Enzo Bianchi deve lasciare Bose. La decisione presa dalla Santa Sede

Il Vaticano ha deciso l’allontanamento di Enzo Bianchi dal monastero di Bose, la comunità che l’ex priore ha fondato in provincia di Biella a metà degli anni Sessanta, Fratel Enzo Bianchi, 77 anni.

Bianchi dovrà trasferirsi altrove assieme a due confratelli e una consorella. Da quanto si apprende, gli viene proibito di fondare nuove comunità monastiche.

Le parole di Enzo Bianchi, il comunicato stampa della Santa Sede

L’ex priore ha pubblicato su Twitter un messaggio. Dice:

Ciò che è decisivo per determinare il valore di una vita non è la quantità di cose che abbiamo realizzato ma l’amore che abbiamo vissuto in ciascuna delle nostre azioni: anche quando le cose che abbiamo realizzato finiranno l’amore resterà come loro traccia indelebile».

È stato pubblicato un comunicato stampa, d’intesa con la Santa Sede, in cui si dice, tra le altre cose:

“La Visita Apostolica si è svolta dal 6 dicembre 2019 al 6 gennaio 2020 e, al termine di essa, i Visitatori hanno consegnato alla Santa Sede la loro relazione, elaborata sulla base del contributo delle testimonianze liberamente rese da ciascun membro della Comunità. Dopo prolungato e attento discernimento e preghiera, la Santa Sede è giunta a delle conclusioni — sotto forma di un decreto singolare del 13 maggio 2020, a firma del Card. Pietro Parolin, Segretario di Stato di Sua Santità e approvato in forma specifica dal Papa — che sono state comunicate agli interessati alcuni giorni fa dal Rev.do P. Amedeo Cencini, nominato Delegato Pontificio ad nutum Sanctae Sedis, con pieni poteri, accompagnato da S.E. Mons. José Rodriguez Carballo, OFM, Segretario della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, e da SE Mons. Marco Arnolfo, Arcivescovo Metropolita di Vercelli.

Tale comunicazione è avvenuta nel massimo rispetto possibile del diritto alla riservatezza degli interessati. Poiché, tuttavia, a partire dalla notifica del decreto, l’annunciato rifiuto dei provvedimenti da parte di alcuni destinatari ha determinato una situazione di confusione e disagio ulteriori, si ritiene necessario precisare che i provvedimenti di cui sopra riguardano Fr. Enzo Bianchi, Fr. Goffredo Boselli, Fr. Lino Breda e Sr. Antonella Casiraghi, i quali dovranno separarsi dalla Comunità Monastica di Bose e trasferirsi in altro luogo, decadendo da tutti gli incarichi attualmente detenuti”.

Le vicende recenti. I “visitatori” inviati a Bose dalla Santa Sede

Al monastero di Bose era iniziata, dunque, il 6 dicembre scorso, una “visita apostolica”. Papa Francesco aveva mandato suoi inviati per una indagine interna alla comunità. La notizia veniva data dallo stesso sito ufficiale del monastero, il quale pubblicava anche i nomi dei “visitatori”, cioè le persone che la Santa Sede aveva scelto per questo atto importante – anzi: nel caso di Bose è lo stesso Papa Francesco che ha preso l’iniziativa. Uno era il Padre León Arboleda Tamayo, benedettino, Abate che presiede una delle famiglie benedettinie, quella che si chiama Congregazione Benedettina Sublacense-Cassinese. Il secondo era il padre Amedeo Cencini, canossiano, Consultore della Congregazione vaticana per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita apostolica. La terza era Madre Anne-Emmanuelle Devêche, trappista, Abbadessa di Blauvac, villaggio che si trova nel Vaucluse, Sud della Francia, il cui capoluogo è Avignone.

I fratelli e le sorelle di Bose, diceva allora un comunicato della comunità, esprimono sincera gratitudine al Santo Padre Francesco per questo segno di vicinanza e di sollecitudine paterna, che intende aiutarli, secondo quanto da Lui stesso scritto in occasione del 50° anniversario della fondazione, a ‘meditare più intensamente sulla vostra chiamata e sulla vostra missione, affidandovi allo Spirito Santo per avere saldezza e coraggio nel proseguire con fiducia il cammino’ e a ‘perseverare nell’intuizione iniziale: la sobrietà della vostra vita sia testimonianza luminosa della radicalità evangelica; la vita fraterna nella carità sia un segno che siete una casa di comunione dove tutti possono essere accolti come Cristo in persona’. Essi accolgono con gioia questa opportunità preziosa di ascolto e di dialogo.

Luciano Manicardi, nuovo priore e la presenza ingombrante di Enzo Bianchi

In precedenza Enzo Bianchi, il fondatore, si era dimesso e Luciano Manicardi, una delle figure più note della comunità, era stato eletto al suo posto. Il fondatore, però, rimaneva nella comunità. Situazione che non è quasi mai facile e che è spesso fonte di incertezze. Lo riconosceva lo stesso comunicato che parlava di “momento di un passaggio che non può non essere delicato e per certi aspetti problematico per quanto riguarda l’esercizio dell’autorità, la gestione del governo e il clima fraterno”. Questo passaggio, che era presente all’inizio, era stato tolto. Evidentemente la comunità stava già soffrendo per oscillazioni e incertezze interne. D’altronde è noto che il fondatore che resta nella comunità che ha fondato finisce per diventare ingombrante. Non dovrebbe decidere, ma non si può decidere senza di lui. Soprattutto non si può cambiare senza di lui perché fare qualche cosa di diverso da quello che ha fatto lui è come sconfessarlo. E il fondatore non può essere sconfessato.

Le figure dei tre “visitatori”

Così diventavano chiare le ragioni della composizione della commissione visitatrice. Due figure erano pacificamente normali: un monaco per i monaci e una monaca per le monache (a Bose esistono, come noto, due comunità, una maschile e una femminile). La figura che faceva pensare a qualcosa di anomalo era il terzo, il padre Amedeo Cencini. Questi ha fatto parlare di sé negli ultimi anni perché era stato nominato, a suo tempo, “visitatore apostolico” per la comunità religiosa di Villaregia. Questa comunità – comunità missionaria che ha la sua sede principale a Villaregia, nel delta del Po – aveva gravi e intricati problemi interni e padre Cencini si era dato da fare per sbrogliare la situazione. Pare che l’abbia fatto bene: la comunità di Villaregia, dopo gli scossoni piuttosto violenti della crisi, ha ripreso il suo cammino.

Ora lo stesso “visitatore” che si era conquistato i galloni sul campo delle comunità religiose difficili era stato mandato a Bose. L’osservatore esterno era portato a pensare che anche a Bose qualche problema c’era e, forse, vista la statura del visitatore, non si trattava di problemini di poco conto perché se i problemi fossero stati di poco conto bastavano gli altri due visitatori.

Così la lunga storia di Enzo Bianchi con Bose finisce e finisce, bisogna riconoscerlo, piuttosto tristemente. Per lui, anzitutto, per i suoi confratelli monaci e un po’ per tutta la comunità cristiana. Si spera soltanto che la lacerazione di questo distacco serva a portare serenità alla comunità e a quelli che, nella comunità, continueranno a vedere un punto di riferimento importante.