Ricordare è un’esigenza “di cuore”. A proposito delle molte memorie del dopo Covid

C’è in giro una gran voglia di ricordare, dopo il Covid-19. Non è che si vuole molto ricordare perché molto si aveva dimenticato? Giorgio

Ricordare è innanzitutto questione di cuore, caro Giorgio; una definizione lo spiega come “la possibilità di richiamare nel presente del cuore qualcosa che non è più qui o non è più adesso, per riviverlo nel sentimento, interrogarlo e capire meglio il presente e persino il futuro. È dunque, una opportunità che offriamo a noi stessi per tenere alta la consapevolezza serena di chi siamo, da dove veniamo e fin dove possiamo spingerci riguardo al futuro, così da non perdere niente di quello che abbiamo vissuto. Niente e nessuno”. 

Dunque, ricordare è un esigenza “cordiale” che può riaprire anche ferite, riacutizzare i dolori e le angosce attraversate a un prezzo troppo alto al tal punto che, spesso, preferiamo dimenticare: come se niente fosse accaduto. 

Nonostante ciò sia penoso e persino straziante, questa operazione è estremamente liberante:

prendendo lentamente contatto con le ferite che ci portiamo nel cuore, possiamo trasformarle, con l’aiuto della fede e dei fratelli, in energia positiva, in spazio di speranza e di crescita e cogliere la presenza di quei germogli che solo un occhio attento e fiducioso sa cogliere anche sotto la coltre.

La necessità di rivisitare la terribile esperienza attraversata, condividerla con altri, esprimendo, anche attraverso i diversi linguaggi, i sentimenti vissuti, le speranze custodite, le delusioni, è un bisogno vitale che si coglie in molte persone! E a ragione! Essa infatti è una modalità sana per trasformare i propri vissuti in spazio di vita e aprire orizzonti nuovi.

Lodevoli sono, dunque, i luoghi di incontro reale

(protocollo normativo rispettato, naturalmente) o virtuale inventati in diversi ambiti della società e delle comunità cristiane, per raccontarsi e condividere, e sentire sulla propria pelle la solidarietà di tutti: molti sono i racconti di vita vissuta condivisi sui quotidiani locali, o gettati come di getto su pagine on line; è commovente sapere che nelle comunità parrocchiali ci si organizza per commemorare le vittime di questa pandemia e dare loro un saluto dignitoso e credente!

Si sente dire, qua e là, che la vita non sarà più la stessa dopo questa pandemia. Sarebbe veramente una grazia! Ma, siamo disposti a correre il “rischio” di ricordare? Siamo disposti a lasciarci ammaestrare da quanto abbiamo attraversato? Siamo disponibili a modificare il nostro stile di vita, riconoscendoci innanzitutto non più supereroi del tempo e dello spazio, ma piccoli, deboli, fragili bisognosi di una delicatissima armonia cosmica e globale?

Auguriamocelo vicendevolmente di vero cuore!

Allora niente di quanto vissuto e sofferto sarà stato vano.