Zagrebelsky: un mondo senza adulti e la responsabilità verso le nuove generazioni

Torna la rubrica quindicinale di consigli di lettura dalla Biblioteca diocesana del Seminario Giovanni XXIII. Questa settimana proponiamo una recensione del saggio “Senza adulti” di  Zagrebelsky. 

Nucleo centrale nonché filo conduttore del saggio di Zagrebelsky è il concetto di vita in quanto degenerazione e rigenerazione continua. Un concetto, questo, applicato dall’autore non solo alle società umane, ma anche al rapporto tra le generazioni e alle cosiddette “età della vita” di ciascun individuo. Vita come divenire: un costante nuovo inizio che implica il saper morire.

Indubbiamente provocatorio è quindi il titolo del saggio che rimanda a un tempo, quello presente, in cui la vita pare essersi ridotta a una sfacciata e illimitata, quanto illusoria, giovinezza, senza adulti. L’impronta particolare del saggio tuttavia, risiede nell’attenzione che l’autore, da buon giurista, pone sugli aspetti concernenti il diritto e la responsabilità politica verso le generazioni future.

Quello di Zagrebelsky, resta comunque un testo divulgativo, piacevole da leggere, in cui emergono considerazioni attinte da una vasta letteratura sul tema.

In primo luogo, l’autore ci porta a considerare la divisione della vita in stadi come a un prodotto culturale in cui, la valorizzazione di una generazione a discapito di un’altra, dipendere dalla visione particolare di ciascuna società ed è alimentata da luoghi comuni che, per loro natura, tendono a semplificare la realtà e a modellare i nostri giudizi. Del resto, sostiene l’autore, la forza normativa dei luoghi comuni supera persino quella delle norme giuridiche.

In secondo luogo, emerge chiaro il monito contro l’autorefenzialità delle generazioni presenti. La critica è rivolta anche a quelle astratte proclamazioni di natura morale o filosofica, contenute nelle varie Dichiarazioni dei diritti delle generazioni future, prive di un effettivo valore giuridico.

Se è vero che la vita ha come necessaria compagna la morte, e se è vero che occorre mettere fine a qualcosa del passato per rigenerarsi, allora le generazioni presenti, illusoriamente sempre giovani, non dovrebbero inseguire sogni di immortalità ma, conclude l’autore, abbandonare le manie di potenza e agire responsabilmente per la sopravvivenza della specie stessa.

Chiara Maino

Per contattare anche in questi giorni la biblioteca del Seminario si può scrivere a biblioteca@seminario.bg.it