La meditazione della settimana a cura dei giovani collaboratori dell’Ufficio diocesano Tempi dello spirito parte da una poesia giapponese e parla di “Aprirsi all’altro: questione di umanità e verità”.
Le perle bianche sulle mie maniche
scese quando il cuore ancora colmo ci lasciamo le porto
con me come un tuo ricordo.
(dalla raccolta di poesie giapponesi “Kokin Wakashū”)
È nata una sfida nella chat degli amici intorno a questa poesia giapponese: svariate interpretazioni per queste poche parole. Ne sono uscite molte: dal pensare che le perle siano lacrime asciugate con la manica, al restare aderenti alla parola e immaginare piccole perle su un maglione che scorrono sotto le dita, accendendo un ricordo prezioso.
Che bellezza questo dialogo acceso attorno al senso! Penso che sia così anche per la Verità. Nessuno può dire di possederla, è troppo. Nemmeno chi vive secondo sistemi culturali ricchi di riferimenti storici e dati economici, nemmeno chi appartiene a una scuola di pensiero all’avanguardia, nemmeno chi affida la sua vita a un credo religioso. Scopri parole di senso profondo anche da chi ha studiato poco, da chi vive in condizioni di semplicità. Darsi il tempo per ascoltare il pensiero profondo di ciascuno è bello e importante: anzi, penso che questa disponibilità all’accoglienza dell’altro sia Umanità. Non significa che non ci sia una Verità, ma che il suo contenuto più prezioso sia proprio l’invito ad aprirsi all’altro, collaborare per accogliere la grandezza della vita e del suo senso.
Una delle ragioni che mi portano alla fede cristiana è la rivelazione della natura intima di questo Dio: la Trinità, una relazione da sempre e per sempre. Così Giovanni 14, 2 «Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. […] Io vado a prepararvi un posto»: la promessa fatta anche a me di una relazione che sia casa, colma uno dei desideri più grandi del mio cuore.