Pamela e Luca: l’amore supera le distanze e vince la paura del coronavirus

Si dice che l’amore sia più forte della morte. Chissà. Eppure, la storia di Pamela e Luca sembra dimostrarlo. Una storia che parte da lontano e che testimonia la volontà di superare le distanze (geografiche e culturali), ma, soprattutto, di vincere la paura. Anche quella causata dal Coronavirus. «Ho conosciuto Luca nel 2016, grazie a un’amica in comune, Elena – racconta Pamela Rodriguez, messicana, 32 anni, una laurea in Giurisprudenza e un dottorato in Scienze sociali –. A quel tempo, mi trovavo in Italia e stavo finendo il dottorato presso l’Università degli Studi di Sassari. Elena, messicana pure lei e già dottoranda presso l’Università di Bergamo, mi chiese se, un fine settimana, potessi recarmi nel capoluogo orobico per ritirare dei documenti riguardanti il suo percorso accademico. Mi disse che me li avrebbe consegnati un certo Luca. Io e Luca, dunque, ci accordammo per trovarci il weekend successivo: fu un pomeriggio piacevole, in cui chiacchierammo molto e bevemmo un caffè presso la biblioteca Tiraboschi, ma mai avrei pensato che da quell’incontro sarebbe scaturita una relazione». Ritornata in nord America, però, Pamela incomincia a ricevere i messaggi di Luca. «L’ho trovata subito una persona simpatica ed una ragazza interessante – afferma Luca Riva, 30 anni, una laurea in Lettere moderne e un lavoro come operatore sindacale, presso la Cisl-Fisascat di Bergamo –, ma, onestamente, non mi ero fatto troppe illusioni: c’eravamo appena conosciuti e poi lei, verso la fine del mese, sarebbe dovuta ritornare in Messico. Non poteva funzionare. Poi, però, ho cominciato a scriverle, per sapere, semplicemente, come stava. Notavo che, puntualmente, rispondeva ai miei messaggi». I due giovani continuano a sentirsi a distanza, fino a quando Pamela, a marzo 2017, deve ritornare in Italia per la discussione della tesi di dottorato. «Avevamo una gran voglia di rivederci – spiega Pamela –. Qualche giorno prima del mio dottorato, quindi, decidemmo di trovarci a Milano. Fu, in pratica, il nostro primo appuntamento: secondo me, uno dei momenti più belli della nostra storia, in cui, definitivamente, scoccò la cosiddetta scintilla». Un ricordo ancora vivido anche in Luca: «È difficile spiegare ciò che spiegare non si può. Posso solo dire che mi colpirono molto i modi di fare di Pamela, il suo sorriso, il modo in cui mi guardava. Dettagli che sono difficili da tradurre in parole e linguaggio, poiché afferiscono al puro sentire». Da quel giorno a Milano, tutto cambia: i due giovani decidono di mettersi assieme, ma, a separarli c’è l’oceano Atlantico. Qualche volta è Pamela a raggiungere Luca in Italia, altre volte è Luca a recarsi in Messico. Dinamiche di coppia che, ad un certo punto, però, non possono ignorare le tante difficoltà causate dalla distanza. «La nostra relazione si faceva, piano, piano, sempre più bella e profonda – spiega Luca –. Sapevamo tutti e due, d’altra parte, che così non poteva più continuare e che uno dei due avrebbe dovuto trasferirsi». Una scelta non facile, perché sia Luca che Pamela coltivano ambizioni e interessi ed, entrambi, nella loro nazione, possono vantare un lavoro sicuro. «A Luca, da quasi cinque anni rsu presso un supermercato, viene proposto, a inizio 2018, di occuparsi dell’attività sindacale a tempo pieno – spiega Pamela –. Io, invece, dopo il dottorato, avevo iniziato a lavorare come ricercatrice presso l’Istituto di ricerca giuridica dell’Unam di Città del Messico: un percorso che, entro tre anni, mi avrebbe permesso di diventare professoressa ordinaria. Avevo intenzione, poi, di far carriera all’interno dell’amministrazione universitaria. È anche per questo che, ad un certo punto, io e Luca abbiamo deciso di interrompere il nostro rapporto: nessuno dei due voleva rinunciare ai propri progetti». Una pausa che, in verità, dura poco. «Furono dieci giorni in cui lui mancò a me e io mancai a lui – riflette Pamela –. Col senno di poi, quella piccola separazione fu una benedizione: ci fece capire quanto fosse serio e profondo ciò che provavamo l’uno per l’altra e come ognuno di noi due avesse davvero trovato la persona con cui condividere il resto della propria vita. Alla fine, mi sono detta che, fra i due, ero quella più capace di adattarmi a un Paese nuovo e ricominciare. Del resto, la lingua italiana l’avevo imparata e l’Italia un po’ la conoscevo. Per non parlare della qualità della vita che qui è nettamente migliore che in Messico, sia a livello di servizi che di ordine pubblico. Decisi, quindi, di interrompere il contratto con l’Unam». A Pasqua 2019, la svolta. «Una scelta come quella di Pamela non poteva trovarmi impreparato: esigeva, da parte mia, una risposta concreta – racconta Luca –. Le chiesi quindi di sposarmi. Una proposta spontanea, a fronte di un amore maturo come il nostro». Pamela, durante i primi giorni di gennaio 2020, raggiunge Luca in Italia e, dopo aver definito assieme i particolari, i due fissano il matrimonio. Un matrimonio particolare. «Pensavamo di sposarci il 4 aprile, presso il municipio di Scanzorosciate – spiega Luca –. Avevamo svolto tutte le pratiche necessarie e fatto le pubblicazioni e, causa emergenza Covid, eravamo consapevoli che il rito si sarebbe svolto in forma privata: oltre a me e Pamela, i testimoni e i familiari più stretti. A parte questo inconveniente, credevamo che non ci sarebbero stati problemi di sorta, anche perché, a una settimana dalla celebrazione, il comune non ci aveva comunicato alcunché». Ma non tutto va come previsto. «Verso fine marzo, allarmati dal peggioramento della situazione (in Italia e, soprattutto, in bergamasca), decidiamo di chiamare in municipio per avere una conferma – racconta Luca –. L’impiegata, purtroppo, ci comunica come, sentita la prefettura e a causa delle disposizioni governative, non fosse più possibile celebrare il matrimonio». Una brutta notizia, improvvisa, che genera smarrimento e timore nei due giovani. «È vero che, causa lockdown, ci eravamo già abituati all’idea che il nostro matrimonio sarebbe stato qualcosa di atipico (pochi partecipanti e giusto un brindisi finale) – afferma Luca –, ma quando abbiamo capito che non avrebbe più potuto svolgersi fino a data da destinarsi, ci è un po’ crollato il terreno sotto ai piedi e ci siamo fatti prendere dall’ansia». Un sentimento condiviso anche da Pamela: «A livello emotivo, il coronavirus mi ha segnato molto: penso alle famiglie che hanno perso una persona cara, alla difficoltà nell’assistere i malati, alla sofferenza. Quando ci è stato comunicato l’annullamento, poi, è stato ancor più difficile, psicologicamente parlando, affrontare i giorni successivi. Non so perché, ma mi sono sentita come un po’ abbandonata dalla vita. Forse, avendo detto no ad un progetto universitario in cui credevo molto, mi sono trovata, improvvisamente, senza uno scopo concreto da raggiungere. Certo, l’amore per Luca andava (e va) comunque oltre il matrimonio, ma entrambi avevamo investito molto sul giorno delle nozze. Era un appuntamento prezioso, a cui tenevamo più di qualsiasi altra cosa». È proprio dal rovo dell’amarezza, però, che fiorisce il seme della speranza. «Mai, però, abbiamo pensato di cambiare idea o di mandare a tutto a monte – dicono, in coro, i due giovani –. Paura e sconforto non ci hanno vinti e, superato lo scombussolamento iniziale, ci siamo abbracciati e detti che se sposarci e stare assieme era quel che più desideravamo, potevamo pazientare ed aspettare. L’attesa non sarebbe certo durata per sempre: nonostante la frustrazione e l’inquietudine, il nostro obiettivo rimaneva quello». Un obiettivo che, grazie all’aggiornamento del decreto governativo e il conseguente allentamento delle misure restrittive, potrà concretizzarsi. «Non ci abbiamo più visto dalla gioia quando, il 18 maggio, sono state ufficializzate le nuove misure – afferma Luca –. Il matrimonio verrà celebrato il 6 di giugno e pazienza se ci saranno ancora forti limitazioni. Certo, da un lato sono molto rammaricato di non poter invitare i parenti, gli amici (la cui presenza mi avrebbe fatto piacere) e non potermi sentire pienamente libero, ma, dall’altra parte, non mi interessa avere un matrimonio classico, come quello degli altri. Non voglio essere retorico, ma sarà la giornata mia e di Pamela, il giorno più importante della nostra vita: credo che ciò che più conti sia solo questo. Ci sarà tempo per festeggiare con gli amici». Tutti gli invitati dovranno indossare, obbligatoriamente, le mascherine e dovranno mantenere la distanza di sicurezza. «Ad essere sincera, non mi dispiace un matrimonio “en petit comité” – dice Pamela –, sarà più intimo e raccolto. Solo, mi rattrista un po’ il fatto che, probabilmente, non ci potrà essere il bacio. Ma vedremo». Adesso, c’è solo spazio per la felicità. «La nostra è una storia d’amore particolare e originale – affermano Pamela e Luca –, ma la lontananza non ci ha scoraggiato. Qualunque persona ragionevole, probabilmente, avrebbe detto di no già in partenza. Noi abbiamo cercato di preservare il nostro bene e, ora, possiamo dirci soddisfatti e contenti. È la dimostrazione che, se c’è l’amore, qualsiasi avversità può essere superata. Ora, la prossima meta è quella di smussare, ancor più, i nostri spigoli, per rafforzare, ogni giorno, il nostro equilibrio di coppia. Vogliamo realizzarci e andare d’accordo, in modo da guardare verso il futuro (e verso quel che sarà la nostra vita) con occhi simili, puntati nella stessa direzione. Questo, crediamo, sia il segreto della felicità».