Verso l’alt(r)o, la meditazione della settimana: la bellezza delle piccole cose

“Dove si trova la bellezza? Nelle grandi cose che, come le altre, sono destinate a morire oppure nelle piccole che, senza nessuna pretesa, sanno incastonare nell’attimo una gemma di infinito?”

(“L’eleganza del riccio”, Muriel Barbery)

Muriel Barbery fa pronunciare queste parole forti e profonde ad uno dei suoi personaggi. Parole che al lettore non possono restare indifferenti perché interrogano e chiedono un orientamento.

Trovare la bellezza non ha un’età, la ricerca della bellezza ha a che fare con la vita, con ciò che muove il cuore, con ciò che ci rende davvero vivi. Ma dove trovare questa bellezza? Con cosa ha a che fare questa bellezza che continuamente nel cuore ci chiama, di cui continuamente abbiamo sete. Una sete che non si placa se non quando l’altezza di ciò che dà pace ha l’altezza dei desideri del nostro cuore.

Qualche giorno fa, una collega ci mostrava, con occhi luminosi, la figlia nata da poche settimane dormire in pace tra le sue braccia. Si sentiva la bellezza, traspariva. La bellezza che la mamma coglieva nel guardare una creatura totalmente altra di cui si stava continuamente stupendo e che sentiva come una dono prezioso; la bellezza di una figlia che nelle mani della mamma poteva dormire senza nessun pensiero, con la sicurezza di essere amata, ancor prima che la parola potesse dar voce ai suoi pensieri.

Di fronte a questa scena, quasi da quadro, risuona quella domanda: “Dove si trova la bellezza?”

Íñigo López de Loyola, più conosciuto come sant’Ignazio di Loyola, soldato ferito durante la guerra, durante il suo periodo di degenza all’ospedale di Pamplona si accorge che qualcosa nei suoi pensieri e nel suo sentire stava cambiando. Quando infatti pensava alle grandi imprese cavalleresche, che fino ad allora avevano dato senso alla sua vita, provava molto piacere, ma quando stanco le lasciava si trovava vuoto e scontento. Quando invece leggeva le storie di santi e coglieva la loro letizia non solo si consolava quando vi stava pensando ma anche dopo aver lasciato questi pensieri restava contento e allegro.

E anche qui viene da chiedersi: quindi dove si trova la bellezza?

Credo che entrambe queste situazioni dicano senza mezzi termini che la bellezza che cerchiamo ha a che fare con l’amore, ha a che fare con un desiderio di essere amati e amare che non si accontenta di piccoli surrogati. Perché è quando sentiamo che siamo amati nella nostra unicità che possiamo donarci totalmente, possiamo sentire che la nostra vita vale perché amata, possiamo sentire su di noi le parole pronunciate dal profeta Geremia “Prima di formati nel grembo materno, ti ho conosciuto, prima che tu uscissi alla luce, ti ho consacrato; ti ho stabilito profeta delle nazioni.

In fondo, forse, la bellezza ha a che fare con questo: poter cogliere l’amore fondante che ci circonda e si trova in ciascuno proprio perché continuamente sentito e sperimentato. Un amore che ha a che fare con una relazione e un legame generativi. Un amore che ha a che fare con un bambino nelle braccia della mamma, con un giovane che scopre la sua vocazione, con un genitore che guarda i suoi figli giocare, con un anziano che consegna il suo passato riconoscendone la grazia.

Allora ciò che conta non saranno le grandi opere, ma saranno quei piccoli segni che ci mostrano continuamente la cura che ci è rivolta gratuitamente, senza che abbiamo fatto nulla per meritarcela. Quei piccoli segni che si possono cogliere nascosti nelle pieghe della quotidianità se lasciamo aperta quella porta più intima che ci permette di ascoltare e parlare con chi alla vita ha dato Vita.

Allora non conta cosa faremo ma come lo faremo, come direbbe sant’Agostino: “Ama e fa’ ciò che vuoi”.