Bambini a scuola ai tempi della pandemia. Dubbi di una mamma: e l’anno prossimo?

“Buongiorno, chiamo per mio figlio. Ha due anni e per l’anno prossimo avevo fatto la pre-iscrizione alla vostra sezione primavera. Che ne sarà di lui?! Che ne sarà di noi?!”. L’educatrice all’altro capo del telefono non sa se ridere o piangere, evidentemente non sono la prima a porre domande dall’amletica risposta. “Non so che dirle signora, ne sappiamo poco anche noi. Però le garantisco che non vi lasceremo a piedi. La nostra struttura è equiparata a quelle comunali, quindi quel che vale per noi vale per tutti”. “No, sa, è che mi sta venendo un po’ d’ansia. Se per caso devo sistemarlo in un altro asilo devo saperlo al più presto, tra scadenze e liste d’attesa l’impresa già normalmente ha dell’impossibile”.

Niente, la telefonata si conclude senza alcuna risposta. Perché sì, mi dici che non mi lasci a piedi, ma al contempo non hai alcuna certezza da darmi. Anzi, mi apri parecchie perplessità. Mi hai accennato al fatto che per i più piccoli dovrà esserci un educatore ogni tre bambini. No ma…davvero?! E come farete?!

La questione vale per moltissimi genitori. La sensazione che in questi ultimi mesi si sia sentito parlare di tutto fuorché di bambini non mi abbandona. E il discorso si amplia un po’ a tutte le età, dai più piccoli agli adolescenti. Ho una figlia che a settembre comincia la scuola primaria, lascerà la scuola d’infanzia del paese nel quale viviamo e inizierà una scuola completamente nuova in città. Niente “ambientamento” da maggio, ovviamente, addirittura nessuna idea su ciò che accadrà da settembre. Le classi ci saranno? Dovrà conoscere i nuovi compagni e le maestre online? Come potrà non esser traumatico il passaggio, che già di per sé è delicato? Non so nemmeno se l’ho iscritta alla mensa. Ma tanto boh, chissà se ci sarà, la mensa.

Non va molto meglio coi figli più grandi. Gestire la didattica online ha dell’eroico. Tra compiti da stampare, meet da seguire, voglia che se ne va. Perché sì, la scuola è un’altra cosa. Mantenere l’entusiasmo non è facile. Soprattutto perché c’è meet e meet. Ci sono insegnanti abilissimi a gestire le lezioni virtuali e altri che proprio non si adeguano al mezzo. E in tal caso gli studenti connessi passano ore pesanti, pesantissime. Tanto per cambiare, tutto dipende dalle persone con le quali hai a che fare, dall’istituto che tuo figlio ha la fortuna o la sfortuna di frequentare, dalla motivazione che riesce a trovare. Cosa accadrà nei prossimi mesi? Nulla è dato sapere. Ci saranno centri estivi? Pare di sì, ma io ancora non ne ho notizia. E poi, come si organizzeranno? Come faremo coi bimbi più piccoli, per i quali comunque non paiono esserci soluzioni? Mistero. E intanto settembre non sembra più poi così lontano…