Verso l’alt(r)o, la meditazione della settimana. Se parli di morte nessuno sente

La rubrica “Verso l’alt(r)o” offre ogni settimana, ogni venerdì, alcuni spunti di meditazione, preparati per noi da un gruppo di giovani collaboratori dell’Ufficio diocesano Tempi dello spirito. Buona lettura.

Se parli di morte nessuno sente. Ogni volta si crea un vuoto d’aria e si parla d’altro, puoi starne certo. Ho fatto la prova con tutti, tranne che con Nonna Rose. Così stamattina ho voluto vedere se anche lei diventava dura d’orecchi in quel momento. […] «Sai, Nonna Rose, fanno tutti come se si venisse in ospedale solo per guarire. Invece ci si viene anche a morire».
«È proprio vero. E credo che commettiamo lo stesso errore con la vita. Dimentichiamo che la vita è fragile, friabile, effimera. Ci comportiamo come se fossimo immortali».
(Eric-Emmanuel Schmitt, Oscar e la Dama Rosa, 2002)

Questa citazione è tratta da un libro che racconta di Oscar, un bambino di 10 anni malato terminale di leucemia, e dei suoi ultimi giorni, passati in compagnia di “Nonna Rose”, una delle volontarie dell’Ospedale in cui è ricoverato.
Oscar ha il “vizio” di porre agli adulti domande scomode: sa che non gli resta molto da vivere, e ciò lo rende curioso verso la morte, e quindi anche verso la vita, e da questa curiosità nascerà la sua fede in Dio. Ma gli adulti, i dottori e i suoi compagni d’ospedale invece rifiutano questa domanda: vivono come se non dovessero morire.
E noi, invece, sappiamo ancora parlare delle cose grandi e misteriose della vita, o preferiamo ignorarle? Sappiamo affrontare il dolore, o lo nascondiamo, lo neghiamo? La fede dovrebbe essere una risposta a quei desideri che accompagnano tutta la vita di un uomo: amare ed essere amato, essere felice, avere la vita eterna. Eppure nelle nostre chiese si parla di tutto, di tantissimi temi diversi ed importanti, ma ci sono alcune parole che si sentono sempre meno: “Vita”, “Morte”, “Fede”, “Dio”.
Certo, sono tutte questioni a cui una risposta sicura non esiste, anzi, esistono molte risposte diverse. Proprio per questo motivo sono detti “misteri”, questioni al di sopra della nostra comprensione, che si possono comprendere solo con la fede. Eppure sono degne di essere affrontate proprio perché riguardano la domanda che della fede è la base: Maestro buono, cosa devo fare per avere la vita eterna? (Mc 10,17)
Ecco, forse nel nostro modo di essere cattolici manca il mistero. Manca la familiarità con quelle questioni al di fuori della nostra portata ma così importanti: della “Vita”, della “Morte”, di “Dio” ne stiamo facendo dei discorsetti balbettanti e preconfezionati da tirare fuori di fronte alle tragedie, e poi nascondere perché “troppo tristi” o “roba da vecchi”. Ma facendo così la Fede cristiana perde il suo slancio verso l’eternità e diventa un’etica vuota, una serie di regole.
Quello che dovremmo provare a cercare, invece, è la contemplazione di questi misteri, che intuiamo, ma ancora non possiamo capire. Ho seguito il tuo consiglio e mi sono applicato a farlo. Era la prima volta. Contemplavo la luce, i colori, gli alberi, gli uccelli, gli animali. L’aria che mi faceva respirare. Le voci che venivano dal corridoio come dalla volta di una cattedrale. Mi scoprivo vivo. […] Felicità di esistere. (Eric-Emmanuel Schmitt, Oscar e la Dama Rosa, 2002)