose su quali provvedimenti dovranno prendere, anche sotto l‘aspetto economico, affinché le case capiscano, prima di tutto, se possano riaprire o no, prima del decreto governativo. Alcune non saranno in grado di ospitare i turisti, per esempio quelle che hanno le camerate con letti a castello».

Il 25 maggio è la data fissata per la riapertura delle strutture ricettive presenti sul territorio provinciale di Bolzano, chiediamo a Rocchi secondo lui quando il Governo scioglierà la prognosi, decretando il “libera tutti” e la successiva corsa verso il mare o la montagna: «Secondo me, ma è una mia opinione personale, la data sarà il 1° giugno, che è quella in cui tradizionalmente iniziano i tour spirituali. Il 1° giugno è anche un segnale che dà il via”.

Allora: “Occorrerà vedere quali saranno le condizioni con cui si potranno riaprire le case, assumere tutti i provvedimenti, ci sarà da spostare letti, tavoli, stabilire le condizioni, comparare le attrezzature, sanificare le camere, quante volte? Ogni giorno? Un decreto dovrà stabilirlo. Una volta capito, si potrà valutare se conviene riaprire o no».

Se alcune case per ferie si vedranno costrette a rimanere chiuse, nel portale i visitatori potranno sempre trovare quegli alberghi «che i gruppi religiosi ci hanno segnalato come particolarmente predisposti per le loro esigenze, cioè quelli che offrono uno spazio per officiare la Messa o che danno la possibilità di accedere facilmente ai luoghi di culto, che sono in quello specifico comune che può essere Assisi, Loreto, Padova, San Giovanni Rotondo».

Durante il lockdown i fedeli hanno avuto modo di visitare queste località di culto virtualmente, ma resta un palliativo: «Da quello che ci comunicano le case di accoglienza, di cui noi siamo una sorta di portavoce delle loro esigenze e di quelle dei loro ospiti, in questo periodo c’è un bisogno quasi fisico di recarsi in un luogo che abbia una valenza religiosa, non disdegnando la possibilità di vederlo virtualmente, ma un’esperienza spirituale se deve essere forte, deve essere vissuta sul posto. Non perché la si guarda sul monitor».